2023-07-31
«Meloni da Biden e Xi: protagonisti all’estero perché legittimati qui»
Giovanni Donzelli (Imagoeconomica)
L’esponente di Fdi Giovanni Donzelli: «La sinistra era abituata a farsi investire dall’Ue, abbiamo dimostrato che l’interesse nazionale premia».«È curioso che la sinistra si sia ridotta a festeggiare per un sostanziale pareggio all’estero. Hanno parlato delle elezioni spagnole come di una nostra sconfitta. Che poi se quei risultati si proiettassero sulle elezioni europee vorrebbero dire che i popolari aumenterebbero di un terzo i loro rappresentanti e Vox avrebbe più che raddoppiati i suoi eletti a Strasburgo. Il risultato spagnolo non è minimamente paragonabile con la situazione italiana. Là hanno appena iniziato a costruire un’alleanza di centrodestra. In Italia il centrodestra ha vinto in coalizione coesa e proprio il risultato spagnolo è la conferma della bontà dell’idea di centrodestra che si è costruita in Italia». Perché partire da oltreconfine per parlare con Giovanni Donzelli, onorevole di Fratelli d’Italia, uno dei più stretti collaboratori di Giorgia Meloni e responsabile organizzativo del partito? Semplice: questi sono giorni in cui il presidente del Consiglio ha avuto una decisa proiezione nella politica internazionale. Dagli Stati Uniti, a sorpresa, Giorgia Meloni, ha annunciato un prossimo viaggio in Cina per incontrare Xi Jinping. «E io mi meraviglio», nota Donzelli, «di chi si meraviglia. Avevano annunciato sfaceli perché con il nostro avvento al governo l’Italia sarebbe precipitata nel girone dei dannati mondiali e invece ecco i risultati. Il faro della nostra azione politica e dunque della politica estera è l’interesse nazionale. A quelli che rosicano non va giù che Giorgia Meloni abbia rovesciato il paradigma della sinistra che cercava all’estero, e segnatamente in Europa, la legittimità per governare in Italia, mentre noi andiamo all’estero a difendere l’interesse dell’Italia. Che non è mai stata tanto importante come adesso».Una centralità che è prima di tutto mediterranea?«Lo abbiamo detto che era ed è necessario ridare centralità all’Italia e al Mediterraneo. Il Mediterraneo è fondamentale: è un ponte tra Sud e Nord del mondo, ma anche tra Occidente e Oriente. L’Italia anche grazie alla sua postura sull’invasione e la guerra in Ucraina ha oggi questa centralità, l’aver prodotto il piano Mattei è indispensabile anche per fermare la migrazione irregolare e per fare dell’Italia l’hub energetico d’Europa.»Quindi relazioni internazionali a prescindere dalla collocazione degli interlocutori?«Ripeto; la nostra politica estera è l’interesse nazionale. Giorgia Meloni di certo non condivide le idee di Joe Biden, ma i risultati della visita a Washington sono concreti e significativi. Giorgia è un faro dei conservatori europei, è un punto di riferimento per i conservatori di tutto il mondo, ma pur avendo una cultura politica diversa uno si confronta. Si può ben immaginare quanto siamo lontani dalla dittatura cinese eppure la prossima missione in Cina è fondamentale».C’è in ballo la Via della seta. A quanto pare Biden ha chiesto di tagliare quel filo e Fdi aveva contestato l’accordo. Ora che farete?«Decideremo in base all’interesse nazionale. Sicuramente eravamo contrari a firmare l’accordo, ma un conto è non iniziare un rapporto e un conto è interromperlo. Vedremo: ci sarà un confronto serio anche in Parlamento e valuteremo cosa conviene all’Italia».Tra i temi da trattare con i cinesi ci sarà anche quello dell’ambiente. Mattarella ha sposato il pensiero dominate sull’emergenza clima…«Abbiamo il massimo rispetto per il presidente Mattarella e qualsiasi sua riflessione è per noi motivo di stimolo. Ci sono confronti importanti tra scienziati su quanto il cambiamento climatico dipenda dalla pressione antropica, però la politica deve fare la sua parte con interventi che mitighino gli effetti. Per esempio: se in Romagna si fossero fatte le casse di espansione e si fossero curati gli argini dei fiumi probabilmente gli effetti dell’alluvione sarebbero stati minori. La mia posizione è molto più vicina a quella di Franco Prodi, e sottolineo Franco, che non a quella di Greta. Al proposito faccio un ragionamento: ammesso che le attività antropiche abbiano condizionato il clima, saranno le soluzioni antropiche fermare i disastri climatici. E invece mi pare che siamo orientati solo in una direzione: penalizzare l’Europa. Ma siccome il mondo è unico, l’aria che respiriamo pure e anche il mercato è globale non è che possiamo penalizzare le aziende italiane ed europee e lasciar libere le aziende che già inquinano in Cina e in India di fare come pare a loro. Mettere delle limitazioni ambientali all’Italia e all’Europa come pensano a Bruxelles avvantaggia le aziende cinesi e indiane, alimenta la concorrenza sleale e aumenta l’inquinamento. Se produci di più in Cina e in India dove hanno regole ambientali più blande inquini di più il mondo e in cambio hai più disoccupazione e povertà da noi».Tutto si sposta in Europa: è lì che darete battaglia?«Stiamo dicendo continuamente e su tutti i fronti che in Europa si sono fatte e si stanno facendo scelto sbagliate. La nostra posizione è come sempre difendere l’interesse nazionale affrontando i problemi col buon senso e di certo togliendo molta ideologia dalle questioni ambientali».Anche nelle scelte dalla Bce sembra esserci un tasso d’ideologia. Voi contestate la politica della Lagarde? «Sicuramente le scelte della Bce non aiutano: quando le famiglie vedono il proprio mutuo aumentare e non sanno più come pagarlo e vedono che aumentano i prezzi il tema dell’aumento dei tassi e della politica della Bce diventa quotidiano. Secondo noi quell’aumento non è del tutto giustificato perché questa inflazione non è frutto dell’aumento dei consumi, non deriva dal fatto che c’è troppa circolazione di denaro e quindi non basta un po’ di rigore per risolverla. Non è certo un’inflazione come quella degli anni ’80 che poteva nascere da - mi si passi la battuta - un eccesso di spesa e di percepito benessere, questa inflazione nasce dall’aumento dei costi delle materie prime, si rafforza con le crisi internazionali e la guerra. Una serie di fattori esterni, per questo non è detto che la politica della Bce sia la più adeguata. Noi riusciamo ad affrontare questa difficile congiuntura che è determinata anche dalle scelte delle Bce grazie a una crescita, certificata anche dal Fondo monetario internazionale, superiore alla media europea e a Francia e Germania. La disoccupazione sta crollando, abbiamo tassi di occupazione stabile più alti da almeno un ventennio; è così che, nonostante le difficoltà, riusciamo a reggere meglio di altri».Al netto degli interessi sul debito…«Eh sì, ma anche quelli sono legati alle scelte della Bce.»Si parla di lavoro povero. Vi siete ammorbiditi sul salario minimo?«Esiste un tema serio sul lavoro e però va detto che tra le cause del lavoro povero ci sono anche decenni di governi di sinistra. La sinistra ha pensato che si potesse andare al ribasso sui diritti dei lavoratori facendo entrare un’immigrazione incontrollata. Ha pensato che non fosse necessario far crescere l’economia: bastava agire con i bonus a pioggia; hanno demonizzato i commercianti, gli artigiani come evasori a prescindere e hanno creato il disastro con le cooperative spurie - ovviamente ci sono anche ottime cooperative che tutelano i lavoratori - dove si annida il lavoro povero. Ma se dessimo retta a loro il lavoro povero dovrebbe essere già scomparso: hanno fatto il decreto dignità per il lavoro e col reddito di cittadinanza avevano abolito la povertà. La realtà purtroppo è diversa. Ma la soluzione non sta nella legge sul salario minimo che è stata proposta che anzi rischia di aggravare il problema e che comunque lo rimanda al novembre del prossimo anno. Noi vogliamo invece attraverso un dialogo aperto con sindacati, imprenditori, associazioni di categoria arrivare a una soluzione efficace prima del 2024».Ma il dialogo con l’opposizione pare difficile, il caso Santanchè lo dimostra…«Agitano continuamente la bandierina della richiesta di dimissioni; sono partiti con Piantedosi, e poi la Roccella e ora la Santanchè: è toccato a tutti. Ogni giorno c’era un imminente scandalo. La verità è che non hanno accettato la sconfitta, ma è bene che si rassegnino».La maggioranza tiene? Dopo la scomparsa di Berlusconi e in vista delle europee non c’è un rischio di fibrillazione? «Non c’è stata una sola discussione in Consiglio dei ministri, una sola deliberazione, né una votazione in parlamento in cui ci siano stati dei distinguo. Non ricordo da anni una simile compattezza. Nel vecchio centrodestra ci furono scissioni nei partiti, l’uscita di Gianfranco Fini… ho come l’impressione che la sinistra voglia esorcizzare i suoi problemi: loro non solo sono divisi tra partiti, ma ci sono fratture profonde nei partiti dove vivono delle crisi esistenziali. Noi siamo sereni e compatti e sentiamo tutti il peso delle responsabilità che abbiamo: nessuno pensa ai propri interessi, alle prossime scadenze».Talvolta siete voi a mettere in crisi l’opposizione come il caso dell’utero in affitto…«Lì non c’è un dato di tattica politica, lì c’è un dato di civiltà. L’utero in affitto offende l’umanità e noi abbiamo agito a tutela della dignità e del corpo femminile».In ultimo, lei è responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia: si sente l’effetto Meloni? Atreju sarà una celebrazione del governo?«Fratelli d’Italia è in crescita continua, ma il risultato di cui siamo più orgogliosi è la compattezza del partito: non ci sono distinguo, né correnti, abbiamo una squadra coesa. Atreju anche quest’anno a ridosso del Natale, sarà un appuntamento fondamentale anche di confronto col governo. I nostri ragazzi di Gioventù Nazionale hanno appena organizzato Fenix, una festa con più di mille ragazzi impegnati in un continuo dibattito, gli appuntamenti sul territorio si moltiplicano e non sono mancati né successi né risultati. Come per l’Italia».