2025-02-27
Il Nobel Parisi sbaglia i calcoli e deraglia sui morti per il Covid
Il fisico, che già in passato aveva lodato il lockdown, in Commissione spara cifre sulle vittime a Nembro e nella Bergamasca. L’opposizione esulta, ma i dati Istat smontano le percentuali della sua ricostruzione.L’intervento di martedì del premio Nobel per la fisica, Giorgio Parisi, è stato accolto dai parlamentari di sinistra come «l’evento finalmente scientifico», tra tutte le audizioni sulla gestione della pandemia. «Ha risposto alle domande fornendo numeri e dati scientificamente comprovati, rappresentando un’autentica boccata d’ossigeno per i lavori», hanno scritto in una nota i componenti pentastellati della commissione. Per poi abbandonarsi a un’autentica ovazione: «La scienza ci dice che gli strumenti usati dal governo Conte in pandemia, lockdown in testa, hanno salvato l’Italia dal disastro». Sono proprio i dati, a smorzare tanto delirio. In diverse sue affermazioni il professore, presidente emerito dell’Accademia nazionale dei Lincei, ha mostrato di non essere affatto documentato. Partiamo dalla dichiarazione più volte ribadita nel corso della sua audizione: «L’immunità di gregge è stata raggiunta nella Bergamasca, dove si infettò la quasi totalità della popolazione. Questa immunità è costata l’1% delle vite umane degli abitanti. A Nembro il numero dei morti è stato ancora maggiore, sono stati 20-30 volte più numerosi che nel periodo normale», ovvero prima della pandemia, ha sostenuto Parisi. Questo, per spiegare che in tutta Italia «se non fosse stata fermata la prima ondata con il lockdown e le rigide misure di contenimento, su scala nazionale ci sarebbero stati 700.000 morti». Già l’aveva detto in epoca pandemica: «Il Covid avrebbe potuto fare più di mezzo milione di morti in Italia senza misure di contenimento». Adesso ha alzato il tiro e ritoccato il numero dei decessi reali. I dati Istat, infatti, smentiscono il Nobel. I morti a Nembro tra febbraio e maggio 2020 (la prima ondata cominciò il 18 febbraio, con il caso Codogno e si concluse il 3 maggio 2020 con l’inizio rallentamento chiusure), furono 186, ovvero 4,7 volte in più rispetto alla media (39,6) dello stesso periodo nel quinquennio Istat 2015-2019. Nell’intero 2020, a Nembro i decessi furono 264, ovvero 2,2 volte più numerosi della media (121,4). Tanti morti, purtroppo, ma non 20-30 volte di più come sostiene il premio Nobel per la fisica. I decessi nella Bergamasca durante la prima ondata erano stati 9.633, ovvero 2,8 volte in più rispetto alla media (3.415) del quinquennio Istat 2015-2019. Nel corso del 2020, nei Comuni della provincia di Bergamo i decessi furono 16.368, ovvero 1,6 volte più numerosi della media (10.194), considerata nel medesimo intervallo. Quando si registrò il picco di contagi, morì lo 0,87% della popolazione della Bergamasca. Dato che su base annua divenne l’1,20%. Durante la prima ondata era deceduto lo 0,87% della popolazione, ma attenzione: i numeri sono riferiti alla mortalità in generale, non ai soli morti Covid. Il conteggio dei decessi Istat è per tutte le cause, non si può attribuirli indistintamente al virus di WuhanParisi, però, ha dichiarato che «il 90% dei morti Covid aveva il Covid come causa principale di morte. Quindi la distinzione morti con o per Covid non ha ragione di esistere». Sarà anche un Nobel per la fisica, ma il professore sembra ignorare che bastava un po’ di tosse e un po’ di febbre per considerare un quadro clinico compatibile con Covid, con la sola prova del tampone di cui non si sono stabiliti limiti ai cicli di amplificazione. E che ad alti cicli poteva figurare positività al Covid, anchequando erano invece in gioco tanti altri virus.Curiosamente, si adottano due pesi e due misure per la mortalità da Covid-19 e quella da vaccini Covid. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) applica il metodo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nelle segnalazioni di morti associate a vaccinazione Covid, affermando che «le valutazioni dei casi suggeriscono l’assenza di responsabilità del vaccino nella maggioranza di questi, poiché sono spesso soggetti con intercorrenti o previe patologie, come cardiovascolari, metaboliche, oncologiche, autoimmuni, neurodegenerative, respiratorie, renali, epatiche» e molto altro. Applicando il protocollo Oms, così come viene fatto, chi muore dopo l’inoculo ed era portatore di «altre malattie» non è morto a causa del vaccino, ma di quelle malattie. Tutt’altro criterio viene seguito nel definire i decessi Covid, dal gruppo di lavoro Iss-Inail-Istat. «Non sono da considerarsi tra le chiare cause di morte diverse da Covid- 19» patologie pre-esistenti «quali cancro, patologie cardiovascolari, renali ed epatiche, demenza, patologie psichiatriche e diabete». La scienza, di cui fa parte il Nobel per la fisica, non può accettare che per la correlazione di causalità con decessi Covid valga un criterio opposto a quello adottato con eventi avversi e decessi da vaccino. Ma tant’è. Aver sottolineato «come l’assenza di misure di contenimento al virus avrebbe rischiato di infettare la quasi totalità della popolazione», è bastato a farlo diventare la fonte di verità indiscussa secondo la senatrice forzista Licia Ronzulli. Su X ha postato: «L’auspicio è che a partire da oggi i lavori della commissione proseguano all’insegna della competenza, della conoscenza, dell’autorevolezza e non governati dall’anti scienza». Se questa è la competenza cui fa riferimento la vice presidente del Senato, la commissione d’inchiesta potrebbe naufragare nei dati «autorevoli» ma palesemente errati.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)