2025-02-25
Giorgia tiene in equilibrio Usa e G7. E incassa gli applausi di The Donald
Keir Starmer e Donald Trump
Onu spaccata sulla condanna a Mosca, gli Usa si astengono. L’Italia tiene il punto e vota invece a favore Meloni coi sette Grandi insiste su una tregua giusta e duratura. Il tycoon la elogia: «Donna meravigliosa».Una giornata frenetica, piena di colpi di scena, con l’Assemblea generale dell’Onu e il G7 allargato all’Ucraina che si svolgono in contemporanea. Una giornata che vede una frattura di estrema rilevanza alle Nazioni Unite, con gli Usa che per qualche minuto fanno sobbalzare sulle sedie politici e giornalisti di tutto il mondo, votando contro una risoluzione sostenuta dall’Europa sulla integrità territoriale dell’Ucraina. Passa appunto qualche minuto e la voragine diventa frattura, comunque grave ma meno dirompente: gli Stati Uniti fanno rettificare il proprio voto, da contrario a astensione, motivando il disguido con un errore al momento di premere il pulsante. La risoluzione era stata presentata dagli stessi Usa, ma ampiamente emendata da alcuni Paesi europei capeggiati dalla Francia, col risultato di renderla indigesta a Washington. Alla fine la risoluzione Usa con gli emendamenti Ue (non sostenuti però da Ungheria e Slovacchia) è stata adottata con 93 voti a favore, 73 astensioni e otto voti contrari (Bielorussia, Burkina Faso, Corea del Nord, Mali, Nicaragua, Niger, Russia, Sudan). Gli Usa hanno invece votato contro una seconda risoluzione presentata da Kiev con l’appoggio dell’Ue, che chiede l’immediato ritiro delle forze russe dal territorio ucraino, condanna l’aggressione russa e sottolinea la necessità di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di Kiev. Questa risoluzione è stata approvata con 93 voti favorevoli, 10 contrari e 63 astensioni. L’Italia ha votato a favore di entrambe le risoluzioni. Uno «smarcamento» dalla Casa Bianca che però, al di là di quelle che saranno le inevitabili speculazioni dei progressisti, avviene su un terreno, quello delle Nazioni Unite, che piaccia o no è ormai considerato dalla Casa Bianca quasi completamente irrilevante. Non solo: Donald Trump è anche riuscito a frantumare le Nazioni Unite, e per rendersi conto della portata di questo risultato basta guardare i numeri: le risoluzioni di ieri a sostegno dell’Ucraina hanno avuto 93 voti a favore; il 23 febbraio 2023, due anni fa esatti, una risoluzione simile passò con 143 voti favorevoli; un risultato superiore ai 140 voti a favore si registrò anche l’anno scorso. Non a caso, subito dopo il voto all’Onu, Trump torna a elogiare pubblicamente il nostro presidente del Consiglio: «Amo l’Italia», dice Trump, «è una nazione molto importante. Abbiamo una donna meravigliosa come leader, e lei era presente alla conversazione del G7 di oggi (ieri, ndr). Penso che l’Italia», sottolinea Trump, «abbia una leadership molto forte con Giorgia».Inutile girarci intorno: Trump sa perfettamente che l’Italia, se vuole conservare il ruolo di mediatore tra Usa e Europa, non può e non deve muoversi per strappi ma con una sapiente tessitura diplomatica, restando ovviamente in sintonia con l’Europa e al tempo stesso ponendosi come ponte sull’Atlantico, funzione che ormai le riconoscono tutti. Dall’Onu al G7, dunque. La riunione si è conclusa in poco più di un’ora e si è svolta da remoto: alla casa Bianca Trump e il presidente francese Emmanuel Macron; la Meloni, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, alla sua ultima uscita da leader, il premier britannico Keir Starmer e il leader giapponese Shigeru Ishiba nelle proprie sedi istituzionali; a Kiev il premier canadese Justin Trudeau, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. A quanto si apprende, il summit ha permesso di ribadire il sostegno condiviso da tutti i partecipanti agli sforzi in corso per mettere fine a un conflitto che ha provocato negli ultimi tre anni un numero inaccettabile di morti e di distruzione. Proprio grazie alla resistenza del popolo ucraino e al sostegno occidentale, avrebbe in particolare sottolineato la Meloni, oggi è possibile parlare di un’ipotesi di accordo. L’obiettivo, che l’Italia sostiene e a cui lavora insieme ai partner del G7 e a quelli europei ed occidentali, è di raggiungere una pace giusta e duratura in Ucraina, che si basa sulla definizione di garanzie di sicurezza efficaci, necessarie a prevenire futuri conflitti, nella consapevolezza che è nel contesto euroatlantico che trova fondamento la sicurezza europea. Una posizione, quella della Meloni, perfettamente coerente con quanto sostenuto dal primo giorno dell’inizio della guerra, ma al tempo stesso modulata sulla accelerazione al processo di pace impresso dalla presidenza Trump. La politica di mediazione della Meloni, come confermano gli apprezzamenti ripetuti anche ieri da Trump, è caratterizzata dall’obiettivo di conciliare il determinismo della nuova amministrazione americana con i tempi lunghi e i meccanismi farraginosi della politica europea, tra l’altro caratterizzata da sostanziali spaccature tra i vari Stati. Una missione tutt’altro che semplice, per usare un eufemismo, che il nostro presidente del Consiglio sta portando avanti con pazienza, abilità diplomatica e ferrea determinazione.
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