2024-10-12
Giorgetti insiste sui sacrifici per le banche
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro torna sul contributo da chiedere al sistema del credito e ribadisce: su le accise per il diesel e giù quelle della benzina. Maurizio Leo: nessun intervento sugli extraprofitti per le imprese energetiche. Descalzi critica Bruxelles: non ha visione strategica sul green.«C’è stata una grandissima polemica e un travisamento dei fatti sulla storia dei sacrifici, io davanti a un consesso di banchieri e finanzieri ho detto che i sacrifici li devono fare tutti, anche loro, non mi sembrava di aver detto una bestemmia in chiesa, ma ha suscitato un dibattito incredibile, però davanti a una platea di banchieri ripeterei esattamente la stessa cosa, non vedo cosa ci sia di male». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rilancia il tema del contributo da chiedere al sistema bancario di cui aveva parlato all’evento di Bloomberg a Milano qualche settimana fa. Ieri, Giorgetti è stato nuovamente incalzato sulla questione tasse e sacrifici in videocollegamento a un altro convegno, quello su come far crescere il Paese organizzato da Fratelli d’Italia sempre nel capoluogo lombardo. Quanto al tema delle accise, il capo del Mef ha sottolineato di aver scritto nel piano strutturale di bilancio «che le allineeremo, lo dobbiamo fare per gli impegni europei sul gasolio, considerato un sussidio ambientalmente dannoso. Non abbiamo scritto “incrementiamo”, abbiamo scritto “allineiamo” perché ridurremo le accise sulla benzina e aumenteremo quelle sul gasolio, ma gradualmente con un impatto che praticamente non sarà neanche percepibile. E gli autotrasportatori non c’entrano assolutamente niente, perché gli autotrasportatori, che si sono inalberati inseguendo i pifferai che puntavano su questo, hanno un sussidio ad hoc che non è toccato da questo tipo di allineamento», ha aggiunto.Poi ha assicurato che «le persone fisiche, le imprese non hanno niente da temere perché sarà una manovra equilibrata che metterà a tacere tutte queste polemiche astruse viste in questi giorni», puntualizzando che «l’obiettivo principale era la conferma del taglio del cuneo fiscale, lo faremo e lo renderemo strutturale. Faremo tagli significativi a ministeri, enti pubblici, se nessuno si offende». L’agenda è fitta: martedì 15 il Mef dovrà mandare alla Commissione europea il documento programmatico di bilancio, «il cdm approverà questo. Per il 20 ottobre potremo presentare la manovra, che quest’anno partirà dalla Camera», ha spiegato Giorgetti.Su come portare gettito alle casse erariali ieri è intervenuto all’evento di Fdi anche il viceministro delle Finanze, Maurizio Leo, con un focus sul concordato preventivo biennale che è pronto a partire. Da lunedì saranno disponibili online i conti del fisco per consentire ai contribuenti di valutare i costi dell’adesione al ravvedimento speciale, che consente di sanare gli anni precedenti a quelli del concordato». Ottobre sarà il mese della verità perché tutti coloro che vorranno aderire dovranno farlo entro il 31, ha ribadito Leo, bocciando la richiesta di proroga arrivata dai commercialisti. Il viceministro ieri ha anche ipotizzato una novità per chi intende ristrutturare la prima casa: «Senza prendere impegni e compatibilmente con le risorse, potremmo ritornare a una detrazione sul 50% per la prima casa, dobbiamo agevolare coloro che vogliono usufruire del cosiddetto bonus edilizio». Come è noto nel 2025 il bonus ristrutturazione subirà una modifica significativa con la riduzione dell’aliquota di detrazione dal 50% al 36%.Leo ha infine sottolineato che il governo sta ancora valutando «quali risorse reperire» in tema di extraprofitti scegliendo tra le «diverse soluzioni» possibili ma a chi gli chiedeva se saranno incluse le imprese energetiche ha risposto che «per il momento non se ne parla». Qualche ora dopo sullo stesso palco è salito proprio l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, che lo scorso 3 ottobre aveva messo le mani avanti: «Noi siamo quelli che hanno dato il contributo maggiore nella storia degli extraprofitti. Speriamo di non doverci passare piú». Ieri Descalzi ha invece lanciato un messaggio ai vertici di Bruxelles. «Chi sta gestendo l’Europa da anni non parla di crescita, fa una competizione sull’ambiente mentre Stati Uniti, Cina e India fanno una competizione sulla crescita, sull’impiego, sulla tecnologia e sul secondario. Se non hai un primario e un secondario forte almeno su alcuni punti come energia, sanità, e industria pesante, fai una grande fatica. È mancanza di visione strategica? Probabilmente sì», ha aggiunto. Poi ha evidenziato che «non essendoci più sussidi, la transizione riesce se la si rende economica attirando capitale privato». Per Descalzi «la transizione è una trasformazione necessaria, ma quando viene vista da un punto di vista ideologico, dogmatico assolutista e si guarda solo all’offerta e non alla domanda, rimpiazzando tutto con un solo vettore energetico, è colpa degli interpreti, di chi riempie uno spazio politico facendo diventare la tecnologia un valore politico».Quanto al nucleare, «diventa la sola soluzione se guardiamo a un mondo ideale come l’ha dipinto l’Europa con auto solo elettriche dal 2035. Le rinnovabili non saranno sufficienti per una elettrificazione totale dei consumi. Se il governo farà passare la legge, dovremo fare dei referendum. Anche regioni e comuni dovranno essere d’accordo e bisognerà poi individuare aree nelle quali studiare incentivi, ma bisogna capire se ci sarà un’accettazione sociale».
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