2022-11-17
Quattro anni fa iniziava la protesta dei gilet gialli che farà sudare freddo Macron
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La protesta dei gilet gialli contro il caro carburante. 17 novembre 2018 (Ansa)
Il 17 novembre 2018 iniziava in Francia la mobilitazione contro il caro carburante dovuto alle politiche green del governo transalpino. Durerà per mesi ottenendo anche qualche piccola vittoria.Esattamente 4 anni fa, il 17 novembre 2018, esplodeva in Francia il fenomeno dei gilet gialli, una mobilitazione contro l’aumento dei prezzi del carburante conseguente alle politiche green imposte da Emmanuel Macron e il cui costo, come sempre in questi casi, andava a pesare sulle classi medio-basse. Dopo qualche settimana di malessere sociale e proteste essenzialmente social, il 17 novembre partirono blocchi della circolazione in tutta la Francia, partendo dalle zone rurali, ma raggiungendo presto le grandi città. Sia per ragioni di sicurezza che, ben presto, per motivi di visibilità anche politica, i manifestanti presero a indossare i gilet catarifrangenti di colore giallo che ogni automobilista deve avere in dotazione. Le proteste, indette ogni sabato, andranno avanti per mesi. Con una certa intensità almeno fino alla primavera del 2019, poi con sempre meno forza ancora per qualche tempo. I primi lockdown di inizio 2020 metteranno la parola fine definitiva.Il movimento nasce esclusivamente sul Web, senza appoggiarsi a partiti o a sigle sindacali, nonché senza leader riconosciuti – anche se nel corso ella settimane emergeranno alcuni portavoce. Si tratta, a ben vedere, di un fenomeno molto francese. Nel 2013, per esempio, in Bretagna si era avuta la manifestazione dei bonnet rouge, sempre per ragioni fiscali. E come scordare, sempre in quel periodo, la Manif pour tous, che scese in piazza per mesi contro il «matrimonio egualitario»? Caratteristica di questi movimenti è il fatto di essere relativamente spontanei, di riuscire a mantenere la mobilitazione in piedi per tantissimo tempo, anche con un notevole livello di conflittualità politica e persino fisica. In Italia, fenomeni come i forconi hanno provato a replicare dinamiche analoghe, ma con risultati molto diversi in termini di mobilitazione quantitativa e qualitativa, finendo per lo più in farsa. La mobilitazione è sin da subito imponente: in strada scendono tra le 287.700 (fonte del ministero dell’Interno) e 1,3 milioni (France Police – Policiers en colère) di persone.Nel corso della prima giornata, subito il primo incidente grave: nel corso di una manifestazione non dichiarata organizzata a Le Pont-de-Beauvoisin (Savoia), un automobilista disturbato dai blocchi stradali tenta di forzarne uno investendo e uccidendo una manifestante di 63 anni, Chantal Mazet. Quando il fenomeno scemerà, si conterà l’impressionante cifra di 11 vittime, oltre a 25.800 civili (più 1.944 agenti delle forze dell’ordine), 12.107 fermati, 10.718 arresti e 3.100 condanne. Numeri impressionanti, che testimoniano la radicalità del conflitto posto in essere dai gilet gialli, e anche della risposta da parte delle forze dell’ordine, che non esitano a sparare ad altezza uomo con armi di contenimento e proiettili di gomma, causando la perdita dell’occhio o gravi menomazioni in diversi manifestanti.Va detto che la lotta, in una qualche misura, ha pagato, anche se forse a un prezzo troppo alto. Il 4 dicembre 2018, infatti, l’allora premier Édouard Philippe annunciò una moratoria di 6 mesi sugli aumenti previsti, mentre, poco dopo, Macron in persona dichiarò che quella riforma fiscale non sarebbe comparsa in Finanziaria. La battaglia dei gilet gialli ebbe anche dei riflessi sull’Italia, non tanto per i tentativi più o meno maldestri di importare qui quel modello, quanto per la mini crisi diplomatica che si scatenò tra Parigi e Roma allorché Luigi Di Maio si recò in Francia con Alessandro Di Battista per incontrare uno dei capi della rivolta, Christof Chalencon. La cosa generò un serio attrito con l’Eliseo e portò Giggino a una serie di dietrofront, prima prendendo le distanze dalle sole azioni violente, poi definendo un errore quella visita, infine – man mano che la sua cooptazione all’interno delle istituzioni viaggiava a passo spedito – dichiarandosi un fan sfegatato di Emmanuel Macron.
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