2023-07-07
Il giallo dell’indagine sulla Pitonessa e la velina sgradita al procuratore
Fonti della Procura di Milano hanno voluto smentire la senatrice, che negava di aver ricevuto avvisi di garanzia. Dando forza al finto scoop del «Domani». Una mossa che irrita Marcello Viola, che voleva evitare invasioni di campo.Nella vicenda di Daniela Santanché è stato organizzata una trappola mediatica a cui i politici della maggioranza e i giornali vicini al centrodestra hanno abboccato. Mercoledì mattina, prima di intervenire in aula, il quotidiano Domani pur dando una lettura politica più che giudiziaria alla vicenda, ha confermato l’iscrizione sul registro delle notizie di reato della Santanchè in modo generico: «Indagata dai pm, difesa dalla Meloni». A onor del vero nel pezzo non si rivendicava nessuno scoop: «La ministra del Turismo è indagata da tempo nell’inchiesta per bancarotta condotta dalla Procura di Milano. Non è la sola, assieme a lei c’è un gruppo di persone che hanno avuto ruoli diversi nella gestione delle aziende». Tutto molto sfumato e vago. Il 2 novembre del 2022 il Corriere della Sera era stato molto più dettagliato e da lì in poi tutti i cronisti avevano dato per scontata l’iscrizione. Salvo la Santanchè, che ha giocato sul fatto di non avere mai ricevuto un avviso di garanzia e ha sventolato il certificato da cui non risultava nessuna inchiesta a suo carico, anche perché l’iscrizione era stata segretata. Ma, come si sa, non c’è niente di più inedito di quanto già edito, soprattutto se pubblicato al momento giusto. E l’autodifesa in Aula della Santanchè era il momento ideale.La ribattuta del Domani ha potuto contare sulla grancassa di alcuni siti Internet che hanno rilanciato la notizia, come se fosse esclusiva, per tutta la mattina e la Santanchè non ha visto l’ora di potersi ergere a vittima di una rivelazione a orologeria. Un combinato disposto di interessi convergenti che ha dato alla vecchia notizia caratura di scoop.Alla Procura di Milano, da mesi, sul punto non hanno mai inteso rilasciare comunicazioni ufficiali per non essere strumentalizzati. Anzi, il procuratore Marcello Viola, uomo moderato e non certo nemico (idealmente parlando) dell’attuale maggioranza, ha più volte provato a evitare fughe in avanti dei suoi sostituti. Ma Milano, come si sa, è un noto ex fortino di Magistratura democratica.Per esempio, il pm che ha iscritto la Santanchè, Roberto Fontana, a gennaio ha partecipato alle elezioni per il Csm ed è stato eletto come indipendente nella fila di Md. E così, non di rado, le notizie ghiotte politicamente trapelano, soprattutto quelle contro i rappresentanti del centrodestra.Viola per evitare rivelazioni sui media aveva disposto, come detto, la segretazione dell’iscrizione. Ma il 2 novembre la notizia era trapelata ugualmente. Da quel momento l’ordine di scuderia era stato quello del basso profilo e del silenzio totale con le redazioni.Ma mercoledì, dopo che la Santanchè è andata in Aula con il suo certificato ex articolo 335 del codice di procedura penale, nel pomeriggio è stata battuta un’agenzia che la smentiva clamorosamente, facendo riferimento a «fonti della Procura»: «Non è più secretata l’iscrizione sul registro degli indagati del ministro del Turismo, Daniela Santanchè, nei cui confronti e in quelli di altre persone è aperta un’indagine per bancarotta e falso in bilancio su Visibilia, il gruppo da lei fondato e nel quale è rimasta sino al 2022. La normativa prevede che il segreto sulle iscrizioni si possa mantenere “soltanto per un periodo non superiore a tre mesi e non è “rinnovabile”». Un lancio che ha del tutto sorpreso Viola, anche perché nessuno aveva concordato con lui quella comunicazione, né i giornalisti lo avevano contattato. Infatti, non si trattava di una nota ufficiale, bensì di una velina che ha messo in difficoltà la Procura.Viola poteva diramare un comunicato, indire una conferenza stampa o rilasciare dichiarazioni ai giornalisti sempre appostati davanti al suo ufficio. Ma non ha fatto niente di tutto ciò.La linea era proprio quella di non dare conferme, né smentite per evitare strumentalizzazioni. Negare la notizia dell’iscrizione avrebbe significato dire il falso, trincerarsi dietro al classico «no comment» o ammettere la realtà sarebbe stato un siluro per un ministro in carica con un’inchiesta in corso. A maggior ragione, farlo mentre la Santanchè si stava difendendo in Parlamento sarebbe stato un imperdonabile colpo basso. Quindi meglio un ostinato silenzio. Che, però, è stato rotto, con la garanzia dell’anonimato, dalla presunta toga non autorizzata.La Santanchè non ha mai ricevuto contestazioni formali da parte della Procura. La richiesta di proroga delle indagini per il fascicolo principale è partita a fine marzo e, come ha ricostruito il Corriere della Sera, il gip ha notificato l’istanza al ministro attraverso gli ufficiali giudiziari dell’Unep. Ma la classica busta verde non sarebbe ancora stata recapitata al domicilio dell’esponente di Fratelli d’Italia e, di conseguenza, la cartolina di avvenuta consegna non sarebbe ancora tornata in tribunale.Dunque, nonostante potesse immaginarlo, la Santanchè non mente quando sostiene di non aver ricevuto comunicazioni riguardanti la sua iscrizione. Sino a quando l’Ansa non l’ha inchiodata.L’inchiesta è partita da una denuncia dei soci di minoranza di Visibilia che hanno presentato un esposto in Procura. Il 30 settembre 2022 il Gruppo tutela mercati della Guardia di finanza di Milano ipotizza «la sussistenza del reato di false comunicazioni sociali». Il vecchio falso in bilancio nelle comunicazioni 2016-2020 di Visibilia editore.Il fascicolo resta a modello 45 (senza iscrizione di reati, né di indagati) sino a quando il pm Fontana presenta un’istanza di fallimento al tribunale.Una proposta che, in base alla procedura, viene notificata al «fallendo», che così apprende dell’esistenza di un’inchiesta penale. A questo punto, il 21 ottobre del 2022, la Santanchè viene iscritta sul registro degli indagati per false comunicazioni e concorso in fatti di bancarotta e il fascicolo viene inserito nel cosiddetto registro a modello 21. Lo stesso giorno le agenzie battono l’elenco dei ministri del governo Meloni, tra cui spicca la Santanchè. Il fascicolo viene coassegnato alla pm Maria Giuseppina Gravina e il 2 e 3 novembre la notizia dell’iscrizione della Santanchè compare sul Corriere della Sera.Ma come procede l’indagine? È in una fase interlocutoria. Infatti, la Visibilia editore per coprire l’insolvenza al centro del fascicolo ha versato il 30 novembre 1,7 milioni di euro, estinguendo i suoi debiti con l’Erario.Il 2 novembre 2022, però, un altro debito con l’Agenzia delle entrate è stato contestato ad altre tre società del gruppo, Visibilia editore holding, Visibilia editore concessionaria e Visibilia srl. Anche in questo caso è stata proposta una transazione a saldo e stralcio con il versamento di 1,2 milioni di euro da dilazionare in 10 anni. Una trattativa di cui l’Erario ha recentemente informato la Procura. Ovviamente se i pagamenti verranno accettati cadrà l’ipotesi di bancarotta.C’è poi un fascicolo, ancora a modello 45, in mano ai pm Luigi Luzi e Gravina, che riguarda il Ki group, azienda di biologico in cui la Santanchè ha ricoperto cariche nel cda. Sono in corso accertamenti preliminari pure per un’ipotesi di aggiotaggio o manipolazione del mercato (affidati al pm Paolo Filippini) relativa a 5 milioni di prestiti obbligazionari garantiti a Visibilia editore Spa e ad altre società riconducili al ministro dal fondo emiratino Negma group. Sotto osservazione anche un accordo per la conversione in azioni del prestito e l’opzione per altri acquisti a prezzo prestabilito.Nei giorni scorsi ci sono state interlocuzioni della Procura con Consob per verificare la legittimità dell’intervento del fondo a favore di una società quotata come la Visibilia editore. Un groviglio che prima o poi verrà sciolto.
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