
Bandi deserti: Copenaghen mette la retro sul maxi parco offshore. Mentre Berlino taglia gli obiettivi legati al vento. Prima udienza al Tar del Lazio sui ricorsi contro il decreto sulle aree idonee per gli impianti rinnovabili: la sentenza arriverà entro marzo.Ora anche i più strenui difensori delle fonti di energia rinnovabile sbandano e non sono più così sicuri delle scelte fatte. In crisi sono proprio quei Paesi che avrebbero voluto la medaglia di campioni della transizione ecologica e finora hanno dispensato pagelle a chi è indietro o, peggio, ha mostrato qualche dubbio sull’abolizione delle fonti fossili. È il caso della Danimarca che inaspettatamente ha dovuto fare marcia indietro sull’eolico sospendendo tutte le gare d’appalto in corso per la creazione del più grande parco offshore nel Mare del Nord. Il motivo? L’attuale modello, senza sovvenzioni, non funziona nelle attuali condizioni di mercato, ha dichiarato il ministro per il Clima, Lars Aagaard. Senza incentivi statali, nessun investitore si è presentato per la concessione di 30 anni nel Mare del Nord. Pure il campione nazionale Orsted, numero uno al mondo, si è defilato.A dicembre scorso era fallita una gara d’appalto per 3 Gw di capacità poiché, come annunciato dall’Agenzia danese per l’energia (Dea), non erano pervenute offerte per nessuno dei tre parchi eolici offshore.A inizio 2024, la Danimarca aveva lanciato il progetto per la creazione del più grande parco di turbine della sua storia: erano stati messi all’asta un minimo di 6 gigawatt di nuova capacità in sei siti nel Mare del Nord, con l’opzione di sovra piantumazione che consente di aggiungere 10 gigawatt. Il piano non prevedeva sussidi pubblici e questo ha indotto gli investitori privati a defilarsi. In più, era richiesto un canone annuale di concessione, per 30 anni, da pagare al governo di Copenaghen per esercitare il diritto di utilizzo del fondale marino.Ora, c’è il rischio che tutto salti e gli analisti si domandano se non stia per scoppiare la bolla dell’eolico. D’altronde il settore non è un grande affare. L’energia prodotta dal vento ha prezzi negativi, quindi si produce in perdita. Quale investitore privato sano di mente, si metterebbe in questa operazione?«È un risultato molto deludente. Le circostanze per l’eolico offshore in Europa sono cambiate in modo significativo in un tempo breve, compresi grandi aumenti di prezzi e tassi di interesse», ha commentato con amarezza Aagard.Non finisce qui. Come riporta Reuters, l’installazione di nuovi parchi eolici metterebbe la Danimarca in conflitto con la legislazione europea in quanto Copenaghen consente alle società energetiche, con lo schema «a porte aperte», di presentare domande non richieste per progetti di rinnovabili. La Danimarca non è un caso isolato. Anche la Germania sta ripensando le politiche sulle fonti alternative. Le autorità tedesche hanno pubblicato un piano che riduce gli obiettivi per l’energia eolica offshore. Il motivo? Le acque tedesche rischiano di essere troppo affollate di turbine provocando il cosiddetto «effetto scia», ovvero la perdita di produzione di energia che si verifica quando i parchi eolici onshore e offshore sono troppo vicini. Questo potrebbe ridurre la produzione da fonti verdi che si basa sugli impianti del Mar Baltico e del Mare del Nord e contestualmente aumentare i costi per operatori e consumatori a causa della minore efficienza. Pertanto, l’Agenzia federale marittima e idrografica ha ridotto gli obiettivi di energia eolica offshore di 10 Gw, con un obiettivo totale di 40 Gw installati entro il 2034 e altri 30 Gw da mettere a gara e costruire entro il 2045. L’Agenzia ha anche tagliato fino al 50% della capacità di due parchi offshore, riducendo la densità di questi progetti cruciali per la transizione energetica della Germania. C’è di più. Berlino è preoccupata del sovraffollamento di impianti nei confinanti Paesi Bassi e Danimarca che potrebbero ostacolare la produzione di energia da vento nella stessa Germania.Berlino si è accorta anche che le pale non soddisfano il fabbisogno rispetto a quanto ci si aspettava. Secondo i dati di Ember, la produzione tedesca di energia elettrica da fonte eolica si è ridotta del 3% nel 2024 rispetto ai livelli del 2023. È la seconda contrazione annuale del settore dal 2015. Il tutto, nonostante l’aumento della capacità di generazione eolica installata in Germania l’anno corso. L’impossibilità di sfruttare a pieno la forza del vento ha spostato nuovamente l’attenzione sui combustibili fossili. Inoltre, sono tornate a crescere le importazioni di energia dai Paesi vicini.In Italia il settore è in fibrillazione. Ieri si è tenuta la prima udienza pubblica davanti al Tar del Lazio di tutti ricorsi presentati dagli operatori per impugnare il decreto ministeriale sulle aree idonee. Ovvero contro la norma che lascia decidere alle Regioni dove installare gli impianti di rinnovabili. Le sentenze dovrebbero essere pubblicate entro marzo.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






