2022-10-11
In Germania è caccia aperta ai filorussi
Arne Schönbohm (Getty Images)
Salta il capo della cybersicurezza tedesca Arne Schönbohm per i suoi legami con l’intelligence del Cremlino. Ma è solo la continuazione del braccio di ferro con gli Usa, che non risparmiò nemmeno Angela Merkel. E adesso serve a disarticolare il potere teutonico in Europa.Due cavi tagliati di netto a 500 chilometri di distanza hanno messo in ginocchio il traffico ferroviario del Nord della Germania. A tre giorni di distanza, il capo dell’agenzia di cybersicurezza nazionale, Bsi, è stato allontanato dalle sue funzioni. Arne Schönbohm, secondo Afp, sarebbe stato rimosso dalla titolare dell’Interno, Nancy Faeser, per eccessiva contiguità con l’intelligence russa. Il presunto sabotaggio sarebbe dunque il pretesto ideale per un intervento a gamba tesa. Il motivo sarebbe da ricercare molto più indietro nel tempo, quando Angela Merkel era saldamente alla guida di Berlino e del Vecchio Continente. Schönbohm è al vertice dell’agenzia Bsi dal febbraio 2016, ma dal 2012 (in precedenza aveva lavorato a Eads) è stato vicepresidente di un’associazione lobbistica denominata Consiglio per la sicurezza cyber tedesca. E grazie a tale associazione Protelion, considerata una filiale della russa Infotecs, avrebbe potuto tranquillamente lavorare sul territorio tedesco e partecipare anche a importanti riunioni consultive e di indirizzo per il governo tedesco. In fondo le lobby questo fanno. Con la sola differenza che quest’anno qualcosa è cambiato. Il decennale della nascita dell’associazione è stato celebrato poche settimane fa, ma evidentemente Schönbohm deve aver perso il suo tocco. Lascia così dietro di sé uno dei tanti tasselli che dopo l’addio della Merkel si stanno staccando dal puzzle costruito in oltre 20 anni dalla Cancelliera. Non è la prima volta che i servizi di intelligence della Germania vengono travolti da accuse di doppio gioco verso la Russia. Successe numerose volte fino al 1970, quando la fusione con l’intelligence dell’Est creò numerosi problemi. Ex dirigenti della Stasi furono inglobati da Bonn e Monaco e portarono con sé i rispettivi bagagli di matrice russa. Più recentemente, nel 2016, fu allontanato dal vertice del Bnd, l’intelligence esterna tedesca, Gerhard Schindler, in sella dal 2012. Al suo posto andò Bruno Kahl, già direttore dell’ottavo dipartimento del ministero delle Finanze. Competente per privatizzazioni e patrimonio immobiliare, Kahl era un uomo di fiducia di Wolfgang Schäuble. Il cambio non è mai stato giustificato. Ma in tanti videro l’onda lunga dello scandalo Nsa ai tempi di Barack Obama. Due anni prima venne rivelato da alcuni media e mai smentito uno dei più grandi scandali dei servizi occidentali. Gli Usa avrebbero tenuto sotto controllo migliaia e migliaia di utenze, comprese quelle di Angela Merkel. Obama negò di esserne al corrente, ma non i fatti alla base di ciò che è stato chiamato «Datagate». A sua volta il Bnd tedesco negli anni precedenti avrebbe collaborato con gli americani per spiare politici francesi e aziende tedesche. Strategia portata avanti all’oscuro della Merkel. Che a quel punto nel 2016 avrebbe approfittato di un serie di rallentamenti logistici nella riorganizzazione del comparto per far fuori il direttore. In realtà, all’epoca come oggi c’era dietro una forte spaccatura tra filoamericani e filosovietici. Infatti, per anni Berlino ha stretto rapporti fiduciari con la controparte cinese. Ufficialmente per controllare l’Unione sovietica. Attività svolta anche dagli americani, che per anni hanno utilizzato entità di ascolto nella regione dello Xinjiang, dopo che l’Iran senza Scià era diventato impraticabile. Con il passare degli anni le relazioni tra Bnd e intelligence cinese hanno però cambiato strada. Evidentemente concentrando le reciproche attenzioni nel tutelare gli accordi bilaterali e i programmi congiunti. Nel 2014, dopo che le rivelazioni di Edward Snowden avevano aperto il vaso di Pandora, Berlino arrestò un suo agente per aver collaborato con l’Nsa. Nulla di eccezionale. Gli alleati si spiano spesso più dei nemici. La notizia fu però la decisione da parte della Merkel di parlarne non in patria ma all’estero. Denunciando lo spionaggio là diede il via al premier cinese Li Keqiang che disse: «Si può sostenere che Cina e Germania sono ambedue vittime di attacchi di pirateria informatica e che il governo cinese si oppone risolutamente a tali attacchi, così come all’uso di Internet per rubare segreti commerciali o proprietà intellettuale». Infine, Li Keqiang aggiunse: «La Cina s’impegnerà al dialogo e alla consultazione per proteggere la sicurezza del Web». Quell’evento è stato il punto di rottura tra le relazioni Usa-Germania. Da allora le mosse della Merkel hanno consolidato la strategia di crescita a Est, verso al Russia per quanto riguarda l’energia e verso la Cina per quanto riguarda la tecnologia e l’industria. Il dieselgate e tutte le battaglie contro l’industria tedesca non sono certo state casuali. All’epoca di Donald Trump le divergenze sono emerse chiaramente, ma è con la guerra in Ucraina che gli Usa hanno iniziato a smantellare il ventennio della Merkel e quindi l’impianto strutturale dell’Unione europea. Adesso che Berlino è priva del cappello della Merkel, c’è quindi da aspettarsi altre espulsioni dalle agenzie tedesche. Lo sganciamento forzato dalla Russia sembra prodromico alla rottura dei rapporti tra Berlino e Pechino. E sul quel versante c’è il rischio che gli agenti infiltrati siano ancor più numerosi anche se meno in profondità. In fondo la Cancelliera veniva dall’Est, dai tempi della Stasi, e lì sembra destinata ad andare in pensione.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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