2022-09-05
La Germania aiuta aziende e bollette. Noi no e diventeremo terra di saldi
Berlino lancia un piano da 65 miliardi per evitare blocchi produttivi e una montagna di insoluti che farebbero fallire le utility. Sergio Mattarella ha invocato l’Ue. A quel punto il sistema Italia sarà fuori mercato e preda estera.Sebbene non Italia, crolla il tabù delle sanzioni: a Praga circa 70.000 persone hanno protestato contro il caro energia e chiesto le dimissioni del governo conservatore ceco, accusato di esser sottomesso all’Ue. Proprio la Repubblica Ceca al momento ha la presidenza di turno dell’Unione e la città ospiterà il prossimo vertice di emergenza che si terrà il 6 e il 7 ottobre.«L’Europa deve intervenire per rispondere all’aumento dei prezzi dell’energia»: così hanno titolato i giornali all’indomani del discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Cernobbio. Le sue parole sono state interpretate come una strigliata all’Ue che finora ha dimostrato di arrivare tardi sui problemi, ma c’è anche un altro messaggio che in pochi hanno voluto cogliere. Mattarella incalzando l’Ue infatti ha fatto capire che l’Italia dovrà aspettare misure condivise che chissà quando arriveranno: «I singoli Paesi non possono rispondere con efficacia alla crisi», ha detto il presidente della Repubblica. Per molto meno, anni fa, si titolava: «Fate presto». Oggi questa fretta sembra essere sparita. E mentre noi ci sbrodoliamo in dibattiti politici, le altre nazioni europee si muovono in autonomia.La Germania, che ha riempito gli stoccaggi all’85%, in anticipo di circa un mese rispetto all’obiettivo, ha appena dato il via libera a un terzo pacchetto di aiuti da oltre 65 miliardi di euro. Bloomberg scrive che il governo federale metterà 40 miliardi mentre i Lander faranno il resto. Il cancelliere Olaf Scholz ha compreso che se non si interviene adesso si creerà una tempesta perfetta. L’obiettivo è mettere in sicurezza utility e aziende prima che sia troppo tardi. Berlino ha già messo 9 miliardi su Uniper, azienda del settore energetico che a metà agosto è crollata in Borsa dopo avere annunciato i conti semestrali. Il piano per salvar dal fallimento il principale importatore di gas in Germania prevede che lo Stato salga al 30% del capitale.Anche la Svezia venerdì ha annunciato un massiccio piano di aiuti per le aziende energetiche. Il primo ministro Magdalena Andersson ha evidenziato che lo stop del Nord stream non solo rischia di portare la Svezia verso una «campagna d’inverno», ma può anche mettere a rischio la stabilità interna dal punto di vista finanziario. È per questo che il provvedimento consisterà in miliardi di corone per promuovere un programma di sostegno che si applicherà a tutti gli attori del comparto, sia scandinavi sia baltici, dopo che la finlandese Fortum, azionista di maggioranza della tedesca (e appena salvata) Uniper, ha a sua volta chiesto aiuto al proprio governo per coprire richieste di copertura di collaterale emerse la scorsa settimana che oscillano fra 1 e 5 miliardi di euro. Il rischio, tradotto, è che una serie di default legati ai piccoli produttori possa tradursi in severe interruzioni del servizio in tutto il Nord Europa. Stoccolma, insomma, ha messo in guardia su una possibile crisi finanziaria innescata dall’emergenza energetica. I ministri dell’Energia dell’Ue, nella prossima riunione di venerdì 9 settembre, dovrebbero prendere anche in considerazione l’adozione di misure per alleviare la mancanza di liquidità per le società energetiche di tutto il blocco. La Francia dal canto suo ha imposto un tetto agli aumenti in bolletta (massimo +4%) e sta rinazionalizzando il colosso Edf con un investimento di 10 miliardi, mentre Vienna ha salvato con 2 miliardi di euro la principale utility energetica del Paese, Wien energie. Il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, avrebbe autorizzato a favore dell’azienda una misura straordinaria per assicurare che i suoi 2 milioni di utenti -quasi tutti concentrati nell’area della capitale - continuassero a ricevere l’elettricità nelle case e nelle attività. Questo sostegno durerà fino alla primavera, quando finirà la stagione fredda. Nel Paese oltretutto, nonostante sia solo inizio settembre, non si trovano più pellet e legname per le stufe ed è corsa all’approvvigionamento. L’Austria per questo sta pensando a fissare un tetto alle esportazioni, come già avvenuto in Ungheria per gli stessi motivi.Pellet e legna, naturalmente, mancano anche in Italia. Eppure qui, per ogni cosa, si aspetta mamma Europa. Il problema delle utility e delle aziende infatti riguarda soprattutto noi. Sarà un inverno lungo e, se non interverremo subito come stanno facendo i nostri vicini europei, anche gli imprenditori che riusciranno a salvarsi finiranno per essere morti che camminano. Sofferenti e non competitivi, pronti a finire nella borsa del primo che arriva a fare shopping in un’Italia che, così, diventerà presto terra di saldi. A innescare la reazione a catena potrebbe essere proprio il problema delle bollette insolute: a inizio agosto l’Arera aveva lanciato l’allarme: «La minaccia di un’esplosione di morosità di famiglie e imprese e i fallimenti tra i venditori di energia rischiano di rendere ancora più pesante il conto da pagare per tutti. Si chiama socializzazione degli oneri», ovvero il meccanismo che trasferisce il debito dei morosi sulle bollette di tutti gli utenti. Con prezzi sempre più insostenibili, saranno sempre di più cittadini e imprese che non pagheranno, portando al default le società dell’energia e facendo aumentare il salasso per gli utenti in regola. Andando ad alimentare una spirale negativa difficile da spezzare. Anche le aziende che riusciranno ad arrivare sane e salve nel 2024 dovranno fare i conti con Paesi alleati che saranno in grado di fare maggiore concorrenza e di vantare maggiore liquidità. Allora sarà semplice scendere le Alpi e fare shopping a prezzi stracciati. Non a caso ieri Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ha parlato di 1 milione di posti di lavoro a rischio.