2024-09-27
La Germania tiene il muro: motori termici stop nel 2035. Ma apre sugli altri limiti
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz (Getty Images)
Il governo tedesco e la Spagna non lasciano spiragli a un cambiamento degli obiettivi di lungo periodo. Sono però pronti a discutere sulle tappe intermedie a partire dal 2025.I problemi del governo tedesco, con i leader dei Verdi che si sono dimessi e il cancelliere Scholz appeso a un filo, impattano su Bruxelles condizionando il dibattito sulle scadenze del Green Deal e il futuro dell’automotive europeo. Nemmeno la crisi della Volkswagen pronta a chiudere un paio di stabilimenti e le tensioni sociali con i sindacati sul piede di guerra, riescono a convincere Berlino a mettere in discussione il programma europeo di lungo periodo sulla decarbonizzazione. Ma sulle tappe intermedie si può discutere. La conseguenza è un atteggiamento ondivago, con piccole aperture seguite subito da ferme chiusure. È palese l’ambiguità di un governo stretto tra la necessità di non tradire la linea della componente dei Verdi e di quell’elettorato ancora tifoso dell’agenda green e l’allarme della sua industria dell’auto sull’orlo del baratro. Così dopo giorni in cui era emersa una certa disponibilità al dialogo, ieri almeno nelle dichiarazioni ufficiali il clima si è raffreddato. Vale la pena ricordare il punto di partenza. Solo un paio di giorni fa il vicecancelliere e ministro dell’Economia, Robert Habeck, dopo un incontro con le case automobilistiche e i rappresentanti dei sindacati, aveva dichiarato che avrebbe sostenuto la proposta italiana di anticipare al 2025 la revisione del regolamento europeo sui veicoli leggeri relativo alla vendita di auto solo elettriche dal 2035. «Sono felice di appoggiare questa richiesta», aveva detto Habeck. Certo non si era spinto a mettere in discussione la data dello stop ai motori endotermici, ma era comunque disponibile a parlare di una verifica già nei primi mesi del prossimo anno. Lasciando quindi intendere che era consapevole dell’urgenza del tema e di come il quadro del mercato era degenerato al punto da richiedere un intervento tempestivo. Ieri invece, al Consiglio Competitività della Ue, quindi nell’occasione in cui si doveva fare il punto sull’allineamento dei Paesi europei per affrontare il tema della possibile revisione del Green Deal, ecco il cambio di marcia. Il segretario di Stato tedesco agli Affari economici, Sven Giegold, ha puntato i piedi, di fatto sbattendo la porta alla proposta di rivedere i termini sullo stop ai motori termici dal 2035. Giegold è stato tagliente. «La Germania non vuole indebolire le regole climatiche, per noi gli obiettivi climatici sono fondamentali e vediamo già un pericolo che l’industria Ue non regga la competizione con veicoli elettrici provenienti da altrove». E non si è fermato qui. Per essere più chiaro ha aggiunto: «Il nostro obiettivo non è mettere in discussione l’uscita dal motore endotermico nel 2035 e non chiediamo nuovi biocarburanti, che non sono climaticamente neutrali». Con il ministro Urso «abbiamo avuto un colloquio amichevole ma non nello stesso spirito, non vogliamo ridiscutere il target del 2035». Duro certo, anche se tanta determinazione pare soprattutto un messaggio al partito dei Verdi schiacciati dal risultato di domenica scorsa, nel Brandeburgo dove hanno testato il malcontento popolare, non riuscendo a raggiungere la soglia del 5% delle preferenze. E soprattutto non fa riferimento alla discussione sulla revisione ai limiti delle emissioni per il 2025. Il vero tema attuale del contendere. E sul quale invece la Germania ha aperto.A parole Giegold sta sacrificando, almeno per ora, sull’altare della politica, il futuro dell’industria. C’è da chiedersi se continuerà a mantenere questa linea anche quando i sindacati porteranno in piazza i lavoratori inferociti della Volkswagen.Anche dalla Spagna, a trazione socialista, arriva una frenata sulla revisione dei target ecologici fissati per 2035. Il ministro dell’Industria e del Turismo, Jordi Hereu, ha detto che «la volontà è mantenere l’ambizione e rinforzare gli strumenti per ottenere questo obiettivo». Quindi di mettere in discussione il 2035 non se ne parla. Eppure il mercato dell’auto ad agosto in Spagna ha segnato un calo del 6,5%. Meno della Germania, della Francia e dell’Italia ma comunque preoccupante. Non ci dimentichiamo però, che alla guida del nuovo ministero della Transizione ecologica, c’è Teresa Ribera, che è stata candidata a succedere a Ursula von der Leyen proprio perché considerata la persona giusta per dare continuità all’agenda Green e nota per essere contraria all’energia nucleare inclusa nella tassonomia della Ue (l’elenco delle attività eco sostenibili).Nonostante questo anche Madrid ha aperto a una revisione delle tappe intermedie dei limiti alle emissioni per l’automotive. E un assist alle proposte di Urso di ammorbidire i target ecologici è venuto anche da Romania, Repubblica Ceca, Malta, Lituania e Slovacchia.Con questo scenario di grande incertezza politica, il mercato non può che reagire con l’immobilismo. I consumatori hanno già una serie di motivi per non mollare il motore endotermico, ma con questo quadro acquistare un’auto elettrica con il rischio che in pochi mesi valga meno di zero, è solo una follia. La sequenza dei segni meno per le vendite continuerà. Da gennaio ad agosto in Europa, sono state immatricolate 902.011 nuove auto elettriche, il 12,6% del mercato. Una svolta troppo lenta per sostenersi da sola. I dati parlano chiari, non c’è bisogno di tante verifiche.