2018-03-27
Gentiloni non c'è più ma ci fa male pur di prendere a sberle la Russia
Mettersi contro la Russia, accodandosi senza fiatare alle altre nazioni dell'Occidente, è davvero un brutto affare per l'Italia. La decisione della Farnesina di espellere due funzionari dall'ambasciata russa di Roma, sposa infatti la linea dura scelta da Regno Unito, Francia, Germania e Stati Uniti che condanna senza appello Mosca per l'attentato all'ex spia sovietica, Sergei Skripal, e a sua figlia Yulia. Ancora una volta quindi Roma si dimostra leale all'alleanza occidentale ed europea, anche contro i propri interessi. Come se mantenere buone relazioni con Mosca per motivi sia di vantaggio economico sia di collaborazione e minimizzazione delle tensioni nei teatri balcanici e, in generale, del Mediterraneo non interessasse al nostro governo, peraltro provvisorio.Certo, non è la prima volta che accade. Quando l'aggressività russa in Ucraina meritò una reazione limitativa e sanzionatoria da parte dell'alleanza occidentale, l'Italia si adeguò, pagando un prezzo pesante sul piano economico. Ma partecipare, oggi, a questo tipo di reazioni contribuendo a far crescere la tensione con la Russia, con tutti i gravi rischi che questo comporta è, appunto, un problema. Lo sarebbe di meno se i motivi alla base di queste scelte fossero chiari, ma purtroppo non lo sono. Il punto: se c'è un motivo che giustifica una nemicizzazione così forte della Russia, allora l'Italia ne prenderà atto e convergerà con gli alleati sacrificando l'interesse nazionale. Ma se non c'è, oppure se l'Italia non è inclusa nella vera azione strategica in atto, allora Roma non potrà non tenerne conto. Forse Londra ha comunicato a Roma questi motivi in forme segrete. Ma se si trattasse solo dell'esecuzione di una spia che ha tradito, come dissuasione per le altre (o della figlia Yulia, che si era messa ambiguamente sul mercato spionistico), allora la reazione occidentale non sarebbe proporzionata.Può darsi che Londra sia veramente infuriata per l'uso di gas nervino al quale sono state forse esposte 131 persone nell'area di Salisbury, nel Wiltshire. Ma la non evidenza di questi danni e la non certezza su chi abbia eseguito l'attacco - quel tipo di gas nervino è acquistabile da privati o da corpi parastatali che agiscono in proprio, vista la corruzione diffusa in Russia -avrebbe consigliato comunque una reazione o riservata o preceduta da un'azione di accertamento dei fatti. Invece Londra ha detto subito che era un atto dei servizi segreti russi, inserendo nella sua comunicazione ufficiale un contradditorio «probabilmente», e che tale atto era equiparabile a un attacco di massima intensità contro la sicurezza nazionale che giustifica una reazione di altrettanto massima intensità. Tutta la vicenda è fumosa e puzza rendendo inevitabile chiedersi cos'altro ci sia sotto. Ipotesi di fantageopolitica. Londra ha certamente bisogno di una qualche scusa per apparire allo stesso tavolo con Francia, Germania e Stati Uniti e usare questa convergenza a favore della trattiva sulla Brexit: il caso Skripal è una possibile scusa. Oppure Theresa May, comprendendo che la strategia di Donald Trump («prima ti impongo dazi e poi ti esento se fai il bravo») non punta tanto al riequilibrio commerciale con gli europei quanto al loro riallineamento geopolitico all'America, in funzione dell'azione di contenimento di Cina e Russia, ha colto l'occasione per mettersi in primo piano e risultare una nazione chiave agli occhi dell'America. Allo stesso modo Germania e Francia avrebbero aderito per mostrare lealtà all'America in cambio dell'esenzione dei dazi. Queste ipotesi sono verosimili, anche se in realtà Usa e Russia si stanno preparando per negoziati bilaterali riservati, e resta difficile dire se una di queste (o altre) siano un motivo valido. È più facile rilevare che qualunque sia la partita in atto all'interno dell'alleanza, l'Italia ne è esclusa.Qualcuno potrebbe dire che, alla fine, tale marginalità voluta dal governo Gentiloni dichiarando lealtà all'Occidente, ma raccomandando prudenza e mettendosi «schiscio», è utile all'Italia perché le permette di evitare frizioni sia con gli alleati sia con la Russia. Questo, però, è un modo di pensare debole che mantiene debole la nazione: gli alleati se ne fregano dell'Italia perché si accoda comunque e la Russia, vedendo che conta poco, non negozierà seriamente con Roma quando sarà il momento di farlo, ma con le altre capitali. Con i governi che l'Italia ha avuto finora, tale posizione di irrilevanza era inevitabile. Ma il nuovo Parlamento mostra maggiore sensibilità al pensiero forte e all'interesse nazionale. Per tale motivo raccomando che, in materia, si levino voci che chiedano agli alleati di precisare i motivi dell'escalation antirussa, così intendendo che se Roma non è inclusa nella definizione di tali posizioni allora si sente libera di, eventualmente, divergere. Anche perché, oltre a Washington, Parigi e Berlino stanno negoziando riservatamente con Mosca, motivo della reazione al momento tranquilla da parte di Putin, che sta diluendo i segnali di rottura diplomatica. Poiché prevalgono gli interessi nazionali, inizi anche l'Italia a comportarsi come una nazione forte: sempre leale all'alleanza occidentale ed europea, ma mai disposta a farsi fregare. www.carlopelanda.com
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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