2019-12-05
Gentiloni che sbraita «Bella ciao» insulta l’Anpi e fa un regalo a Salvini
Grottesca scenetta all'Europarlamento: l'ex premier intona la canzone con i colleghi commissari socialisti. L'autogol è servito. L'inno della Liberazione cantato dalla cupola dei burocrati è un calcio in bocca alla sinistra.«Una mattina mi son alzato e ho trovato l'invasor». Che cantare Bella Ciao nel Parlamento europeo faccia un po' ridere poteva venire in mente almeno al vicepresidente della Commissione Ue, il socialdemocratico olandese Frans Timmermans, che è proprio nato a Maastricht. Ovvero nella cittadina che ha dato il nome a un Trattato sull'unificazione monetaria associato, non solo in Italia, a un'invasione morbida, senza carri armati, ma capace di arrivare direttamente ai risparmi e al potere d'acquisto dei cittadini, all'autonomia di spesa pubblica e a quella potestà di battere moneta che aveva Bankitalia prima della Bce e senza la quale la sovranità nazionale resta una finzione giuridica. E l'Italia rimane un'espressione geografica. Ma la lieta scenetta dei commissari socialisti che credono di essere al circolo Anpi di Reggio Emilia, in attesa delle salamelle, e si mettono a cantare un canto (più o meno) partigiano in un palazzo dove corrono stipendi da capogiro e si concepiscono decine di direttive quantomeno autocratiche, ha immediatamente fatto il giro di quella cosa che c'è là fuori, l'Europa libera. E lo spettacolo nello spettacolo è la partecipazione al simpatico coretto ministeriale di un discendente di una nota staffetta partigiana, l'ex premier italiano Paolo Gentiloni Silveri, conte di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino. Su Bella Ciao esiste varia letteratura, e sia Giampaolo Pansa che Giorgio Bocca hanno scritto più volte di non averla mai sentita cantare durante la Resistenza. Sarebbe una canzone delle mondine vercellesi, alla quale è stato cambiato il testo. Ma non è stata mai trovata in nessun innario sacro ai partigiani fino al 1955. Poco male, non è l'unica verità postuma aggiunta alla retorica della Resistenza, e comunque resta una bella canzone, conosciuta in tutto il mondo e che tutti ci invidiano, un po' come il gorgonzola e il San Daniele. Non a caso, uno dei suoi maggiori appassionati e convinti interpreti è il compagno Eataly, Oscar Farinetti, che sa come associare cibo, vino e Liberazione, non senza aver prima collegato il registratore di cassa. No, l'aspetto più ironico della vicenda è che la Commissione Ue è davvero quanto di più difficilmente associabile a una canzone dove si parla di liberarsi dalle invasioni. Tutto l'armamentario della Commissione, dalle direttive agli atti di controllo sui bilanci statali, dalla moral suasion su tutto, alle sanzioni, è veramente difficile da associare alla libertà e all'indipendenza nazionale. E va bene che il nemico numero uno dell'Unione pare sia il pericoloso «sovranismo», a sua volta alimentato dalle mitologiche «fake news», però che per fare un dispetto a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni i neo commissari facciano cantare Bella Ciao al conte Gentiloni Silveri è davvero inumano. Ma com'erano felici, ieri, gli euroministri socialisti e democratici. Anche se forse non eccessivamente lucidi, alla maniera dell'ex presidente Jean Claude Juncker, il noto statista lussemburghese che dopo qualche buon bicchiere era capace di tutto. Oltre a Timmermans e al conte (quello vero, non Giuseppi) con delega agli Affari economici, si sono messi a cantare anche l'altro vicepresidente Maros Sefcovic, Nicolas Schmit, commissario al Lavoro, Jutta Urpilainen, commissaria ai partenariati internazionali, Helena Dalli, addetta all'Eguaglianza, ed Elisa Ferreira, commissaria alla Coesione e alle riforme. Da italiani, sempre fieri dei compatrioti che «si fanno largo nel mondo», tocca ammettere che vedere l'ex premier che canta come a un corteo antagonista è stata davvero una soddisfazione. «Sobrietà e pacatezza», titolava il Sole 24 Ore pochi giorni fa, per celebrare la nomina a commissario del conte. Che ora scopriamo partigiano. Molto amato in Vaticano, tocca dire però che Gentiloni da giovane ha brevemente militato nell'estrema sinistra. Poi, fattosi grandicello, ha sostituito Mario Capanna con Francesco Rutelli e gli sono venuti i capelli da democristiano. Vicino a lui, ieri, cantava e ballava e batteva le mani la Urpilainen, avvolta in una specie di tenda della doccia con dei fiorelloni rossi e neri, che a questo punto potrebbero essere un segnale in codice, visti i colori, agli anarchici. Ma era bello da vedere anche Timmermans, che si definisce sempre «ecologista e femminista», e che da oggi aggiungerà anche «partigiano». Peccato che sia anche uno dei più fervidi cantori dell'eurodogma monetario. A questo punto temiamo lo spettacolino che la nuova Commissione di Ursula von der Leyen, sempre ansiosa di sembrare umana, ci riserverà per il Natale. Quelli di prima bevevano, questi cantano e ballano. Poi uno si stupisce che gl'inglesi lascino il circo.