2023-03-21
Maurizio Gasparri: «L’Annunziata ha preso in giro il Parlamento»
Maurizio Gasparri (Imagoeconomica)
Il vicepresidente forzista del Senato: «Il problema non è il turpiloquio, ma il fatto che la giornalista pensi che la Rai sia sua e si permetta di intimidire un ministro. La Commissione di Vigilanza è ostaggio di una lite M5s-Iv. Il ricambio però è urgente».Per la tv di Stato è come una «sentenza Bosman»: può scatenare una valanga di ricorsi.Lo speciale contiene due articoli.«La cosa meno scandalosa è la parolaccia». Su Rai e dintorni Maurizio Gasparri è sintonizzato h24. Ha le antenne sempre dritte e il giorno dopo lo sclero di Lucia Annunziata è buon interprete di ciò che accade nel corpaccione dell’azienda culturale (si fa per dire) più importante del Paese. L’ex ministro delle Comunicazioni, di Forza Italia, definisce «un rigurgito tardo-sandinista, visto il curriculum» l’uscita fuori luogo della conduttrice di Mezz’ora in più, ritiene che l’attacco frontale a Eugenia Roccella sia uno sgarbo al Parlamento. Ed evidenzia la pretesa da parte dei campioni dell’informazione di sinistra di considerare il servizio pubblico «cosa loro». Quindi urge ricambio.Presidente Gasparri, tocca a lei fischiare il fallo.«Annunziata ha dimostrato di fare un uso ideologico dei programmi che purtroppo il servizio pubblico le riserva. Ha usato il turpiloquio quasi volesse intimidire il ministro Roccella, è una vergogna che una persona del genere abbia in mano spazi pagati dai contribuenti. La stagione di ricambio dei vertici Rai diventa urgente perché c’è un abuso costante di cui l’Annunziata è soltanto l’emblema più vetusto, più fazioso. Ma il problema non è la parolaccia».E allora quale sarebbe?«Più di uno. In primis l’atteggiamento. La conduttrice ha tentato, talvolta vanamente perché Roccella è gentile ma tosta, di impedirle di spiegare l’orrore dell’utero in affitto, che consiste in una compravendita di ovociti, nel pagamento di donne che mettono al mondo figli che poi vendono a terze persone. Con venature razziste. Il parlarle addosso è più scandaloso della parolaccia».Altri retropensieri sulla sceneggiata?«Mostrandosi insofferente nei confronti della commissione Politiche europee, Annunziata ha preso in giro il Parlamento. Poiché la proposta di regolamento arriva dall’Unione europea, quella era la sede istituzionale per dibattere e votare. Non giusta ma giustissima. La verità è che la conduttrice ha perso le staffe perché è convinta non di essere al servizio dei telespettatori, ma di essere la padrona del vapore». Impossibile, la differenza è abissale. «Eppure è così. Si è arrabbiata perché il Parlamento non fa quello che dice lei. Pura protervia padronale. È la conferma della presenza in Rai di feudatari proprietari degli spazi occupati, che non rispondono a nessuno. Parliamo tanto di organismi di controllo, ma lei crede che il direttore di riferimento abbia udienza dall’Annunziata? Quando mai. Tempo fa Sigfrido Ranucci di Report venne in Commissione di Vigilanza per una controversia: era lui a spiegare come va il mondo».È l’investitura derivata dal mezzo televisivo.«Sarà. Intanto Mezz’ora in più dura un paio d’ore e nessuno osa fiatare. La tv è roba sua, altro che investitura. Le consiglio di cambiare almeno il titolo: Così è se vi pare sarebbe più giusto. E pure più autoriale». Sta descrivendo dei cacicchi.«Il termine rispolverato da Elly Schlein prendendolo dal vocabolario di Massimo D’Alema calza a pennello. In Rai proliferano i cacicchi di sempre, incalzati dai neocacicchi social come Chiara Ferragni. A tutti loro si adatta la frase del marchese del Grillo, “io so’ io e voi…” eccetera, con incastonato l’epiteto finale. A viale Mazzini ci sono i marchesi del Grillo televisivi e quelli lirici».Qui però servono i sottotitoli.«Penso a Carlo Fuortes, che accorpa su di sé il doppio ruolo di amministratore delegato e di direttore generale. Esperto di melodramma, è stato messo lì dalla sinistra lirica. Ora resiste. Aspetta che arrivi una proposta alla sua altezza: una Scala più Scala della Scala. Un’Arena di Verona fusa nella Carnegie Hall. Perché lui è lui e Giuseppe Verdi no».Senatore Gasparri, rischia di essere accusato per un nuovo editto bulgaro.«Ma questa non è una minaccia, io non auspico epurazioni. Auspico un cambio di stile. Spero che arrivino un po’ d’aria fresca e il pluralismo vero, non quello di facciata per salvare le apparenze».Tornando ad Annunziata, poi si è rasserenata intervistando Maurizio Landini.«Lo aveva già fatto il giorno prima alla convention della Cgil. Era in mezzo, conduceva le danze come una colonnella della sinistra unita. In quell’area i ruoli sono intercambiabili: lei potrebbe fare la segretaria del Pd e Schlein presentare un programma Rai. Nessuna differenza. Diceva Giuliano Ferrara: “la televisione è de sinistra”. Con il “de” per enfatizzare la romanità».Se la Rai è alla deriva la colpa è anche vostra. Quando si vota la nuova Commissione di Vigilanza?«Una lite tutta a sinistra. Per prassi il presidente appartiene alla minoranza; il Pd ha eletto il Copasir, quindi la Commissione dovrebbe andare a Movimento 5 stelle o Italia viva. Con l’avvertenza, per bon ton istituzionale, di proporre nomi spendibili visto che vota anche la maggioranza. I renziani vorrebbero Maria Elena Boschi. I grillini propongono Riccardo Ricciardi, vediamo chi lo vota. Di sicuro è la Rai a non spostare più consensi, a differenza dei social».All’opposizione lo stallo va benissimo, lo conferma il palinsesto di domenica scorsa.«Una domenica da incubo. La Annunziata furente per le mancate trascrizioni, poi la lettera di Luciana Littizzetto sulle famiglie arcobaleno, poi sempre da Fabio Fazio la clip del film gay di Giuseppe Fiorello. E c’è anche chi ci accusa di discriminare. Premesso che l’omofobia va combattuta con ogni mezzo, qui siamo in piena omo-ossessione. E nessuno che voglia sollevare il tema dell’utero in affitto e delle aberrazioni eugenetiche. Mi concede una battuta finale?Prego si accomodi.«Se Josep Mengele tornasse dall’inferno voterebbe Pd».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/gasparri-rai-annunziata-2659628689.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="panico-a-viale-mazzini-vince-la-causa-il-vicedirettore-scartato-da-maggioni" data-post-id="2659628689" data-published-at="1679396764" data-use-pagination="False"> Panico a Viale Mazzini, vince la causa il vicedirettore scartato da Maggioni Una sentenza piomba sulle scrivanie dei vertici Rai come un macigno. Il Giudice del lavoro di Roma, accogliendo un ricorso, ha decretato che i vicedirettori a fine mandato fiduciario non potranno più essere parcheggiati in attesa di un destino, come fantasmi nel limbo, ma dovranno essere presto reintegrati con «mansioni da caporedattori o con mansioni a essi equivalenti tramite la redazione di tre proposte concrete e delineate nei contenuti, all’altezza della professionalità degli stessi». La decisione è una specie di «sentenza Bosman» applicata all’azienda di Stato e arriva a cancellare la figura mitologica del vicedirettore in parcheggio, accantonato con stipendio ma senza incarichi perché affine alle sensibilità di una precedente gestione. Il caso specifico riguarda il ricorso di Filippo Gaudenzi, vicedirettore di lungo corso, punto di riferimento per anni della redazione del Tg1, messo da parte dalla direttrice Monica Maggioni poco dopo il suo arrivo. Fu uno dei primi terremoti della sua gestione, che avrebbe toccato anche Francesco Giorgino, Laura Chimenti, Maria Luisa Busi ed Emma D’Aquino con differenti destini. Dopo un anno senza un ruolo e con promesse ritenute vaghe (trasferirsi allo Sport, gestire programmi mai partiti) Gaudenzi ha fatto ricorso e lo ha vinto, costringendo la Rai a prendere atto della necessità di proporre alternative concrete ai dipendenti e soprattutto consone alla loro conclamata professionalità. La sottolineatura delle «tre proposte in un arco temporale ridotto» è in linea con una precisa indicazione sindacale dell’Usigrai. La sentenza è considerata rivoluzionaria perché apre la porta ad analoghi ricorsi per situazioni molto simili. Ora al settimo piano dovranno correre ai ripari per redigere un protocollo d’ingaggio utile ai direttori determinati a «spazzare via» il vecchio per far posto al nuovo e più fidato (o più politicamente allineato) dirigente. Le fibrillazioni redazionali sono un leit motiv in questo periodo di transizione e non è solo Maggioni a vivere giornate agitate. A Raisport la tensione è alle stelle fra la direttrice, Alessandra De Stefano, e la redazione di Milano, che si sentirebbe discriminata: nessun vicedirettore è stato nominato a Milano negli ultimi 20 anni, fra i 30 professionisti c’è una continua riduzione di graduati (un solo caporedattore mentre nel 2018 erano cinque) e le scelte redazionali sarebbero sempre orientate a privilegiare i colleghi romani, in prima linea anche nel seguire Inter e Milan. A peggiorare il clima ci sarebbe una gaffe digitale di De Stefano che avrebbe indirizzato per sbaglio una mail a tutti i giornalisti con un suo apprezzamento poco istituzionale nei confronti del delegato sindacale. L’errore è sotto la lente dell’Usigrai con il rischio di un procedimento disciplinare a carico della direttrice per violazione del codice etico. Non sono esclusi risvolti legali. De Stefano sarebbe anche disponibile a fare un passo di lato, il suo sogno è diventare corrispondente da Parigi. Ma lì resiste Giovanna Botteri, prima della lista dei pensionandi con licenza di proroga. Quella del contratto eterno è una singolare consuetudine Rai: Franco Di Mare da pensionato ha avuto un programma tutto per sé, Donatella Scarnati ha ottenuto la proroga, Gigi Marzullo è incrostato nella tappezzeria. Un giorno la Corte dei conti potrebbe avere qualcosa da ridire.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)