2019-03-28
Gallinari domina in Nba. Con i suoi Clippers ha schiacciato LeBron
È la sua miglior stagione negli Usa: trascina ai playoff la squadra minore di Los Angeles, umiliando i Lakers dei divi hollywoodiani. «Sono italiano, l'allenatore Doc Rivers sa che me la cavo benissimo nello stappare le bottiglie», dice Danilo Gallinari negli spogliatoi dei Minnesota Timberwolves. I suoi Los Angeles Clippers stappano champagne per la vittoria in trasferta (111-122 il punteggio, è l'undicesima vittoria a casa dei Wolves su 12 partite disputate) che significa accesso ai playoff Nba. La prima volta per il cestista italiano dal 2012. L'undicesima, per i Los Angeles Clippers, da quando esistono con questa denominazione, cioè dal 1984. I Clippers, della città di Los Angeles, sono da sempre considerati l'ala cestista reietta, l'esempio di franchigia sportiva perdente, lasca per risultati e un po' sfigata per progettualità. Specie se confrontata con i monumentali Los Angeles Lakers, i vincenti, ricchissimi per portafoglio, eticamente superiori per statuto introiettato, imbevuti di retorica plaudente anche in virtù di una tifoseria molto a là page: Leonardo Di Caprio, Denzel Washington, Ice Cube, i Red Hot Chili Peppers. L'intellighenzia hollywooodiana ultraliberal, ecologista, ontologicamente colma di buone intenzioni, per i Lakers si spella le mani. Ma da un po' di tempo a questa parte, anziché stappare champagne, può solo raccogliere i cocci di un'ennesima mancata qualificazione ai playoff. Non ci vanno dal 2014. Pur avendo quest'anno a libro paga il trentaquattrenne LeBron James, stella Nba con quadriennale da 154 milioni di dollari - 33 milioni di dollari a stagione - attualmente il secondo ingaggio più alto del basket d'America. Per la squadra che ha Magic Johnson come presidente è una sorta di tragedia greca in cui non si vede la luce in fondo al tunnel. A meno di nuovi, cospicui investimenti che le consentiranno di rialzare la testa nelle prossime annate. Per i Los Angeles Clippers trascinati dall'italiano Gallinari, il successo di martedì è invece la soddisfazione di Davide su Golia. Sesta vittoria consecutiva, la striscia vincente più lunga dell'intera lega, 11-1 di un record che ha nel mese di marzo il suo culmine. Gallinari serra i ranghi, è diventato punto di riferimento al centro del campo, da dieci partite di fila realizza almeno 20 punti, numeri che lo eleggono a miglior realizzatore dei Clippers. Nell'ultima partita ha timbrato 25 punti, 10 rimbalzi, 7/16 dal campo, 6/9 dall'arco; il bottino più elevato per numero di canestri a bersaglio dalla lunga distanza in stagione. I Clippers hanno incasellato la vittoria numero 45 dell'anno. Anno da considerarsi il più entusiasmante in carriera per Gallinari: 19,8 di media punti, 6 di rimbalzi, 2,5 di assist, con una percentuale di tiri da 3 punti del 43,8% (di poco inferiore al sontuoso 44,4% totalizzato al suo esordio in Nba con la maglia di New York). I Clippers, guidati dall'allenatore Doc Rivers, occupano la quinta posizione nella conference Ovest, in scia agli Houston Rockets, vicini a quel quarto posto che consentirebbe di partire in posizione di vantaggio ai playoff. Il basket ricco di Los Angeles, targato Lakers, quest'anno non può vantare numeri del genere. La stagione di LeBron James, costellata di infortuni, ha viaggiato sulla media di 27.4 punti, 8.5 rimbalzi e 8.1 assist. Un ruolino eccellente, di tutto rispetto, non sufficiente però a qualificarsi per la post season. A LeBron non accadeva dal 2005 di mancare la qualificazione. Ai Lakers accade ormai da sei anni. «La stagione è stata molto complicata per tutti noi, tanti imprevisti ci hanno messo i bastoni tra le ruote. Gli infortuni e le sospensioni fanno parte del gioco. Ma la verità è che spesso non siamo riusciti a dare continuità al nostro gioco. Non dobbiamo abbatterci, dobbiamo continuare a lavorare sodo per provare a migliorare giorno dopo giorno. I playoff non te li regala nessuno e per ottenerli bisogna faticare. Personalmente mi impegno già ora a continuare a lavorare duramente per cercare di aiutare il più possibile la squadra nella prossima stagione», ha ammesso il gigante di colore della squadra gialloviola. Una cosa è sicura. Indipendentemente da come proseguirà il cammino dei Los Angeles Clippers in questa stagione, nella prossima il copione sarà lo stesso di sempre. Partiranno come outsider, tra la sottovalutazione generale e la consapevolezza di interpretare il ruolo della periferia contro il grande centro. Beninteso, lo sport resta tale e trasformarlo in paradigma socio politico può sembrare una scelta tirata per i capelli. E però i sedimenti dell'immaginario collettivo a volte si riempiono di suggestioni collaterali. Impossibile non pensare alla piccola realtà sottovalutata che supera i grandi strafavoriti senza vederci dentro una modesta metafora dei nostri tempi: il lavoratore del piccolo paese di provincia sbeffeggiato dalle conventicole cittadine di intellettuali ricchi e tacciato di populismo perché non del tutto ricettivo verso i dogmi del politicamente corretto, si prende una rivalsa in cabina elettorale e contribuisce a determinare risultati che nessun sondaggista aveva sulle prime previsto. Se poi ci si aggiunge che a contribuire alla rivalsa dei piccoli Clippers sui grandi Lakers ci ha pensato un campione italiano, e se quel campione italiano continuasse a inanellare prestazioni sopra le righe, c'è il rischio che in casa Clippers a uno come Danilo Gallinari facciano un monumento. Un privilegio, ma anche un rischio. Di questi tempi a Los Angeles le statue commemorative sono insidiate da foga iconoclasta: ne sa qualcosa la statua di Cristoforo Colombo, abbattuta perché colpevole di rievocare le imprese di un uomo del Quattrocento, accusato di «genocidio» per aver «sterminato i popoli nativi» dagli ossessi dell'antirazzismo, dunque ormai poco in linea con i dettami del pensiero dominante. Quel pensiero, guarda un po', di cui molte stelle hollywoodiane che tifano Lakers sono strenue sostenitrici.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)