2023-10-05
Peggio di Galli c’è solo chi adesso lo tradisce
Massimo Gramellini sul «Corriere» prega i giudici di assolvere il professore nel processo per i concorsi universitari truccati, rimarcando il suo «senso di superiorità» che faceva sempre «sentire in colpa» il prossimo in pandemia. Tutti difetti su cui all’epoca sorvolò.C’è gente che i cosiddetti no vax non riesce proprio a dimenticarseli. Ne è ancora ossessionata, li teme e ne intravede ovunque l’ombra tenebrosa, se va al ristorante se li ritrova persino nella minestra. È di sicuro, questo, un principio di ossessione da cui sono attanagliati coloro che negli ultimi anni hanno amorevolmente servito la Cattedrale sanitaria e non sono in grado di sopportare la consapevolezza dei clamorosi errori che essa ha commesso durante la pandemia. Succede, dunque, che il professore emerito Alberto Mantovani si affanni a dichiarare che il Nobel conferito a chi ha studiato la tecnologia mRna sia un «premio per zittire i no vax», come se a montare la cagnara negli ultimi anni fossero stati i non vaccinati e non i solerti tifosi della tirannia medicalizzata. Su una linea analoga si è collocato ieri Massimo Gramellini, che ha dedicato la sua rubrica sul Corriere della Sera a Massimo Galli, virostar a fine carriera. «Faccio un tifo spudorato per l’innocenza di Massimo Galli, l’infettivologo allergico alla simpatia appena rinviato a giudizio per una ordinaria storiella o storiaccia di concorsi pilotati», scrive Gramellini. «Dopo averlo saputo, ho acceso una candela sotto una sua foto (in cui esibisce il classico sguardo corrucciato) e ho cominciato a mormorare “fa’ che non sia colpevole... fa’ che non sia colpevole...”. Perché, se lo fosse, chi li terrebbe più? Non solo i No Vax, ma in genere tutti coloro che diffidano di chi si impanca a maestro di morale».Ottimo ragionamento. Bisogna che Galli, sospettato di aver turbato un concorso universitario, risulti innocente, perché altrimenti chi li sente i novax? Non c’è da sperare che un illustre professore non abbia violato la legge comportandosi come il peggiore dei baroni universitari. No, non ci si deve augurare che sia innocente perché altrimenti ne andrebbe pure della credibilità di chi lo ha fatto liberamente concionare per anni: ciò che conta del caso Galli è che non fornisca argomenti ai novax. E fin qui, guardate, potremmo pure soprassedere: si tratta di una ossessione e non sembra che finora il sistema sanitario nazionale abbia individuato le giuste terapie. Il vero problema è l’argomentazione appena successiva che Gramellini scodella con una leggerezza sconcertante. «Se c’è uno che, negli anni della pandemia, si è issato su quella cattedra senza neanche il supporto salvifico di uno strato di ironia, questi è il professor Galli», prosegue l’editorialista. E infierisce: «Sarà il suo carattere, o il mestiere di barone universitario che sembra fatto apposta per instillare in chi lo esercita un irrefrenabile senso di superiorità. Sta di fatto che ogni volta che Galli appariva in televisione con la scorta immancabile della sua autostima, io mi sentivo in colpa per qualcosa. Qualunque precauzione prendessi, non era mai abbastanza. E quando cercavo una parola di comprensione, ricevevo solo rimproveri e previsioni funeste, impartite in nome di una Scienza che perdeva ogni aspetto benevolo per trasformarsi in divinità implacabile. Al contrario di Socrate, Galli una cosa sola sapeva: di sapere tutto. Ogni dubbio per lui era un nemico, ogni obiezione un oltraggio. Un uomo cosi non può avere debolezze». Conclusione lisergica: «Signori della Corte, siate magnanimi: non fate a Galli ciò che Galli ha fatto a noi». Lette queste poche righe viene da domandarsi dove Massimo Gramellini abbia vissuto negli ultimi tre anni. Quando Galli si comportava nel modo orrendo che egli ha descritto, Gramellini dove stava e che cosa faceva? Era forse prigioniero in casa e costretto a subire le intemerate del virologo alla tv, oppure era la prima firma di uno dei maggiori quotidiani della nazione? Se il rubrichista del Corriere aveva tanto in uggia il Galli, perché non lo ha scritto? Eppure ci risulta che ne avesse facoltà e che apparisse perfino in televisione, addirittura in trasmissioni e reti che Galli lo hanno invitato a ripetizione. Anche il giornale di via Solferino, a dirla tutta, ha interpellato più volte la virostar trattandola da oracolo. E adesso scopriamo che a Gramellini tutto ciò non andava bene. Peggio: apprendiamo che la scienza non si dovrebbe praticare con sicumera e con la convinzione di essere sempre nel giusto. Ebbene, quell’arroganza l’ha senz’altro esibita Galli, ma con lui l’hanno serenamente effusa schiere di medici, sanitari ed esperti assortiti. E, di nuovo, Gramellini è stato zitto. Ha partecipato pure lui, come il suo giornale e le sue trasmissioni, alla soppressione del dubbio e del dissenso, alla denigrazione dei non vaccinati, alla trasformazione della scienza in divinità implacabile. Adesso però fa quello che si tira in dietro, quello che prende le distanze e mostra saggezza: meraviglioso il coraggio a battaglia finita. E quindi sarà pure difficilmente digeribile, sarà pure risentito e arrogante, sarà pure intollerante e incapace di ammettere i propri errori: ma almeno Galli è rimasto sé stesso, fedele alla propria negatività. E per questo emerge con un filo più di dignità rispetto a coloro che prima lo hanno assecondato, ne sono stati lodatori e ora ne parlano male. Sì, durante la pandemia molti medici hanno tradito la nostra fiducia e anche la scienza. Peggio di loro ci sono soltanto i traditori dei traditori, i complici che ora tentano di ricostruirsi una faccia dopo averla irrimediabilmente persa.