2022-04-27
Si apre il fronte della Transnistria. Putin: «A Bucha una messinscena»
Bombardate le torri radio nella regione separatista a maggioranza russa della Moldavia. Il Cremlino punta a usare questo lembo di terra per accerchiare Odessa. Lo zar all’Onu: «I colloqui vanno avanti online». Il sessantaduesimo giorno di guerra rischia di passare alla storia come l’inizio di una successione di eventi che rischiano di portarci nell’abisso. Cominciamo dalle parole: «Le tracce degli attacchi terroristici in Transnistria portano all’Ucraina». Chi l’ha detto? Il presidente dell’autoproclamata repubblica filorussa della Transnistria, che fino a questa mattina andava bene a tutti, Vadim Krasnoselsky, citato dall’agenzia Interfax. A seguito di questi fatti, ha deciso di potenziare le misure di sicurezza alzando l’allerta terrorismo, passata al «livello rosso». Prima delle sue parole il servizio stampa del ministero dell’Interno della Transnistria - attraverso l’agenzia stampa russa Tass - aveva reso noto che «questa mattina (ieri, ndr) è stato colpito il centro di trasmissione della radio russa. Le due antenne più potenti sono state distrutte. Entrambe erano usate per ritrasmettere la radio russa. Nessuno dei dipendenti della stazione radio, o la gente del posto, è stato ferito». Ma che paese è la Transnistria? Come tutte le Repubbliche nate dalla dissoluzione dell’Urss ha una storia lunga e complessa. Tuttavia il 1996 è stato l’anno nel quale, dopo anni di guerra civile interna iniziata nel 1992, divenne una repubblica presidenziale. Il cessate il fuoco fu garantito da una commissione a tre: Russia, Moldavia e Transnistria, oltre alla creazione di una zona demilitarizzata tra Moldavia e Transnistria comprendente 20 località a ridosso del fiume Dnestr. Qualche anno di relativa calma, poi il 18 marzo 2014 il governo della Transnistria, dopo l’annessione alla Russia della Crimea, chiese di aderire alla Russia. In ogni caso gli eventi di questi ultimi giorni hanno obbligato le autorità di Tiraspol, riunitesi ieri mattina, ad annullare la parata per la Festa della Vittoria sul nazismo (quello vero della Seconda guerra mondiale), prevista per il prossimo 9 maggio. Ma chi può avere l’interesse a trascinare la Transnistria, ufficialmente Repubblica Moldava di Pridniestrov o Pridnestrovie, di fatto uno Stato indipendente che non è riconosciuto dai Paesi membri dell’Onu, essendo considerato de iure parte della Moldavia? Gli ucraini no di sicuro, come conferma il generale di corpo d’armata Maurizio Boni: «Un’eventuale occupazione della Trasnistria deve essere considerata come il grimaldello per la conquista di Odessa, che non solo assicurerebbe a Mosca il controllo totale della regione del Mar Nero e del Mar d’Azov, ma infliggerebbe un colpo fatale anche all’economia dell’Ucraina, dipendente per il 70% dal traffico marittimo gestito in gran parte dai tre hub portuali di questa città. Da qui, un corridoio terrestre collegherebbe la neoconquistata regione costiera all’autoproclamata repubblica filorussa, permettendo a Mosca di proseguire con la narrativa politica già applicata in Donbas della salvaguardia delle popolazioni russofone dall’oppressione dei governi filo occidentali, quindi la firma di questi atti è fin troppo chiara. In ogni caso si era capito da giorni che Tiraspol sarebbe entrata in partita, visto che di questa eventualità avevano parlato (facendo infuriare Vladimir Putin) prima il dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko e poi il generale russo Rustam Minnekaev, che durante la conferenza stampa del 24 aprile scorso aveva raccontato che nella strategia russa c’era “una appropiazione territoriale verso la Transnistria”, necessaria alla conquista totale della parte meridionale dell’Ucraina e la creazione di quel corridoio tra Crimea e Donbass che Putin ha in mente. Come detto l’obiettivo grosso è la conquista di Odessa, che dista solo centinaio di chilometri da Tiraspol». Una formalità? Il generale Boni spegne facili entusiasmi: «Prendere Odessa? Non sarà affatto facile considerata la situazione delle forze di manovra della Federazione Russa, che devono aprirsi la strada via terra da Mikolaiv lungo un unico itinerario percorribile molto esposto ai contrattacchi delle forze di Kiev. Da escludere, inoltre, che un eventuale sbarco dal mare possa essere risolutivo considerate le difese costiere dei difensori, che hanno minato tutti i possibili punti di approdo dei mezzi da sbarco. Per conquistare Odessa i russi devono completare l’accerchiamento via terra della città, sconfiggendo le difese ben organizzate degli ucraini ed eventualmente integrando le azioni offensive terrestri con quelle dal mare. Un compito veramente molto difficile che costerebbe molto caro, più ai russi che agli ucraini, in termini di vite umane e risorse operative». Che paese è questa striscia di territorio moldavo dove vivono mezzo milione di persone (31,9% moldavi e 30,3% russi che si odiano dai tempi dell’Urss, oltre al 28,8% di ucraini)? Basta pronunciare il nome Transnistria ad un magistrato che si occupi di traffico di armi ed esseri umani o che si occupa di riciclaggio di denaro per rovinargli la giornata. Molte inchieste hanno provato che in questa striscia di terra controllata dalla mafia russa succede di tutto: traffico di droga, di armi che interessano ai terroristi ceceni e non solo e materiale radioattivo, che a queste latitudini abbonda. In serata ha parlato Putin, che a margine della visita del segretario generale dell’Onu, Antonio Gutierres, ha detto: «I colloqui vanno avanti, si tengono online, speriamo che ci siano risultati positivi. Ma senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non è possibile firmare garanzie di sicurezza sull’Ucraina», inoltre a proposito del massacro civili a Bucha ha precisato: «Sappiamo chi ha messo in scena questa provocazione a Bucha. L’esercito russo non ha nulla a che fare con quello che è avvenuto».
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