2023-02-18
Nella Francia ambientalista 5,2 milioni di abitazioni non si potranno più affittare
Dall’inizio del 2023 vige il divieto di locazione per gli alloggi di classe G+. Da qui al 2034 fuori legge anche la E. Risultato: a Parigi gli annunci crollano del 60%.Volete sapere cosa potrebbe accadere alle abitazioni degli italiani se venisse applicata la direttiva Ue sulle «case green»? Una possibile (cattiva) risposta arriva dalla Francia dove circa 5,2 milioni di unità immobiliari sono considerate dei «colabrodo energetici». I francesi devono ringraziare Emmanuel Macron - ma anche qualche sindaco come quello di Parigi, la socialista Anne Hidalgo - se le loro case sono diventate dei rottami del mercato immobiliare. Nell’agosto del 2021, quando mancavano otto mesi alla fine del primo mandato presidenziale di Macron, è stata approvata la legge «Clima e resilienza», volta a «lottare contro il cambiamento climatico e a rafforzare la resilienza rispetto agli effetti» di tale fenomeno. Il presidente francese ha voluto ingraziarsi gli elettori di sinistra, in previsione delle elezioni dell’anno successivo. Ma all’infuori dei bobò (i borghesi-bohémien cittadini) che vanno in estasi quando riescono a far crescere del basilico sul balcone, per i proprietari francesi di immobili è iniziato un vero e proprio calvario. L’incubo ha iniziato a concretizzarsi sottotraccia il 1° gennaio del 2022, quando è entrato in vigore l’obbligo di includere in tutti gli annunci immobiliari la classe di prestazione energetica, definita dopo una diagnosi di performance energetica (Dpe). Le classi applicabili vanno dalla lettera A alla lettera G+, applicata a beni più «energivori» che consumano più di 450 Kwh di energia finale per metro quadro e per anno. Nell’agosto dello scorso anno è scattato il divieto di aumentare il canone d’affitto degli immobili classificati F e G. Ma per i proprietari francesi di case e appartamenti il peggio sarebbe arrivato allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 2022. In effetti dall’inizio del 2023 è diventato effettivo un altro divieto: la locazione degli alloggi di classe G+. Anche in questo caso, non si tratta della fine dell’incubo. In effetti l’esclusione dal mercato scatterà anche per beni immobili della classe G, dal 2025; a quelli della classe F nel 2028; per finire con gli alloggi della classe E nel 2034.La tagliola scattata il primo gennaio di quest’anno ha provocato un crollo del 40% del numero di annunci di alloggi in affitto considerati poco performanti. In alcune città, come Parigi, tale calo è arrivato a toccare addirittura il 60%, come indica il sito immobiliare Seloger.com. Tutto questo nonostante la domanda di beni da affittare sia altissima. In questo modo si concretizza uno degli effetti perversi delle crociate ispirate all’ideologia ecologista: sia i proprietari che i potenziali inquilini sono perdenti. Il tutto senza nemmeno essere certi che questi sacrifici possano apportare dei veri risultati nella lotta al cambiamento climatico.L’aumento delle tensioni sul mercato degli alloggi è confermato anche dal gruppo Bpce, che riunisce le banche popolari e le casse di risparmio francesi. In un documento del 14 dicembre scorso, intitolato «Bilancio e prospettive 2023 del mercato immobiliare residenziale», l’allerta per una possibile crisi viene messa nero su bianco. Se, da un lato, la Bpce riconosce che i proprietari-locatori abbiano compreso l’obiettivo delle misure in favore del clima, dall’altro riscontra la disconnessione con la realtà del mercato abitativo. In effetti, si legge nel documento, «l’intenzione di effettuare lavori di ristrutturazione energetica riguarda solo il 32% dei locatori, per lo più giovani». Inoltre tali interventi per migliorare l’efficienza energetica sono in generale previsti «con un orizzonte temporale di 5 anni». Così molti «colabrodo energetici» resterebbero comunque fuori mercato ancora per qualche anno. A ritardare i lavori poi, per gli esperti della Bpce, contribuirebbero delle lungaggini burocratiche ma anche delle circostanze pratiche, come la presenza di inquilini negli appartamenti da ristrutturare o le autorizzazioni da ottenere dalle assemblee condominiali. Per questo, conclude il documento Bpce, «senza un cambiamento del calendario (delle esclusioni dal mercato delle classi energetiche più basse, ndr) il settore locativo privato rischia di entrare in una zona opaca» o addirittura «di contrasto che rischia di pesare ulteriormente sulle relazioni tra inquilini e proprietari». Tra questi ultimi, va ricordato, non ci sono solo dei nababbi ma anche gente comune che, magari ha risparmiato una vita per assicurarsi una piccola rendita integrativa alle sempre più magre pensioni.Come accennato, se a livello nazionale i proprietari francesi di beni immobili rischiano di subire pesantemente gli effetti della legge clima e resilienza, nelle grandi città le cose vanno anche peggio. In effetti a Parigi, Lille, Lione, Montpellier, Bordeaux e in alcuni comuni limitrofi a questi centri sono stati imposti dei limiti massimi agli affitti, con delle ordinanze prefettizie. Ad esempio, nella Ville Lumière, nella centralissima zona di Saint-Germain des Près, non si può superare la soglia dei 36,6 euro per metro quadro.In ogni caso la mannaia verde sulle case non è l’unico effetto perverso provocato dall’ideologia ecologista in Francia. Ieri sono stati pubblicati i risultati 2022 di Edf, che ha perso 17,9 miliardi di euro. Il gigante francese dell’energia che, per anni, è stato all’avanguardia nel nucleare, non è più leader. Questo è dovuto, almeno in parte, ai mancati investimenti nell’atomo, decisi durante le presidenze di François Hollande e Macron I per far piacere ai partiti ecologisti.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)