2022-04-23
Francia corsara: Amundi su Anima?
Alessandro Melzi D'Eril (Anima)
Bofa ne ipotizza l’acquisizione da parte della controllata di Crédit agricole. «In pancia» oltre 100 miliardi di euro di titoli di Stato. Il governo potrebbe quindi mettersi di traverso.Le manovre del Crédit agricole sul Banco Bpm non hanno riacceso soltanto il risiko del credito e del bancassicurativo ma anche quello del risparmio gestito. E a fare la mossa, anche in questo settore, potrebbero essere un altro alfiere che parla francese: Amundi, il cui maggior azionista è proprio l’Agricole (con il 70% del capitale). A sondare il terreno è un lungo report di Bofa securities dedicato alla società transalpina di asset management. In ventun pagine gli analisti della banca d’affari Usa valutano gli effetti della «potenziale» acquisizione di Anima di cui il Banco Bpm possiede il 19,4 per cento. La preda è ghiotta, non solo perché si tratta del più grande gruppo indipendente del risparmio gestito in Italia. La capogruppo quotata in Piazza Affari dal 2014 e guidata Alessandro Melzi d’Eril, infatti, è partecipata anche da Poste (con il 10,4%) e soprattutto ha «in pancia» oltre 100 miliardi di euro di titoli di Stato, ovvero quasi il 5% del nostro debito pubblico. Parliamo di risparmi degli italiani, dunque un target sensibile per le istituzioni. Anima ha inoltre due contratti in esclusiva con il gruppo guidato da Giuseppe Castagna (coprono un arco temporale quasi ventennale, arrivando a scadenza nel 2038) ma anche con il Monte dei Paschi (scadrà a fine 2030) . Quanto ad Amundi, ha un accordo di distribuzione con Unicredit che scadrà nel 2026 mentrè è «in coabitazione» sul Creval con la stessa Anima (il cui accordo scadrà nel 2027).Secondo gli analisti di Bank of America l’acquisizione di Anima tramite Amundi «può estrarre il pieno valore del Banco Bpm sul fronte della distribuzione. Nessun accordo del genere è stato annunciato, ma riteniamo che potrebbe essere finanziariamente e strategicamente vantaggioso per Amundi, poiché aggiungerebbe risorse, scala e distribuzione in Italia», si legge nella ricerca. Dove si sottolinea che il nostro è un mercato del risparmio gestito «strutturalmente attraente poiché la penetrazione dei fondi è relativamente bassa», rispetto ad altri Paesi europei. L’analisi dello scenario di base di Bofa presuppone un valore per Anima di 1,9 miliardi, utilizzando un premio del 30% rispetto alla capitalizzazione di mercato di 1,5 miliardi alla chiusura del 7 aprile, prima dell’annuncio dell’acquisizione della partecipazione del Banco di Castagna da parte dell’Agricole. Sempre secondo il report, un'operazione tra Amundi e Anima aumenterebbe del 10% le masse totali dell’asset manager francese e le raddoppierebbe in Italia, consolidando la sua terza posizione nel mercato nostrano del risparmio gestito con una quota del 17%. Anima è infatti quarta in classifica per dimensioni delle masse in Italia e gestisce 197 miliardi, pari all’8,1% del mercato, mentre Amundi è terza con 228 miliardi, il 9,4 per cento. Ma «il valore principale», sottolineano gli analisti, «sono i suoi accordi di partnership a lungo termine con banche italiane», tra cui appunto il Banco Bpm e Mps che prevedono un accesso privilegiato esclusivo a oltre 3.300 sportelli. Cui si aggiunge l’accordo commerciale sulla rete di Poste.Nel report di Bofa si accenna però anche ai rischi dell’operazione. A cominciare da quello politico. «La quota di Crèdit agricole nel mercato bancario sarebbe superiore al 10% con il Banco. Il settore del risparmio gestito è frammentato, ma Anima è un importante investitore obbligazionario attraverso mandati istituzionali-assicurativi e prodotti a reddito fisso con circa 100 miliardi di debito sovrano italiano. L’importanza di quest’ultimo aspetto può portare le autorità a gestire la proprietà della società», conclude Bofa.