2025-07-07
Francesco Acquaroli: «Eravamo ai margini e ora ci chiamano l’Ohio d’Italia»
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli (Imagoeconomica)
Il governatore Fdi delle Marche, in corsa per la conferma: «La Meloni ci ha ridato l’attenzione che meritavamo. Voglio spostare il Festival da Sanremo a Senigallia».Francesco Acquaroli: presidente delle Marche, pardon dell’Ohio d’Italia.«Questa improvvisa attenzione un po’ mi gratifica e un po’ mi sorprende. Fino a qualche anno fa, la nostra regione era ai margini delle strategie nazionali e delle scelte governative. Adesso, invece, è diventata l’Ohio d’Italia». L’abusata metafora sottende: chi vince nel piccolo Stato americano, trionfa ovunque. «Numericamente, contiamo poco: abbiamo meno di un milione e mezzo di abitanti. Ma politicamente viene data un’importanza decisiva a queste elezioni: sembra che determineranno i destini della nazione. La verità, come sempre, sta un po’ nel mezzo».Quando si voterà?«A settembre: l’ultimo o il penultimo fine settimana del mese».Sarà la prima tornata. Seguirà il voto in altre cinque regioni. Il centrodestra, però, ancora si accapiglia sul terzo mandato: Lega favorevolissima, Forza Italia ferocemente contraria. «Sono molto laico su questi temi. Per me vanno bene due mandati, ma concedere il terzo non mi scandalizzerebbe».Altrove si cincischia, qui si tribola. Sia Elly Schlein che Giorgia Meloni sono pronte a catapultarsi nelle Marche. «La segretaria del Partito democratico è già stata ad Ancona un mese fa per la festa dell’Unità, assieme a tanti altri esponenti del suo partito: da Bonaccini a Zingaretti. La premier verrà, come accade in ogni regione, per chiudere la campagna elettorale». Il suo rivale è l’ex sindaco di Pesaro: l’eurodeputato Matteo Ricci. Non un fedelissimo della leader. «Anche a me pare di ricordare che, alle primarie del 2022, avesse fatto altre scelte». Lo appoggiano 19 sigle. «Evito di dare troppo peso a ciò che fanno o dicono gli avversari. Noi andiamo avanti per la nostra strada. All’inizio della legislatura avrei firmato per realizzare la metà delle cose che siamo riusciti a fare». Sta svicolando.«È una coalizione certamente spostata a sinistra». Calenda li ha già mollati. «Non mi stupisce». Si definiscono «l’alleanza del cambiamento». «Più che cambiamento, mi sembra restaurazione. Prima della vittoria del centrodestra, nel 2020, hanno governato per 25 anni filati. Comunque, questa è una regione molto pragmatica. Aldilà delle appartenenze, guarda i risultati e le proposte». Sembravano certi della vittoria. Ma i sondaggi vi danno ancora in testa di cinque punti. «In effetti, sono rimasti favorevoli».Ricci assalta: «Verranno massicciamente i ministri: io li chiamo i “tutor del presidente”».«E cosa dovrebbero fare? In questi anni sono stati molto presenti, dimostrando grande attenzione per il nostro territorio. Finalmente anche le Marche hanno la considerazione che meritano. L’anomalia è che non sia accaduto prima». La attacca vivacemente su tutto: dalle lista d’attesa nella sanità alle carenze infrastrutturali. «Credo che così dimostri la sua debolezza: chi ha buone idee entra nel merito, chi parla sempre male dell’avversario è in difficoltà».Perché? «Rendere conto a 19 sigle può complicare le cose. Diventa difficile avere un programma condiviso, per esempio».Il marchigiano Acquaroli ha aplomb anglosassone.«È ormai da un anno che istigano, che stuzzicano».Stoicamente, porge l’altra guancia.«Cerco di non rispondere. Aprirei querelle infinite».Vogliono la rissa.«È una tattica. Dicono falsamente che sono l’ultimo in classifica nel gradimento dei governatori spacciando un elenco incompleto. O mi danno della “brava persona”, tentando di sminuirmi».Non ci casca.«Se si approfondiscono i temi, non hanno tanto da dire. Soprattutto, visto il lunghissimo periodo in cui hanno amministrato. Pensiamo solo ai cinque anni precedenti alla mia elezione. Non sono riusciti a portare nemmeno un euro per mettere in sicurezza il territorio dopo la calamità del 2014. Per l’alluvione del 2022, invece, il governo ha stanziato 400 milioni di euro».Evita l’affondo.«Mi sforzo di non raccogliere le provocazioni. Lascio perdere i dibattiti inutili. Una parte delle persone che non va più a votare lo fa proprio per questo: è stufa di vedere la gente azzuffarsi». Un sincero moderato.«Lo sono sempre stato. Ho profondo rispetto delle istituzioni. Quando si riveste un ruolo come il mio, bisogna rappresentare tutti e rispettare ogni opinione».L’Ohio d’Italia non apprezza le baruffe.«È fatta da lavoratori responsabili e appassionati. Non siamo gente molto ideologizzata». Ricci, invece, pare scatenato: «Bocchino è il badante di Acquaroli». Si riferisce allo straripante Italo, direttore editoriale del Secolo d’Italia, suo prezioso consulente. «Mi sta dando una mano, assieme ad altri amici del partito. Come, del resto, è già capitato in altre regioni». Banalizza il celebre apporto?«Ci sono personalità, all’interno della nostra area politica, che ci sostengono. Abbiamo condiviso lo stesso percorso. Anche qua, dove sta la stranezza? Sono forse normali le faide a sinistra in cui si tifa contro il proprio candidato? Bocchino l’ho conosciuto tanti anni fa, ai tempi di Alleanza nazionale. Ma i buoni consigli, comunque, non sostituiscono visione e strategia».Imbeccate illuminanti?«Visto che siamo diventati l’Ohio d’Italia, la sua esperienza e le sue relazioni possono dare certamente un’ulteriore spinta».Lei è un esimio esponente della generazione Atreju. Le sorelle Meloni, Giorgia e Arianna, sono quasi di famiglia.«È un rapporto ultra ventennale. Da parte mia c’è stima profonda e affetto incondizionato».Si dimise dal consiglio regionale per fare il sindaco di Potenza Picena.«Vinceva il centrosinistra da un quarto di secolo. È la città in cui vivo. Dedicarmi al territorio mi ha sempre appassionato».Poi lasciò il Parlamento per candidarsi a governatore, cinque anni fa. «Eravamo alla fine del 2019, nel periodo pre natalizio. Stavo andando a Roma in macchina. Chiamò Giorgia. Mi disse che ero stato scelto come candidato presidente. Non fece nemmeno in tempo a finire la frase. Entrai in una serie di lunghe gallerie. Quando finalmente sbucai fuori dall’ultima, erano passati venti minuti. Furono tra i più lunghi della mia vita».In campagna elettorale girò tutte le Marche con la sua vecchia Golf bianca. «Alla fine il tachimetro segnava quasi 400.000 chilometri». Durante la visita in una fabbrica, i dirigenti le domandarono sorpresi: «Ma non ha uno staff?».«Siamo gente morigerata. Anche adesso i miei collaboratori si contano sulle dita di una mano».Parco, compassato e campagnolo.«Sono un marchigiano tipico: una persona tranquilla, non amo strepitare, evito i toni sopra le righe. Sono perfettamente allineato al comune sentire». La sua famiglia ha un’azienda agricola.«Ho scoperto in età avanzata la passione per le vigne e gli ulivi. Produciamo vini autoctoni: la vernaccia e la ribona». L’altra passionaccia è l’Inter.«La seguo quando posso. Prima andavo anche in trasferta».L’ultima volta?«Inter-Atalanta, qualche mese fa».Roberto Mancini, marchigiano illustrissimo, le ha servito un formidabile assist: «Acquaroli non ha governato bene, ma benissimo».«Detto da lui, è un onore immenso. Lo ammiro profondamente. Anche lui è un marchigiano doc: umile, garbato, generoso». L’ex allenatore della nazionale, con i superlativi, non ha lesinato: «Persona non perbene, ma perbenissimo».«Oltre al successo che ha avuto sia in campo che in panchina, è una persona strepitosa. Ed è uno che, in silenzio, si prodiga sempre per aiutare gli altri. Mi ha sorpreso il suo apprezzamento. Lui è una persona molto discreta, non me l’aspettavo davvero. È stato un grande onore».Per Ricci non sarebbe stima disinteressata: «La regione lo ha profumatamente pagato, con un milione di euro, per fare il testimonial del turismo».«Pensare che uno come Mancini possa farsi condizionare da una cosa del genere, è davvero fuori dal mondo. Quest’ennesima uscita infelice dimostra, ancora una volta, quanto siano in difficoltà. E comunque, grazie a quella campagna pubblicitaria, abbiamo avuto il record assoluto di turisti».Senigallia è in lizza per organizzare nel 2027 il Festival della canzone italiana, visti i pessimi rapporti tra la Rai e Sanremo. «Così, diventerebbe il Festival di Senigallia. È un’idea meravigliosa. Mi piace moltissimo. La città ha le caratteristiche perfette. C’è persino la famosa rotonda sul mare».«È il nostro disco che suona» cantava Fred Bongusto. Non c’è tempo da perdere. Bisogna coinvolgere Giorgia.«Lei è una grande appassionata di musica e di cultura».Dovrà mettere una buona parola.«Faremo di tutto per portare avanti la candidatura».Bisogna spingere.«Se ci sarà un’opportunità, di sicuro la percorreremo. Non ci sentiamo secondi a nessuno. La nostra regione è bellissima: dal mare agli Appennini, passando per colline stupende e valli mozzafiato. E poi siamo la terra di Leopardi, di Raffaello…».Di Mancini. «Se ci penso, mi emoziono ancora».
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)