2021-12-17
«Pochi i test sulle punture ai piccoli. È impossibile dire che sono sicure»
Giovanni Frajese (Getty Images)
L’endocrinologo Giovanni Frajese: «Questo vaccino è sperimentale, il via libera dell’Ema è arrivato dopo uno studio di due mesi su 3.000 bimbi. Bisognerebbe attendere due anni per avere dati certi. Sui minori l’emergenza è ingiustificata».Giovanni Frajese è professore associato di Scienze mediche tecniche applicate presso l’Università di Roma-Foro Italico. Ha suscitato un certo scalpore, nei giorni scorsi, dichiarando che non farà vaccinare sua figlia.Professore, perché ha preso questa decisione?«Ho fatto una valutazione del rischio nei bambini, osservando i dati. Guardo per esempio i dati tedeschi, ripresi da uno studio in preprint uscito il 30 novembre. Dicono che il rischio più basso legato al Covid è stato osservato nei bambini tra i 5 e gli 11 anni senza altre patologie. In questo gruppo, l’ammissione in terapia intensiva è stata di 2 casi su 100.000. Il rischio di mortalità, dice ancora lo studio, non è calcolabile perché non ci sono stati morti».In Italia però ci viene detto che l’incidenza aumenta, e che ci sono anche casi gravi. Almeno questa è la linea ufficiale.«Sarei curioso di sapere se questi casi gravi riguardano bambini che hanno altre patologie o se si tratta di bambini sani che prendono il Covid e finiscono in terapia intensiva. Questa seconda ipotesi, guardando i dati tedeschi, mi fa sorgere qualche dubbio».Quindi secondo lei ci sono più rischi che benefici nel vaccinare i piccoli?«Assolutamente sì. Ho letto la relazione dell’Advisory Committee dell’Fda del 26 ottobre fatta da Pfizer stessa. Ebbene proprio lì si spiega che il numero dei partecipanti al programma di sviluppo clinico è troppo piccolo per trovare potenziali rischi di miocarditi associati alla vaccinazione. E si aggiunge che la sicurezza a lungo termine dei vaccini per la fascia 5-11 anni sarà valutata in cinque studi di sicurezza post autorizzazione». L’obiezione più comune è questa: siamo in emergenza dunque bisogna correre. L’alternativa è non vaccinare i bambini.«Forse dovremmo chiederci quale sia la reale necessità di tutto questo. Ha senso correre questi rischi? Nelle precedenti sperimentazioni sugli adolescenti le reazioni gravi (grado 3) sono il 6,8% dopo la prima dose e 8,9% dopo la seconda. Le reazioni molto gravi (grado 4) sono 1,2 su 1.000 (3 su 2.489 partecipanti). Non sono poche». Le società italiane di pediatria dicono che la vaccinazione è assolutamente sicura per i bambini. «In America è già uscito sul Vaers, il sistema di segnalazione degli eventi avversi, il primo caso di una bambina di cinque anni deceduta quattro giorni dopo l’iniezione. Non è passato neanche un mese dall’inizio delle vaccinazioni ai bambini e abbiamo già il primo caso segnalato. Anche uno è troppo, se consideriamo quale sia l’impatto della malattia sui bambini». Lei in televisione ha detto un’altra cosa proibita. L’ha detta di fronte a Pierpaolo Sileri, che è stato suo compagno di università. Ha detto che il vaccino per i bambini è sperimentale. «Esiste un trial del National Institute of Health americano, per la precisione quello marcato Nc04816643, piuttosto chiaro. Dice che lo studio è iniziato il 4 marzo 2021 e finirà il 23 luglio 2024, data stimata. È uno studio del governo americano su Biontech. Il vero problema è che oggi si sentono tante opinioni ma pochi dati. Questo è un dato». Però continuano a dirci che il vaccino non è sperimentale. «Guardi è una questione di definizioni. Puoi anche approvare un vaccino e vedere con il tempo che cosa succede. Sperimentare significa vedere lo sviluppo nel tempo. Non stanno parlando di un veleno per cui si vede nell’immediato quante persone muoiono. Qui si tratta di capire gli effetti nel lungo periodo. L’ autorizzazione al vaccino per bambini è stata data dall’Ema con uno studio durato circa due mesi e fatto su 3.000 bambini. E non sarebbe sperimentale?». La Sip, che parla a nome dei pediatri, continua a garantire sicurezza totale. «Ne prendo atto. Dicono che è sicurissimo sulla base di uno studio di due mesi fatto su 3.000 bambini. Come facciano a dirlo non so. Dico solo che la scienza non è una fede». Diranno: lei è specialista in endocrinologia, che ne sa dei bambini?«Io sono un medico e un internista, mi occupo del paziente nella sua interezza e sono in grado di valutare un caso con molta più completezza rispetto ad altri specialisti». Quindi secondo lei che cosa si dovrebbe fare?«Si dovrebbe consentire a chi vuole di partecipare alla sperimentazione, e attendere di avere dati sufficienti sull’efficacia del vaccino, quindi uno o due anni».Di nuovo: c’è l’emergenza, non si può attendere. «Sui bambini non c’è. E poi a livello medico dopo due anni non è emergenza ma lungodegenza. In ogni caso da cittadino e medico sarei più tranquillo se Aifa facesse sorveglianza attiva post vaccino, specie nei bambini. Serve prudenza».Dicono che i bambini contagino. «Se gli altri sono protetti con il vaccino che problema c’è? Dobbiamo esporre a rischio i bambini per proteggere gli anziani? Non scherziamo».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
Continua a leggereRiduci