2018-07-19
Fra i candidati al Csm del cambiamento c’è pure un renziano pro referendum
Sulla piattaforma Rousseau il secondo nome più votato è quello di Filippo Donati, favorevole alla riforma della Carta nel 2016.Le nomine in Cassa depositi e prestiti saltano per la seconda volta. Ieri il ministro Giovanni Tria non ha consegnato la lista e ha chiesto all'attuale presidente, Claudio Costamagna, di tenere aperto il consesso fino a martedì prossimo. Le tensioni dell'ultima ora ha fatto saltare l'accordo. Il Mef era pronto a portare in assemblea, oltre al nome di Massimo Tononi (designato a presidente dall'Acri), quello di Dario Scannapieco in qualità di amministratore delegato e Fabrizio Palermo nel ruolo di direttore generale. Intorno all'ora di pranzo è stato convocato un incontro informale al quale, stando a quanto risulta alla Verità, Palermo non si sarebbe presentato. I grillini che lo sostengono avrebbero eccepito una serie di osservazioni relative alle deleghe. Formalmente l'assemblea nomina presidente e ad. Quest'ultimo una volta in carica riversa sul numero tre alcune deleghe e responsabilità. I grillini avrebbero chiesto che il pacchetto venisse definito prima. Evidentemente c'è il timore che chiuse le nomine l'ad si possa tenere stretto gran parte delle responsabilità. Una palese mancanza di fiducia. Che a quel punto è stata presa al volo dall'altra componente di governo, quella leghista, per chiedere un ulteriore rinvio. L'obiettivo a questo punto di tutte le parti, oltre al Carroccio i 5 stelle e pure il ministro Giovanni Tria , è risolvere tutto il puzzle nel medesimo giorno. Il titolare del Mef è all'estero e rientrerà solo lunedì sera. Da qui il rinvio a martedì. Lo stesso giorno il cda di Fs potrebbe decidere di anticipare l'assemblea di due giorni. Il futuro di Renato Mazzoncini, indagato a Perugia, è nelle mani di Tria. Al ministro spetta la scelta di non dargli la fiducia e di degradarlo a direttore generale. In tal caso il Carroccio ha pronto il nome di Giuseppe Bonomi, ex aeroporti Sea. Non è quindi da escludere che sempre martedì venga nominato il direttore generale del Tesoro. Davide Casaleggio si è mosso a favore di Antonio Guglielmi, analista di Mediobanca. Tria non lo vorrebbe e preferirebbe una figura interna a decisamente più istituzionale. La partita delle nomine è ormai un gioco di poker. Chi cala l'asso per ultimo vince. Un po' la stessa logica utilizzata per Csm e Copasir. «Avremo un renziano come vicepresidente del Csm!»: è questa la battuta che circolava ieri a Montecitorio tra i deputati esperti di diritto, frequentatori assidui di palazzo dei Marescialli, che hanno seguito la votazione sulla piattaforma Rousseau dei candidati dei 5 stelle per il Consiglio superiore della magistratura. Del resto la candidatura di Filippo Donati, costituzionalista fiorentino, tra i più schierati a favore del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 sostenuto dal governo di Matteo Renzi, rischia di lasciare qualche ferita e polemica nel partito del vicepremier Luigi Di Maio. Andrea Colletti, avvocato e deputato pentastellato, è sttao il primo a farlo presente su Facebook: «Non avrei mai fatto il nome del professore Filippo Donati in quanto era uno dei “costituzionalisti" a favore della deforme riforma costituzionale voluta da Renzi & company, nonché percettore di incarichi Consip e da parte di alcune amministrazioni pubbliche toscane (e sappiamo come vengono dati gli incarichi nelle varie amministrazioni comunali). Più che un nome da Movimento 5 stelle tale nome me lo sarei aspettato da uno dei sodali di Renzi e vorrei proprio sapere chi ha fatto questi nomi e con quali criteri. Noi siamo il Movimento 5 stelle e non il Partito democratico toscano!». Sono parole fin troppo chiare che però non sono servite a influenzare il voto dei militanti grillini: Donati è risultato il secondo più votato tra i cinque presentati, con 2.312 voti. Il professore toscano è stato da poco incaricato proprio da Consip per difendere la stazione appaltante della pubblica amministrazione finita in questi anni in un'indagine che ha anche coinvolto il padre di Renzi. In ogni caso a prendere più preferenze è stato invece Alberto Maria Benedetti (4.669), professore ordinario di diritto privato nel dipartimento di giurisprudenza dell'università degli studi di Genova. Benedetti è un civilista affermato, dirige gli scritti di diritto privato ed europeo della rivista giuridica Aracne, casa editrice che ha nel suo comitato scientifico l'avvocato Guido Alpa, tra i maestri del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A quanto pare Alpa, tagliato fuori da Palazzo dei Marescialli, potrebbe tornare in gioco per il posto vacante alla Corte costituzionale, dove la Lega però punta sul costituzionalista Luca Antonini. Oggi incominciato le votazioni per Palazzo dei Marescialli. Gli altri partiti al momento tengono coperte le carte, anche se tra le fila del Carroccio si parla degli avvocati Stefano Cavanna, Gabriele Fava, Luca Paolini e Carolina Lussana. Nel frattempo giochi chiusi per il Copasir, il comitato parlamentare che sorveglia i nostri servizi segreti. Anche qui Renzi l'ha spuntata, dopo un lungo braccio di ferro. Il presidente sarà il fidato Lorenzo Guerini, ex sindaco di Lodi e già vicesegretario dem nell'era renziana. Non solo. Trova posto a palazzo San Macuto anche il senatore Ernesto Magorno, renziano di ferro, calabrese e vicino all'ex ministro dell'Interno Marco Minniti, ex autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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