2020-07-28
Fontana sferra il suo contrattacco: «Nessuno dubiti della mia integrità»
Il governatore parla in Consiglio: «I rapporti tra la società di mio cognato e la Regione sono del tutto corretti ma ho comunque chiesto di rinunciare ai pagamenti. I 50.000 camici? La Lombardia non ha speso un euro».Attilio Fontana è passato al contrattacco. Dopo un weekend in cui è stato oggetto di un martellamento mediatico ostile, il governatore della Lombardia si è presentato ieri in Consiglio regionale: «Ho riflettuto molto sull'opportunità di intervenire in quest'aula, soprattutto per la preoccupazione di dare ulteriore cassa di risonanza a polemiche sterili, inutili, strumentali oltre che lesive della mia persona e del ruolo che ricopro. Ma alla fine ho deciso di essere qui non solo per affermare la verità dei fatti, ma anche per voltare pagina». Poi il nocciolo del chiarimento: «Dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama spa ( la società di proprietà del cognato Andrea Dini, ndr) e Aria ( la società regionale di committenza, ndr) non ho saputo fino al 12 maggio scorso. Sono tuttora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto, ma poiché il male è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento e di considerare quel mancato introito come un ulteriore gesto di generosità».Quindi un passo indietro temporale per completare la ricostruzione: «Erano state coinvolte delle aziende, e tutte e cinque le aziende che avevano dato la propria disponibilità a riconvertire le produzioni, hanno visto acquistate loro merci e camici. Con costi differenti. Per tutte queste aziende è valsa la medesima procedura, dopo l'autorizzazione del governo a Regione Lombardia ad effettuare una procedura semplificata per l'emergenza».«A causa degli attacchi», ha proseguito Fontana, «Regione Lombardia ha subìto un grave contraccolpo a livello di reputazione, arrivando a mettere in discussione un'eccellenza, quella del sistema sanitario lombardo, riconosciuta a livello nazionale e internazionale». «Ogni euro raccolto e speso» dalla Regione nei mesi di emergenza «ha una sua giustificazione, motivazione e una rendicontazione. Si è molto parlato della vicenda della fornitura dei camici divulgata dalla più faziosa informazione con un refrain ripetuto all'inverosimile “Dama società del cognato del presidente"», ha insistito il governatore, annotando come «l'inchiesta di Report sia stata annunciata con toni scandalistici». Fino alle conclusioni: «Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari. Il mio coinvolgimento, se di coinvolgimento si può parlare, è quello qui illustrato, nulla di più né di meno, se non il fatto che Regione Lombardia non ha speso un euro per i 50.000 camici».Eppure il fronte manettaro non arretra. In prima linea i grillini (guidati dal capogruppo in Consiglio Massimo De Rosa), che hanno confermato l'intenzione di presentare una mozione di sfiducia contro Fontana. Operazione che comunque non potrà avvenire prima di mercoledì (si è ancora in sessione di bilancio), e per la quale occorrono 16 firme (ma M5s ne ha solo 13), senza dire che l'eventuale votazione avverrebbe oltre un mese dopo. Ai fini della presentazione o no del documento sarà dunque decisivo il ruolo del Pd, il cui capogruppo Fabio Pizzul si è trincerato dietro un «stiamo valutando», mentre Italia viva non sembra orientata a firmare la mozione. Va anche tenuto presente che ieri in Consiglio regionale si è trovata una sostanziale intesa sulla Commissione d'inchiesta regionale su Covid, che potrebbe essere presieduta proprio da un esponente del Pd. Si tratta di capire se le opposizioni trasferiranno in quella sede la loro battaglia politica, o se l'ala oltranzista vorrà comunque andare allo scontro sulla sfiducia. In questo caso, non pare proprio che possano esserci cedimenti o spaccature nella maggioranza, quindi l'operazione pentastellata si infrangerebbe contro un muro. A difesa di Fontana si sono espressi alcuni colleghi governatori, da Giovanni Toti, che ha parlato di «accanimento inutile e controproducente» («La Regione Lombardia ha sofferto tanto, è stata la Regione più investita dal Covid, ovviamente c'è un doloroso strascico e non credo che serva aumentare le polemiche e i sospetti») a Luca Zaia («Prendo atto che in Lombardia hanno dato dei camici gratis: la Regione non ha pagato un camice»). A seduta del Consiglio conclusa, Fontana ha chiosato su Facebook: «Da avvocato ho studiato anni di diritto, mi rattrista vedere come da 72 ore siano emersi particolari di indagine, elementi che in pochi potevano conoscere e che temo siano finalizzati a destabilizzare un solido governo regionale e non di certo a giungere ad una verità processuale». Restano dunque pesanti interrogativi su come sia nato questo attacco mediatico e giudiziario. Pesa certamente la propensione faziosa di alcuni a ricostruire tutto - a posteriori - in termini opachi, dimenticando lo tsunami sanitario da cui la Lombardia è stata investita nelle settimane più calde del coronavirus. Potranno esserci stati passaggi burocratici da chiarire, ma la sostanza è che i camici sono arrivati e i contribuenti lombardi non hanno speso nulla. Morale: c'è da chiedersi come possa essere venuto in mente ai giustizialisti di scegliere proprio questa vicenda per condurre un attacco sgangherato al governatore leghista.