2025-09-28
Israele propone un porto ma i velisti insistono: «Vogliamo violare il blocco»
Altre barche si uniscono alla Flotilla, che rifiuta ogni soluzione diversa dalla prova di forza. Ma anche Frontex, tirata in ballo, avverte: «Non potremo difendervi».La leader del Pd fa un taglia e cuci delle parole di Mattarella, fingendo di sposarne il monito. La realtà è che non può far scendere i due dem imbarcati né accettare l’aiuto del governo. E alla fine spera nell’Ue.Lo speciale contiene due articoli.Ostinati. Un aggettivo che piace molto alla segretaria dem Elly Schlein e che ben si può attribuire ai partecipanti della Global Sumud Flotilla. Un’organizzazione cui fanno parte moltissime anime, ma solo quelle più estremiste sembrerebbero dettar legge. Sì perché a nulla sono serviti gli appelli alla responsabilità arrivati da quasi tutte le forze politiche e soprattutto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, loro non hanno nessuna intenzione di mollare. Si dirigono, ostinatamente appunto, verso la costa della Striscia di Gaza. Obiettivo: «violare il blocco».«Nonostante i sabotaggi la missione continua. L’attenzione deve essere rivolta a Gaza, dove solo all’alba di oggi sono state uccise altre 44 persone». Così la delegazione italiana della Global Sumud Flotilla sottolineando che la componente italiana è ancora presente sulle barche. «La delegazione italiana presente a bordo è composta da circa 50 persone di cui circa 40 sono rimaste a bordo e le rimanenti hanno legittimamente deciso di tornare in Italia per proseguire l’attività insieme all’equipaggio di terra. Tra di loro la portavoce Maria Elena Delia, come è stato già comunicato». Delia che ieri ha anche intrattenuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «La missione non è fine a se stessa», spiegano da Arci, presente nella missione con la barca Karma, «il vero obiettivo è rompere l’assedio e fermare il genocidio in corso». Intanto anche Frontex ha avvertito gli attivisti di non poter fare nulla in caso di attacchi: «Frontex è un’organizzazione civile il cui compito principale è supportare i Paesi dell’Ue nella gestione delle frontiere. Non siamo un’organizzazione militare, quindi non possiamo svolgere compiti militari, come la scorta di navi per la protezione in mare. Inoltre, le navi che partecipano alle operazioni Frontex non sono equipaggiate per questo scopo». Lo ha spiegato un portavoce come risposta a una sessantina di eurodeputati di The Left, Greens, S&D e Non iscritti che avevano inviato una lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per chiedere un intervento urgente di Frontex per la Global Flotilla. In questo momento le imbarcazioni hanno lasciato Creta in direzione Sud per evitare una tormenta: «abbiamo avuto un altro problema con una barca e abbiamo dovuto ricollocare circa 30 persone» ha spiegato un attivista della delegazione italiana che si trova a bordo.La situazione è seria ma la missione prosegue. Tanto che ci sono altre barche a vela in partenza da Catania. Una flotta con a bordo giornalisti internazionali e medici professionisti salperà il primo ottobre per Gaza. È stato annunciato in una conferenza stampa a Catania da Freedom Flotilla Coalition: «È un’iniziativa senza precedenti perché per due anni Israele ha negato a tutti i giornalisti stranieri di entrare a Gaza, creando uno dei blackout di stampa più severi nella storia recente. Le nostre sono azioni dirette e non violente. Le flotte cercano di fare il lavoro che i governi non hanno fatto. A tutti quelli che stanno guardando da casa diciamo: ’fate qualcosa di più’. Lo sapete che dovete». Il loro appello. La seconda flotta si chiama Thousand Madleens to Gaza. In tutto si tratta di una decina di barche, due al porticciolo di San Giovanni Li Cuti e le altre in rada. La flotta, spiegano gli organizzatori delle due nuove flottiglie, partirà per «sfidare il blocco illegale imposto da Israele a Gaza ed esporre i sistemi che rendono possibili i suoi crimini di guerra. Navigheremo perché le potenze mondiali consentono l’assedio illegale di Gaza da parte di Israele. Navigheremo per romperlo, per smascherare i sistemi che sostengono i crimini di guerra di Israele, e per affermare i diritti del popolo palestinese». Queste nuove missioni sono del tutto simboliche, perché le navi che stanno per arrivare a Gaza non aspetteranno le nuove flotte, come chiarito appunto dagli organizzatori. «Navighiamo al loro fianco ma non aspetteranno che ci uniamo a loro in mare». Insomma, proseguono i soliti toni da assemblea studentesca.Intanto prosegue il pressing del presidente della Cei, il cardinal Matteo Zuppi, affinché la Flotilla accetti la mediazione che vorrebbe far convergere le imbarcazioni della Global Sumud su Cipro dove il Patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa le accoglierebbe come garante. Si spinge per l’attivazione del Corridor for Gaza Amalthea, un sistema di aiuti che nasce da un accordo tra Cipro, Israele, Emirati Arabi, Unione europea, Stati Uniti e Unops (Onu). È un corridoio «collaudato, sicuro» spiegano fonti vicine alla mediazione, la cui attivazione potrebbe innanzitutto garantire l’incolumità degli attivisti, quindi assicurare l’arrivo gli aiuti alla popolazione e rassicurare anche Israele, che teme un accordo sottobanco della Flotilla con Hamas. «L’oggettiva preoccupazione» dicono le fonti coinvolte nella mediazione, è per l’incolumità dei membri dell’equipaggio, Israele venendo a contatto con loro potrebbe tentare un blitz per prendere il comando delle imbarcazioni magari senza «sparare» ma con azioni di dissuasione. Il ministero della Difesa israeliano avrebbe inoltre trasmesso a quello italiano, affinché la facesse arrivare al coordinamento della missione, una proposta per far sbarcare gli aiuti umanitari in un porto israeliano. Difficile tuttavia che gli attivisti accettino, sancendo anche simbolicamente l’ineludibilità di un passaggio con le autorità israeliane per aiutare Gaza.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/flotilla-forza-blocco-2674048240.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="e-una-schlein-di-flotta-e-di-governo-sta-con-gli-attivisti-e-pure-col-colle" data-post-id="2674048240" data-published-at="1759047327" data-use-pagination="False"> È una Schlein di flotta e di governo. Sta con gli attivisti e pure col Colle «Noi proseguiamo»: così il deputato del Pd Arturo Scotto confermava anche ieri alla Verità che i parlamentari del Pd (lui e l’eurodeputata Annalisa Corrado) così come il senatore del M5s Marco Croatti (lo confermano alla Verità fonti pentastellate) e l’eurodeputata dei Verdi Benedetta Scuderi continueranno a partecipare alla missione della Flotilla, nonostante l’appello a tornarsene a casa che è stato loro rivolto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Appello, quello del Quirinale, che Elly Schlein commenta facendo esercizio di doroteismo dialettico: «Condividiamo le parole, l’appello del presidente Mattarella», dice la Schlein, «che ha riconosciuto l’alto valore umanitario di questa missione. Noi già nei giorni precedenti avevamo ringraziato il Patriarcato latino di Gerusalemme per la disponibilità a una mediazione che assicurasse l’obiettivo di portate gli aiuti a Gaza e abbiamo auspicato che questo canale rimanesse aperto e che proseguisse il dialogo con la Flotilla. Noi non siamo gli organizzatori. C’è un comitato organizzativo», aggiunge la leader dem, «e delegazioni da 44 Paesi, possiamo invitare a proseguire questo dialogo sulle strade aperte per assicurare che gli aiuti arrivino e che prosegua il dialogo anche con il Patriarcato latino. E ringraziamo i nostri deputati che stanno accompagnando questa missione facendo da scorta mediatica. Ricordiamo che chi sta violando ogni norma del diritto internazionale e umanitario è Netanyahu e che questi attivisti vanno protetti». Un segretario del Pd che non ascolta un appello di Mattarella (pur elogiandolo a parole) è un qualcosa che mai ci saremmo aspettati di vedere, ma la Schlein non ha molta scelta. Innanzitutto, non può assolutamente permettere che i due parlamentari dem scendano dalla barca e quelli di M5s e Avs restino a bordo: sarebbe uno smacco terrificante in termini politici ed elettorali. In secondo luogo, aspetta le elezioni nelle Marche di oggi e domani: con un cinismo politico sconcertante, il candidato del Pd alla presidenza della Regione, Matteo Ricci, è arrivato a dire che «si vota per le Marche e per la Palestina». Infine, Elly si gioca anche una partita interna ai dem, considerato che l’appello di Mattarella è stato subito accolto con entusiasmo dai vari Lorenzo Guerini, Graziano Delrio, Filippo Sensi, quella componente sedicente «riformista» (non si ricorda una sola riforma di costoro) che fa la guerra interna al movimentismo sinistroide della segretaria. Detto ciò, mantenere la posizione «sia con la Flotilla che con Mattarella» prendendo dall’appello del capo dello Stato solo le parole che servono politicamente, ovvero il riconoscimento del carattere umanitario della missione, ma ignorandone il succo, ovvero l’invito ai parlamentari a consegnare gli aiuti a Cipro e invertire la rotta, è possibile solo per qualche giorno, non certo a lungo, perché se accadesse il peggio la Schlein verrebbe accusata di aver forzato la mano anche di fronte al monito del Quirinale. È possibile che la Schlein confidi in una soluzione diplomatica complessiva, in una mediazione accettata da tutta la missione. Non a caso lo stesso Scotto, nel pomeriggio, declina in maniera più articolata il ragionamento, non escludendo la consegna degli aiuti in sicurezza e un sereno ritorno a casa: «Escludo che ci siano mediazioni da parte del governo», dice Scotto all’Adnkronos, «piuttosto si tratta di un lavoro che stanno facendo le dirigenze della Flotilla con interlocutori diversi. Penso che non bisogna escludere nulla in questo momento, proprio perché le discussioni sono in corso. L’obiettivo della missione è l’apertura di un canale umanitario permanente, quindi ci aspettiamo che l’Unione Europea si muova in questo senso», aggiunge Scotto, «che metta in atto il diritto internazionale e che faccia pressione su Netanyahu per interrompere il blocco navale. Bisogna che l’Europa prenda una posizione netta».Non siamo quindi di fronte a un atto di generoso eroismo, all’insegna dell’eterno motto «navigare necesse est, vivere non necesse» (navigare è necessario, vivere non è necessario), scandito da Pompeo ai soldati che durante una tempesta non volevano affrontare il mare per trasportare a Roma il grano delle province, ma alla necessità di salvare la faccia e pure la pelle. Si naviga a vista: anche Giuseppe Conte commenta gli ultimi sviluppi con grande cautela: «Il M5s», dice Conte, come riporta La Presse, «ha offerto da subito il sostegno morale a questa missione e qualsiasi decisione prenderanno noi saremo al loro fianco. Sin dall’inizio abbiamo riconosciuto l’alto valore morale di questa missione che vuole rompere metaforicamente e concretamente l’assedio su Gaza, un assedio illegittimo che sta producendo un genocidio. Ci sono dei parlamentari, c’è un nostro parlamentare, ma ha aderito come cittadino per rafforzare anche in qualche modo una presenza, dare la testimonianza sua personale di questa presenza». Se non fossimo in una situazione drammatica, immaginare che un senatore del M5s si sia imbarcato su una missione così pericolosa senza aver prima ragionato con i vertici del partito farebbe ridere.
Maria Elena Delia (Getty Images)