2021-08-15
L’ultimo ricatto di Florentino Perez: Real Madrid pronto a giocare in A
Dopo il patatrac Superlega, le tensioni fra il patron dei blancos e i vertici della Liga spagnola non calano. I media iberici: «Valutata iscrizione ad altre leghe», fra cui quella italiana, la Bundesliga e la Premier League. Chi ha bisogno delle serie televisive con colpi di scena a ripetizione, dei polpettoni letterari acchiappa lettori, delle storie d'amore sotto l'ombrellone, da quando esistono i funambolismi narrativi garantiti dai massimi dirigenti del calcio europeo? Da un po' di mesi a questa parte ne ascoltiamo di tutti i colori, ogni giorno rimpalla una notizia nuova che ci fa saltare sulla sedia come in preda alla tarantella. Uno dei protagonisti del feuilleton pallonaro è Florentino Perez, deus ex machina e presidente del Real Madrid. Ieri avrebbe calato il carico da novanta. Secondo Mundo Deportivo, starebbe valutando la possibilità di lasciare la Liga spagnola, iscrivendo i suoi blancos alla Premier League, magari alla Bundesliga o, perché no, da noi, in Serie A. Pare fantapolitica, eppure i bene informati garantiscono che l'ipotesi sia verosimile. Il motivo è da ricercare nelle continue frizioni tra Perez e l'avvocato Javier Tebas Medrano, alto dirigente del campionato iberico e arcinemico del progetto Superlega, di cui Perez è stato promotore e che, benché sia ufficialmente naufragato, continua a macinare strascichi sottotraccia. L'ultimo scontro tra i due è stato di natura economica. Tebas ha da poco concluso un vantaggioso accordo tra la Liga Spagnola e il fondo d'investimento Cvc, che ha accettato di diventare detentore del 10% delle quote del torneo, garantendo un'iniezione di liquidità pari a 2,7 miliardi di euro, da redistribuire sulla base dei diritti televisivi e del blasone, a tutte le squadre iscritte. «Risulta evidente che, soprattutto per il Real Madrid, questo incremento di risorse ai club affinché siano più competitivi, migliorino le loro strutture e portino a una Liga più grande non favorisce il modello di Superlega che vuole creare Florentino», ha commentato Tebas.Da qui la reazione del leader maximo della squadra con più Champions League in bacheca d'Europa, a tutti gli effetti una sorta di provocazione che sancisce una guerra tra bande interna multilivello: Perez contro Aleksandr Ceferin, presidente Uefa, ma anche Perez contro Tebas, Agnelli pronto a spalleggiare Perez, gli sceicchi emiratini proprietari di Psg e Manchester City schierati con Ceferin. Insomma, un pasticcio. Al momento Real, Barcellona e Juventus hanno solo da perderci, perché il naufragio della Superlega sta avvantaggiando parigini e citizens, impegnati a far man bassa di campioni sul mercato. E però l'Uefa ha promesso di imporre nuove norme al fair play finanziario per evitare vantaggi iniqui a una manciata di società amiche. A poche ore dalla notizia, è giunta la smentita del Real: «Viste le informazioni pubblicate oggi dal quotidiano Mundo Deportivo, in cui si dice che il nostro club avrebbe studiato l'ipotesi di passare dalla Liga alla Premier League, il Real Madrid comunica che si tratta di una congettura completamente falsa, assurda e impossibile, un modo per disturbare ancora una volta la quotidianità del nostro club», recita il comunicato ufficiale. Sempre Perez è finito al centro di un'altra polemica. Sarebbe stato il macchinatore della cessione di Leo Messi dal Barcellona al Psg, e l'avrebbe fatto per consentire al suo Real di ingaggiare addirittura Kylian Mbappé. Così sostiene Jaume Llopis, ex dirigente blaugrana, interpellato da La Vanguardia: «La partenza di Messi è una manovra volta a favorire Florentino Perez. Immaginate se ora Mbappé dovesse finire al Real Madrid. Laporta è stato convinto da Ferran Reverter, il nuovo Ceo del Barcellona, che non è possibile firmare con il fondo Cvc, non potendo così negoziare il nuovo ingaggio di Messi. Florentino Perez e Ferran Reverter sono amici da molto tempo e hanno influenzato Laporta nella sua scelta. Mancano 25 giorni alla fine del mercato, c'era tempo per cercare soluzioni alternative. Invece Messi è stato già lasciato andare, e Perez potrebbe trovare i soldi per tentare il colpaccio». Anche in questo caso, è giunta puntuale la smentita dell'interessato: «Tutto falso, mi auguro che Llopis rettifichi queste affermazioni avulse dalla realtà», risponde piccato il presidente madrileno. Gira e rigira, le ragioni alla base delle baruffe sono di natura economica. La pandemia ha segnato l'anno zero del calcio europeo, innescando tentativi maldestri come la Superlega, la recente notizia di un progetto dell'Uefa per finanziare i club continentali con una sorta di piano Marshall per rimpinguarne le casse in dissesto, le promesse, tutte da verificare, dell'istituzione di un efficace salary cap. Ma anche, perché no, le voci incontrollate che vorrebbero un futuro del pallone professionistico con partite più brevi, numero di sostituzioni illimitate, espedienti inediti per alimentare lo spettacolo e coinvolgere i giovanissimi, abituati ai match sulla Playstation. Tutti indizi evidenti di un pentolone che ribolle e di un calcio pronto a mutar pelle per venire incontro alle nuove esigenze di mercato e sopravvivere agli standard smodati a cui si è abituato da troppo tempo. In parole semplici: siamo solo ai primi capitoli del feuilleton.
Jose Mourinho (Getty Images)