2024-05-06
I (finti) censurati sono maestri di censura
Milo Manara, celebre per i suoi disegni di donne sensuali, smonta il piagnisteo dei progressisti: «Temono che io offenda il genere femminile e mi oscurano più dei conservatori. Lo stop a Scurati in tv? Una porcata, ma mi infastidisce chi parla di allarme fascismo».Luca Ricolfi, cogliendo nel segno, l’ha chiamata «la mutazione». Un tempo, ha spiegato, a censurare erano per lo più conservatori troppo zelanti e bigotti.Da qualche tempo, invece, il bigottismo e l’intolleranza si sono trasferiti a sinistra, o meglio in quella parte della sinistra che ha aderito alla religione del politicamente corretto e sostituito il libertarismo con la cultura della cancellazione. Rispetto ai nuovi intolleranti, per altro, i censori del passato avevano una qualità in più: in fondo erano onesti. Censuravano e rivendicavano le loro azioni, le presentavano come necessarie al fine di preservare la pubblica morale. Oggi, al contrario, i censori oscurano e discriminano, ma esibiscono un insopportabile doppio standard. Fingono, cioè, di essere loro le vittime: cancellano ma si presentano come cancellati. urla e strepiti Da giorni i principali media progressisti strepitano e si disperano per le sorti della libertà di stampa. Sostengono che il governo di destra stia occupando militarmente la Rai e stia limitando il dibattito pubblico e di conseguenza danneggiando la democrazia. Ora, si dà il caso che questi media siano gli stessi che dal 2020 a oggi hanno inventato mordacchie e gogne di ogni tipo. Hanno chiesto che i critici del vaccino non trovassero spazio in televisione, hanno pubblicato liste di proscrizione dei presunti putiniani, hanno eliminato articoli dalle loro stesse pagine perché non erano abbastanza fedeli alla linea in materia di politica internazionale. Si tratta di giornali che fanno riferimento a un universo culturale che si mobilita di continuo per chiedere la cancellazione di eventi pubblici e presentazioni di libri, e che propone frequentemente leggi liberticide per punire con il carcere chi utilizzi un linguaggio non gradito al ministero della Verità. Nonostante ciò, questi giornali e i loro politici di riferimento non hanno remore a presentarsi come vittime della censura, ancora gridano al ritorno del fascismo evocando il caso Scurati.Guardiamo in faccia la realtà: quella vicenda è stata di sicuro un brutto spettacolo malamente gestito dai dirigenti Rai. Ma le parole e il volto dello scrittore hanno potuto circolare ovunque, e con enorme risonanza. Di sicuro presunti no vax e putiniani non hanno potuto godere della stessa pubblicità. Ciò dovrebbe dimostrare, almeno, che non c’è alcun regime, che non è ritornata alcuna dittatura. Niente da fare: i giornalisti Rai hanno comunque deciso di scioperare contro il totalitarismo che non c’è. Poco male, ne hanno facoltà. Ma persino mentre incrociano le braccia per la libertà di stampa riescono a mostrarsi intolleranti. Se la prendono con il nuovo sindacato destrorso Unirai accusandolo di «boicottare lo sciopero». In realtà, gli iscritti a Unirai hanno scelto semplicemente di non aderire alla mobilitazione. Hanno tutto il diritto di non condividere le ragioni di uno sciopero, ma tanto basta a farli passare per amanti della censura. Tradotto: sei libero di esprimere le tue idee a patto che queste siano conformi a quelle del fronte progressista. Ecco la mutazione di cui parla Ricolfi: la parte politica che bramava la «liberazione» si è rivelata la più liberticida. E persino sul fronte di quella che una volta si chiamava sinistra qualcuno se ne è reso conto. A tale proposito risulta illuminante l’intervista concessa alla Stampa (dove nonostante tutto qualche scintilla di libertà ancora permane) da Milo Manara, un autore che alla liberazione dei corpi e della sessualità ha dedicato l’illustre carriera. Interpellato da Caterina Soffici, il maestro (78 anni) ha elencato le numerose censure che ha subito in passato e continua a subire. E ha spiegato candidamente: «Oggi rispetto a una certa rappresentazione dell’erotismo e del corpo della donna la censura non viene più solo da destra, come prima, ma anche da sinistra. Perché si ha sempre il timore di urtare qualche sensibilità». maestro Manara è uomo di sinistra, non sembra apprezzare per nulla Giorgia Meloni e la destra, di sicuro è antifascista e di sicuro non ha gradito la gestione della vicenda Scurati. «Credo che sia una porcata censurare chiunque. Nel caso di Scurati la porcata è aver invocato motivi economici. Non possono dirmi che 1.800 euro è troppo, è una presa in giro. Se penso a quanto erano i cachet della Carrà, che allora prendeva miliardi di lire. O quanto prendono i presentatori di Sanremo. Non si censura nessuno, l’unico limite è la legge». Sentite però che cosa aggiunge subito dopo: «Non credo che stia tornando il fascismo. [...] Mi ha dato fastidio che la sinistra abbia fatto la campagna elettorale agitando la paura del fascismo. Prima lo spauracchio di Berlusconi, ora del fascismo. Se ci fosse veramente il pericolo di fascismo dovresti prendere il fucile e andare in montagna, come hanno fatto i partigiani. Ci vuole un po’ di rispetto per le parole, per le vittime vere del fascismo». Ecco: occorre avere rispetto delle parole, e della realtà. Se ci si vuole preoccupare della libertà di espressione, bisognerebbe occuparsi delle vere vittime di censura. Bisognerebbe tutelare il dissenso che non trova spazio, e invece si sciopera per chiedere che il pensiero dominante diventi ancora più pervasivo e soffocante.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.