
Da Benin City (Nigeria)
Quest'anno la pioggia non sembra aver dato tregua al Centrafrica e più precisamente alla Nigeria. Forse non tutti sanno che con il periodo delle piogge il traffico di esseri umani regredisce parecchio. Sta di fatto che l'unica strada che collega Benin City con la capitale Abuja ai centri amministrativi e commerciali di Lagos e Port Harcourt è in condizioni precarie. Alla partenza verso l'Occidente molti dei giovani migranti portano con sé i propri risparmi, ma il loro passaggio verso i porti africani è conosciuto da molti criminali. Sull' unica via di comunicazione che ha le sembianze di una superstrada il mezzo di trasporto deve avere un'andatura sostenuta poiché attraversa vaste foreste tropicali dove bande criminali travestite da poliziotti e gruppi di terroristi incappucciati sono pronti ad attaccare tutti i veicoli che hanno un'andatura lenta.
Ultimamente le aree fluviali del Niger nell'area di Benin City sono state evacuate a causa di una esondazione distruttiva che ha messo in ginocchio l'intero Stato dell'Edo. Un milione di persone hanno dovuto abbandonare le proprie baracche, la propria regione, diventando profughe. Ciò ha reso impossibili gli aiuti umanitari internazionali. Le associazioni nazionali sono senza soldi e si preoccupano ognuna di portare a casa ciò che resta da spartizioni internazionali. Mi permetto di aprire una parentesi. Forse non tutti sanno che quando si gettano i vestiti usati in uno dei cassonetti della Caritas o altre associazioni umanitarie non si dovrebbe più pensare di aver donato inutili pezzi di stoffa alle genti povere del terzo mondo. Si deve essere consapevoli di aver incrementato il business della filiera commerciale che parte dall'Italia e arriva dopo un lunghissimo viaggio all'ambulante africano che si è indebitato per ricevere la merce, gli indumenti gettati via nel nostro Paese.
Al nord l'organizzazione criminale di Boko Haram miete ancora vittime, è insaziabile, mentre l'Unicef a Benin City organizza seminari per i giornalisti nigeriani con la speranza di riuscire nell'intento di sensibilizzazione globale. Purtroppo le notizie dall'Italia non arrivano facilmente in Nigeria. Interi nuclei familiari si riuniscono nelle proprie baracche durante il giorno concentrando le proprie energie sulla lettura delle mappe di Google, seguendo sentieri e strade visualizzate sul monitor del telefono o del computer. Il governo locale non conosce le problematiche reali dell'immigrazione in Italia, ma se pure le conoscesse non sarebbe interessato.
Mi sono permesso di fare una domanda a un gruppo di giornalisti e reporter di una televisione governativa nigeriana: «In Italia abbiamo avuto dei casi criminali in cui donne e giovani sono state tagliate a pezzi per essere forse utilizzate in rituali Voodoo».
La risposta è stata: «Dio mio, sono pratiche ritualistiche utilizzate molto in Nigeria! Certo non eravamo al corrente che in Italia tali rituali si compissero.».
Intanto sta terminando il lunghissimo periodo delle piogge. Il sole torna a splendere inesorabile per tutto il giorno dalle 6 di mattina fino alle 20 circa e la vita lentamente torna alla normalità sotto i benamati 45 gradi all'ombra.
Ora i negromanti si stanno riorganizzando per benedire i nuovi giovani migranti pronti alla partenza e in cerca di chimere, moltissimi sono i mariti che mandano le mogli e i figli in perlustrazione in Italia per cercare di «conquistare» il permesso di soggiorno e poi arrivare legalmente attraverso il ricongiungimento familiare, inoltre ci sono donne ossessionate dalla ricchezza facile che sono state relegate nelle baracche durante il lunghissimo inverno e ora sono pronte per intraprendere la strada della prostituzione. Insomma i casi sono innumerevoli.
L'estate dunque è alle porte e per i trafficanti inizia il giro di perlustrazione dei villaggi. Nel mio mestiere di regista e cineoperatore ma anche di responsabile di progetti umanitari in Nigeria mi sono trovato spesso e volentieri a riprendere nuclei familiari anche monogenitore con almeno undici o quattordici figli. Alla domanda cosa volessero fare nella vita i capifamiglia prendevano la parola e rispondevano all'unaminità: «Preghiamo l'arrivo di un bianco che se li porti in occidente affinché studino e diventino ricchi, guarda mia figlia se la vuoi dammi 200 dollari». Fu un progetto di film molto interessante, successivamente il materiale raccolto servì alla Scuola di cinema per giovani di strada dell'associazione Mater Africa per la cooperazione internazionale per produrre insieme agli studenti il documentario reportage EZ babies from Africa che per l'appunto raccontava la vendita dei bambini nei villaggi lungo il corso del fiume Niger.
E a tale riguardo mi chiedo se uno dei ragazzi proveniente da quei villaggi dell'entroterra nigeriana fosse faccia a faccia con un funzionario pubblico per la richiesta di un permesso di soggiorno o di asilo politico come potrebbe svolgersi il colloquio ?
Solo qualche settimana fa ho incontrato un funzionario del ministero dell'Interno, viceprefetto di una città piemontese di poco più di 100.000 abitanti per capire come poter attuare un progetto di comunicazione radiofonica in lingua Pidgin english per migranti africani. Una trasmissione radiofonica dinamica che possa informare i migranti sulla vita sociale in città ma anche trasmettere notizie importanti a livello nazionale come il reddito di cittadinanza e via dicendo. Ebbene il viceprefetto mi disse che i colloqui con i migranti, e in special modo i nigeriani, vengono condotti senza altre presenze, eventualmente - in alcuni casi - con la sola interprete. Una volta ascoltato il migrante, ha la facoltà lui soltanto di accordare il permesso di soggiorno o la richiesta d'asilo.
Pur impietrito chiesi successivamente al funzionario se fosse mai stato in Nigeria ma mi rispose: «Mai. Caro Cicala, avessi l'opportunità ci andrei per capire meglio questi giovani africani...».
Detto ciò ho pensato di scrivere e mettere a punto un progetto di formazione ed empowerment per il ministero dell'Interno italiano. Progetto che presenterei a Matteo Salvini magari attraverso il partito Fratelli d'Italia che so essere molto sensibile a proposte del genere. È un progetto di formazione con escursione e training in Nigeria, per toccare con mano la realtà di luoghi raccontati dai migranti. Con l'aiuto di dirigenti nigeriani di organizzazioni governative e funzionari ministeriali, si offrirebbe la possibilità alle forze dell'ordine, ai carabinieri e a tutti coloro che svolgono un quotidiano lavoro di dialogo con i migranti africani in Italia, di essere finalmente in grado di giudicare senza compromessi e senza pregiudizi. Il progetto oltre ad un iter formativo in Italia con docenti esperti di migrazione proseguirebbe in Nigeria dapprima in capitale ad Abuja, per poi passare a confrontarsi con le realtà di Benin City e Lagos.
Un viaggio di formazione organizzato in Nigeria per addetti ai lavori potrebbe cambiare la situazione di permessi erronei emessi a gogò e dare un forte contributo propositivo e psicologico a chi è in prima linea a difendere l'Italia.






