2025-03-03
Fini e Ruffini, la strana coppia pronta a scendere in piazza per Bruxelles
Gianfranco Fini (Imagoeconomica)
L’ex segretario dell’Msi, condannato in primo grado per la casa di Montecarlo, accoglie l’appello di Michele Serra. Con lui l’uomo delle tasse.Non è dato sapere se Michele Serra, quando ha invitato la sinistra a scendere in piazza «per l’Europa» stesse cercando di rinverdire gli antichi fasti di autore satirico. Resta che l’esito del suo appello è di una comicità finora inaudita, e l’intera operazione sembra appunto scaturita da una prima pagina di Cuore.Tra coloro che hanno entusiasticamente aderito alla sfilata del prossimo 15 marzo c’è, per esempio, la scrittrice Dacia Maraini, la quale dichiara: «I valori democratici non sono europei o occidentali, sono grandi valori umani, dunque universali: la libertà di parola, di pensiero, di movimento; il diritto di vivere in pace; l’autonomia delle istituzioni. Oggi messi a rischio e per i quali dobbiamo combattere. Non in nome di una presunta superiorità dell’Occidente, che non esiste, ma a tutela di quei valori - ripeto: universali - che nei paesi non democratici non vengono praticati perché c’è la dittatura». Sostenere che la libertà di parola sia un valore per Bruxelles - dove per lo più folli euroburocrati sono impegnati a escogitare modi per zittire le voci dissenzienti e controllare i social network - è una battuta fenomenale. A cui la Maraini aggiunge una strepitosa chiosa: «La gente non ne può più di questi atteggiamenti anti-europei assunti da grandi potenze come Russia, Cina e ora pure l’America». Capito? La gggente sono stanchi. A ogni elezione, da un po’ di tempo a questa parte, i partiti europeisti pigliano sberle a ogni latitudine, ma Dacia ne è sicura: i cittadini stanno con l’Ue. Perché? Perché lo ha deciso lei. Lei che, per altro, ama così tanto la democrazia da difendere ancora oggi il comunismo, nonostante tutto. Vogliamo però fare uno sforzo e prendere sul serio la cara Maraini. Vogliamo credere che abbia ragione, e che le masse stiano davvero con l’Ue, oltre ogni ragionevole dubbio. Del resto, per comprendere quanto sia ampio il sostegno popolare alla prossima manifestazione della sinistra, basta guardare i nomi dei politici che, finora, hanno guidato la mobilitazione chiamando gli italiani a schierarsi con l’Ucraina e con Bruxelles: in prima fila ci sono Carlo Calenda, Gianfranco Fini e Ernesto Maria Ruffini. Dei trascinatori di folle di maggior successo in giro non se ne trovano. Calenda esiste ancora politicamente grazie ai renziani che lo spernacchiano un giorno sì e l’altro pure (ieri le 30 piazze di Azione non erano propriamente gremite). Ruffini potrebbe scendere in corteo sventolando qualche cartella esattoriale, tanto per dimostrare quanto sia clamorosa la sua popolarità fra gli italiani. E Gianfranco Fini, beh, è Gianfranco Fini. In pratica abbiamo un politico senza voti, un aspirante politico senza consensi e pure senza partito, un ex politico che gli elettori hanno sbattuto fuori dal Parlamento e i giudici hanno condannato a due anni e otto mesi per la patetica vicenda della casa di Montecarlo: ecco chi sono i favolosi difensori della democrazia. Potremmo anche chiuderla qui, perché i curricula sono sufficienti. Ma c’è altro su cui divertirsi, dato che i condottieri in questione parlano anche, e proferiscono parole capaci di scaldare il cuore. Ernesto Maria Ruffini - uno con più nomi che voti - vuole collocarsi dalla parte giusta della storia spiegando che bisogna difendere Kiev in quanto baluardo delle libertà europee. E per chiarire quali siano queste libertà scrive (su Repubblica): «Ricordiamoci che tutti noi facciamo qualcosa di europeo quando curiamo una persona in un ospedale senza chiedere un documento, ma solo che cosa si sente». Forse è sfuggito, al dolce Ernesto Maria, che fino all’altro giorno - e talvolta ancora oggi - i documenti in ospedale vengano chiesti eccome: la storia recente è piena di poveretti a cui è stato chiesto il certificato vaccinale prima di accedere alle cure. Sono queste le meravigliose libertà europee che i bravi progressisti intendono celebrare. Quanto a Fini, appare molto impegnato a dare lezioni. Punta il dito contro Matteo Salvini e Giuseppe Conte, li definisce «amici di Putin». Sostiene che i «veri patrioti» debbano stare con l’Ucraina e non tollerare le esondazioni imperialiste di Donald Trump. Già il fatto che l’ex capo di Futuro e libertà pensi di poter fare la morale a qualcuno, visti i precedenti, è piuttosto ridicolo. Ma sentirlo parlare di autonomia da Washington dopo averlo visto appoggiare praticamente ogni guerra degli Usa è oltre ogni soglia del grottesco. In ogni caso, questi sono i giannizzeri di Bruxelles, gli europeisti di provata fede pronti a offrire il petto nel momento del bisogno. A pensarci bene, sono un filo pagliacceschi ma perfetti per incarnare i valori comunitari: capipopolo senza popolo per una burocrazia senza democrazia. Il giorno in cui decideranno di correre sul fronte ucraino assieme ai loro fedelissimi, allora sì che Mosca inizierà a tremare.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.