2021-04-22
Finanziatori di Giani tra i conciatori indagati
Nell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta per gli scarichi tossici in Toscana compaiono i nomi dei vertici dell'associazione che ha donato 8.000 euro per l'elezione del governatore del Pd. E la sindaca dem Giulia Deidda, coinvolta nello scandalo, non si dimetteIl 18 settembre 2020 è la giornata del rush finale della campagna elettorale per le regionali in Toscana. È un venerdì. Ed è l'ultimo giorno utile per la propaganda, prima del silenzio elettorale. Per quella sera il Partito democratico ha deciso di evitare piazza della Signoria, considerata ancora troppo da Giglio magico, preferendo piazza Santissima Annunziata per raccogliere i suoi sostenitori. Ma non è solo un'occasione per mietere consenso. Per Eugenio Giani sembra anche una giornata fortunata per le finanze. Incassa 11.000 euro di contributi per la campagna elettorale. Uno dei quali, il più consistente, da 8.000 euro, ricevuto dall'Associazione conciatori, i cui vertici sono nei guai fino al collo per quanto sta emergendo dall'inchiesta con 19 indagati sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Toscana. Alessandro Francioni, ex presidente dell'Associazione conciatori e membro del cda del Consorzio Aquarno, il depuratore in cui sarebbero finiti gli scarichi inquinanti delle imprese conciarie, è considerato dalla Procura di Firenze «l'ideatore, il promotore e il capo dell'associazione a delinquere» ipotizzata. Al pari di Piero Maccanti, direttore dell'Associazione conciatori fino al 31 dicembre 2018 e membro di cda dei consorzi Sgs, società consortile partecipata da aziende conciarie per attività di recupero di sottoprodotti di origine animale, e Poteco, che si occupa di formazione e trasferimento tecnologico del comparto conciario. Il terzo big di Assoconciatori è Franco Donati, membro del comitato esecutivo di Poteco e già presidente dell'Associazione conciatori prima di Francioni. I pm contestano anche a lui la stessa accusa. È considerato un associato semplice, invece, Aldo Gliozzi, vicedirettore dell'Associazione conciatori e poi direttore facente funzioni in sostituzione di Maccanti. Secondo l'accusa, avrebbe «dato esecuzione alle direttive impartite da Francioni, Maccanti e Donati, con piena consapevolezza del fine criminale perseguito». Farebbe parte dell'associazione a delinquere anche la giovane presidente in carica dell'Associazione dei conciatori, Maila Famiglietti. Lei, secondo gli inquirenti, avrebbe «partecipato alle azioni di condizionamento di un funzionario della Regione Toscana». Insieme ad altri indagati, secondo l'accusa, avrebbero pianificato e organizzato «distinte abusive gestioni di ingenti quantità di rifiuti prodotti dal ciclo di trattamento degli scarichi delle imprese conciarie e dal ciclo di trattamento dei rifiuti di conceria prodotti dal comparto di Santa Croce sull'Arno e recapitati nel sistema di depurazione e nel sistema di recupero e trattamento fanghi denominato Aquarno». Dopo il trattamento dei fanghi in un impianto gestito da imprenditori in odore di 'ndrangheta, poi, le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati come «Keu», ovvero altamente inquinanti, venivano mischiate con altri materiali e, classificate come materia prima per l'edilizia, venivano riutilizzate come inerti anche per i ripristini ambientali. Circa 8.000 tonnellate sarebbero state usate per la realizzazione del quinto lotto della strada 429, nel tratto che collega Empoli a Castelfiorentino. Ma alcune tonnellate sono finite anche sotto l'asfalto dell'aeroporto militare di Pisa. Un ruolo per nulla secondario, stando alla ricostruzione dell'accusa, l'avrebbe ricoperto anche Giulia Deidda, sindaco dem di Santa Croce sull'Arno (Pisa), nonché presidente del consorzio tecnologico conciario Poteco e accusata anche lei di associazione a delinquere (ieri ha incassato anche il sostegno della sua maggioranza, che le chiede di andare avanti «con determinazione»). Deidda, secondo i pm, si sarebbe messa in una posizione «di raccordo» tra la politica e gli imprenditori proprio nell'ambito della raccolta di contributi elettorali, «orientandoli verso i politici più sensibili per le istanze dei conciatori». Era, insomma, per dirla come i magistrati, una sorta di «mandatario». Dagli atti dell'inchiesta non emerge se sia stata lei a indirizzare i finanziamenti verso Giani. Ma una cosa è certa, ed emerge dalle liste dei contribuenti che hanno sostenuto il governatore nella sua corsa, su 29 finanziatori, otto sono imprese conciarie (i contributi vanno da 500 a 8.000 euro). E mentre il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Francesco Torselli sottolinea che l'Associazione conciatori «è il secondo finanziatore della campagna elettorale di Giani», aggiungendo che «su questo il presidente non sembra intenzionato a voler fare chiarezza», dall'Assoconciatori fanno sapere che ritengono di aver «agito costantemente nel rispetto della legalità». Deidda, accusata di aver operato «nell'escusivo interesse del sodalizio», sarebbe anche la «madrina» che avrebbe spinto per la riconferma di Ledo Gori nel ruolo di capo di gabinetto del governatore. Una postazione che, a sentire l'indagato per corruzione, neppure avrebbe voluto incassare: «Cosa avrei fatto? Mi hanno garantito il posto di capo di gabinetto che non volevo fare. Poi se il presidente ti chiede “mi dai una mano", cosa fai, dici no?». E la palla torna nel campo di Giani.
Jose Mourinho (Getty Images)