2021-04-06
Il filo teso fra il Pd e Mosca passa attraverso Zingaretti e Amendola
Nel 2019 l'attuale sottosegretario agli Affari Ue sedeva nel consiglio di vigilanza di Mikro kapital, fondata dal presidente della Camera di commercio italo russa che con il governatore del Lazio spinge lo Sputnik.Il centrosinistra, che interroga spesso Matteo Salvini sui rapporti tra la Lega e la Russia, dovrebbe dare un'occhiata anche in casa propria. Il Partito democratico ha avuto per tutta l'estate del 2019 come responsabile Esteri Vincenzo Amendola, che all'epoca era nel consiglio di vigilanza di Mikro kapital management in Lussemburgo, gruppo di microcredito fondato nel 2008 da Vincenzo Trani, attuale presidente della Camera di commercio italo russa e socio fondatore dello studio legale Carnelutti Russia. La storia è stata scoperta dai giornalisti di Irpimedia, testata indipendente di giornalismo investigativo. Amendola è stato in Mikro capital dal 28 febbraio al 9 settembre del 2019: il mandato sarebbe dovuto terminare nel febbraio del 2025. Le dimissioni sono arrivate quindi cinque giorni dopo la sua nomina a ministro per gli Affari europei del secondo governo Conte, ma in realtà la richiesta era stata fatta tempo prima, proprio per evitare possibili conflitti di interesse. Lo stesso staff dell'oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei tiene a precisare alla Verità che «Amendola non aveva incarichi politici all'epoca» e che il suo ruolo è stato molto breve, «di appena due consulenze» in politica estera.Di sicuro però Amendola (tra i non eletti del Pd nel 2018) era già stato nominato responsabile Esteri della segreteria di Nicola Zingaretti (15 giugno). Nel corso del 2020 aveva più volte ribadito l'importanza dell'attuazione degli accordi di Minsk, con la possibilità di superare le sanzioni con la Russia. Proprio due settimane fa il governatore della Regione Lazio ha annunciato l'accordo tra l'istituto Spallanzani di Roma e il Gamaleya di Mosca per la sperimentazione del vaccino Sputnik. A chiudere il cerchio della storia è proprio Trani, che in questi mesi è il mediatore in Italia del Fondo di investimenti russo (Rdif), finanziatore e distributore di Sputnik. C'è Trani dietro l'accordo del 9 marzo scorso tra il fondo governativo russo e la società Adienne Pharma&Biotech per iniziare la produzione in Lombardia. E c'è sempre lui dietro le firme dello Spallanzani in Regione Lazio, dove già da fine febbraio l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato aveva iniziato a chiedere all'Ema di velocizzare i tempi. Lo scrisse in una nota, del 1° marzo, ricordando di come «il vaccino russo Sputnik V si è già sottomesso alle valutazioni di Ema, ma c'è un certo ritardo nelle procedure di presa in carico», quindi per l'uomo di Zingaretti «nella situazione attuale sarebbe utile che Aifa prendesse in esame la possibilità di autorizzare in emergenza il vaccino Sputnik V così come ogni altro vaccino che si sta già utilizzando in larga parte del mondo. Oggi l'obiettivo è mettere in sicurezza le nostre comunità». Il concetto è stato ribadito la scorsa settimana dallo stesso Zingaretti che in un'intervista al Corriere della Sera è tornato a prendere di mira l'Agenzia europea del farmaco. «Alcune settimane fa è stato annunciato che la decisione verrà presa a fine aprile. Io mi auguro che siano solo tempi tecnici, non burocratici o geopolitici a ritardare così tanto la validazione», ha detto l'ex segretario dem. Ma è evidente che il discorso è geopolitico, per di più in questi giorni caratterizzato dal caso di Walter Biot, il capitano di fregata della Marina militare italiana arrestato perché avrebbe venduto documenti sensibili al Fsb, il servizio segreto russo. Lo stesso Trani, dopo i primi accordi di marzo, aveva spiegato che si sarebbe aspettato le polemiche politiche ma che il suo obiettivo era semplicemente quello di portare più vaccini possibili in Italia. La storia del presidente della Camera di commercio italo russa si può tranquillamente trovare su Internet. A raccontarla è lui stesso in un lungo articolo in cui parla degli inizi a Mosca nel 2001 («Avevo 25 anni e arrivai in Russia da semplice turista»), del lavoro nella Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) e quindi della nascita di Mikro capital management, società di microcredito che fattura in Russia ma ha sede legale in Lussemburgo: dal 2009 è anche console onorario della Repubblica di Bielorussia a Napoli. È considerato colui che ha portato il car sharing in Russia. Il suo nome era saltato fuori lo scorso anno perché Enrico Crasso, il finanziere che ha gestito per anni il patrimonio della Segreteria di Stato vaticana, lo aveva citato in un'intervista durante l'inchiesta sugli investimenti del cardinale Angelo Becciu. «Una volta mi arrivò l'indicazione di investire 30 milioni in Mikro kapital: fa prestiti alle piccole imprese, un dossier proveniente da un importante studio legale milanese e portato in Segreteria dal capo di Mikro kapital, Vincenzo Trani». Nel 2019 Trani commentò all'Adnkronos il caso dei presunti fondi russi alla Lega di Salvini. «Mi sembra una bufala poco credibile. Mai assistito a una transazione di vendita di petrolio in un hotel in 19 anni che sto qui». Se lo dice un esperto di Russia che assume nel suo gruppo anche esponenti del Pd, forse, c'è da crederci.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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