2019-09-08
Figlio di Grillo indagato per stupro. Chiariti i tempi della denuncia
La giovane che accusa l'erede del fondatore del M5s e tre amici d'averla violentata è di una nota famiglia lombarda. Non è andata dai carabinieri in Sardegna perché i suoi hanno preferito rivolgersi a quelli di Milano. Beppe Grillo da molti anni sta cercando di educare gli italiani: più energie rinnovabili, meno sprechi, più democrazia diretta. Ma le sue lezioni, in casa, potrebbero non aver attecchito. Nel 2012 era salita alla ribalta delle cronache Luna Grillo, la primogenita, figlia di primo letto: venne fermata dalla polizia e trovata in possesso di cocaina. Adesso è toccato a Ciro Grillo, classe 2001, finire nei guai. Il campioncino di savate, neo diplomato in un liceo sportivo genovese, un tipo tutto muscoli e frasi choc (sul sui profili social si leggevano sino a ieri commenti come questi: «Cazzi durissimi in Nuova Zelanda» oppure «Ti stupro bella bambina, attenta») è indagato con l'accusa di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una coetanea (deve compiere 19 anni), figlia di mamma milanese e padre norvegese. Per Ciro e i suoi tre amici genovesi (Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta, figli di un noto cardiologo, di un imprenditore e di un professionista), però, si sarebbe inventata lo stupro, anche se tre di loro hanno ammesso di aver avuto con lei un rapporto «consenziente». I quattro gentiluomini, cioè, sostengono che la fanciulla abbia accettato di soddisfare gli ardori di tre coetanei, uno dopo l'altro, come in una catena di montaggio. Lei è una bella ragazza, alta ed esile. Ha studiato in uno dei più esclusivi licei classici di Milano, è una campionessa di spada e ha molti altri interessi. Ha partecipato anche a un progetto di critica teatrale. La scena clou della vicenda si svolge all'alba di martedì 16 luglio, in uno dei due miniappartamenti con veranda aperta sul green e fantastica vista mare che la famiglia Grillo, attraverso l'immobiliare Gestimar, possiede nell'esclusivo residence Pevero Golf Club a Porto Cervo, una delle località più esclusive della Costa Smeralda. Qui, tra buche e laghetti, hanno fatto ritorno Ciro e i suoi amici dopo aver trascorso una notte di bisboccia al Billionaire di Flavio Briatore, tra vodka e champagne. Con loro ci sono le due ragazze incontrate nel locale (l'amica della giovane che ha fatto denuncia conosceva uno degli indagati). I cinque, una volta entrati in casa, hanno preparato una spaghettata, forse per assorbire i fumi dell'alcol. Nell'appartamento a fianco dormiva beata Parvin Tadjik, la mamma di Ciro Grillo. Dopo la ricca colazione salata, uno dei ragazzi, Corsiglia, si sarebbe appartato con la giovane (mentre l'amica si sarebbe addormentata su un divano) e i due avrebbero fatto sesso. Lui sostiene che la ragazza fosse consenziente, mentre lei, nella sua denuncia, ha giurato di aver provato a opporre resistenza. Giovedì i ragazzi hanno affermato davanti al procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e alla giovane pm Laura Bassani, in una non stop di interrogatori durata più di otto ore, che la giovane avrebbe volontariamente partecipato al sesso di gruppo. A confermarlo, per le difese, ci sarebbe anche un video, girato da uno dei ragazzi, in quello che potremmo definire il secondo tempo della presunta violenza. Dopo il primo amplesso, infatti, Corsiglia sarebbe andato a dormire e la giovane, erano circa le otto del mattino, sarebbe uscita in auto con gli altri tre a comprare le sigarette, ma anziché cercare soccorso o scappare, sarebbe tornata a casa con loro e, dopo aver fumato nel patio, avrebbe continuato la maratona di sesso. Ma la ragazza ha offerto tutt'altra versione: a suo dire i giovanotti le sarebbero saltati addosso uno dopo l'altro, ripresi questa volta da un telefonino. Forse quello di Capitta, il quale, però, non avrebbe abusato della ragazza. Le difese evidenziano che dopo l'episodio la ragazza avrebbe continuato la vacanza con l'amica, come se nulla fosse accaduto, denunciando il tutto solo il 26 luglio, dieci giorni dopo, una volta ritornata a Milano. La spiegazione dei parenti della vittima risulta plausibile: la figlia al telefono rispondeva a monosillabi, tradendo turbamento, ma solo allo sbarco dei genitori sull'isola avrebbe trovato il coraggio di confessare l'incubo che aveva passato alla madre. A questo punto i famigliari l'avrebbero condotta nella caserma dei carabinieri di via della Moscova a denunciare il tutto. Secondo alcuni quotidiani la versione della ragazza avrebbe convinto le psicologhe del Soccorso violenze sessuali della clinica Mangiagalli, dove è stata visitata. Forse perché una ragazza stordita dall'alcol (nel nostro codice esiste anche l'aggravante di minorata difesa, che tiene conto della forza dell'aggressore e dello stato psicofisico della vittima) può non riuscire a ribellarsi a un'aggressione e dopo aver subito la violenza può persino sentirsi in colpa, quasi complice di quanto successo. Anche se nelle prime ricostruzioni qualcosa sembra non tornare, non è facile credere che una studentessa modello con una solida situazione famigliare (il suo non sembra l'identikit di certe starlette alla ricerca di soldi o fama che hanno animato il movimento Me too e affini) e un futuro ancora da costruire possa aver inventato una storia del genere che la segnerà comunque per molti anni e non solo a livello giudiziario.Adesso i carabinieri della Compagnia Duomo di Milano attendono di avere il via libera dalla Procura di Tempio Pausania per esaminare video e chat contenuti nei cellulari sequestrati ai ragazzi. La speranza è che quei dati diano le risposte che cercano.