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Carlo Fidanza: «Assurde le multe Ue sui veicoli pesanti, serve una revisione dell' intero regolamento»

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Lo ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo nel corso della sessione plenaria dell'Eurocamera a Strasburgo.

I giudici liberano l’imam che tifa stragi
Mohammad Shahin (Ansa)

Il Viminale aveva espulso Mohamed Shahin, considerato un «pericolo per lo Stato»: disse di «essere d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre in Israele». La Corte d’Appello di Torino lo fa uscire dal Centro di rimpatrio e gli dà un permesso... premio.

In Germania hanno appena sgominato una cellula che pianificava un attentato tipo quello ai mercatini di Natale di Berlino, quando nel 2016 un tunisino giunto in Italia sui barconi fece secche 16 persone e ne ferì 56 zigzagando con un Tir in mezzo alla folla. A Sydney invece domenica altri due islamici hanno fatto tirassegno sulla spiaggia, ammazzando 15 ebrei che celebravano la festa delle luci. Tuttavia, nonostante questi episodi inquietanti, la Corte d’Appello ha deciso di rimettere in libertà l’imam di Torino che si dichiarava d’accordo con la strage del 7 ottobre del 2023 e che a proposito del massacro di 1.200 persone e il rapimento di altre 250 da parte di Hamas ritiene che non si debba parlare di «violenza». Mohammad Shahin secondo i giudici non può essere trattenuto nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Caltanissetta, perché le sue frasi sarebbero protette dalla libertà di parola e poi perché nel Cpr le condizioni sarebbero pessime. Tutto ciò mentre il Global Terrorism Index 2025 segnala che in Europa si concentra il 50 per cento delle vittime a livello mondiale, con attacchi raddoppiati in Germania, Svezia, Paesi Bassi, Svizzera e Finlandia, la maggior parte dei quali collegati allo Stato islamico, organizzazione che, benché non se ne parli, è tutt’ora viva e in attività.

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Mattarella segue la teoria di Garofani: attacca la Russia e spiazza il governo
Sergio Mattarella (Ansa)
Sferzata del Colle a chi intende «ridefinire con la forza i confini». Proprio mentre Meloni media per convincere Kiev a cedere terre.

E così il presidente Sergio Mattarella, l’uomo che, da vicepremier e ministro della Difesa del governo D’Alema, 26 anni fa contribuì fattivamente a cambiare con la forza i confini nei Balcani, facendo piovere bombe sulla Serbia al di fuori di ogni regola del diritto internazionale e senza prima informare il Parlamento, ora ci comunica che no, non è bello cambiare i confini con la forza. Anzi, se lo fa Putin si tratta di «un intendimento aberrante». E quando ha pensato bene di farcelo sapere, questo suo convincimento, Re Sergio? Beh, proprio mentre il presidente del Consiglio, cui la Costituzione riconosce la titolarità della politica estera, si accingeva a raggiungere i propri omologhi europei a Berlino, per discutere con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e gli inviati del governo americano esattamente di questo: quali concessioni territoriali Kiev sarà costretta a fare per raggiungere un accordo di pace con la Russia.

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Alle cassiere spray urticante anti-maranza
iStock
Dopo l’ennesimo episodio di violenza, un supermercato di Treviso ha deciso di dotare le sue dipendenti di un’arma al peperoncino. «Sono tutte giovani e hanno paura», ha spiegato il titolare. Anche in pieno centro città i pestaggi delle gang sono ormai un’abitudine.

Quando in una città anche le cassiere del supermercato decidono che è arrivato il momento di «armarsi», significa che la situazione sta davvero precipitando. Succede a Treviso, già prima in classifica nazionale per per atti violenti compiuti da minori e teatro - proprio un anno fa - dell’omicidio del ventiduenne Francesco Favaretto, sgozzato in pieno centro da un gruppo di giovani strafatti di ketamina.

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La cioccolata calda da bevanda sacra a elisir della felicità
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La sorbivano già i Maya e gli aztechi (per i quali era un afrodisiaco). Quando arriva in Europa diventa lo sfizio dell’alta nobiltà. Oggi è un’icona pop dalle molte varianti.

Si potrebbe pensare che la cioccolata calda sia una golosa invenzione contemporanea. E invece no. I primi a preparare cioccolata calda furono i Maya. Già prima di essi a coltivare cacao erano gli Olmechi, popolo del Mesoamerica, oggi il Messico centrale, che poi colonizzarono il centro America. La bevanda dei Maya si chiamava xocoatl, da cui deriva la nostra parola cioccolata, e si preparava tostando e poi tritando le fave di cacao con chicchi di mais, poi aggiungendo acqua, pepe e peperoncino. Per i Maya il cacao era sacro e talmente prezioso che le fave di cacao si usavano per pagare, come fossero monete. Quando arrivarono in Europa per il tramite di Cristoforo Colombo, le fave di cacao non si radicarono immediatamente nelle abitudini occidentali.

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