2021-01-31
Fico l’esploratore inizia raccogliendo la lista della spesa di grillini, dem e Iv
Pd sdraiato su Giuseppe Conte, Vito Crimi chiede il no al Mes. Matteo Renzi abbassa le penne, sogna un «contratto» e vuole la testa del commissario.Dopo gli orali si passa agli scritti. Gli esami non finiscono mai in questa crisi molto teatrale e poco concreta. Al termine della prima giornata l'esploratore Roberto Fico si trova davanti a uno scenario elementare: tutti felici di ripartire con Giuseppe Conte tranne lui, il senatore più fumantino del branco, Matteo Renzi. «Con il presidente della Camera non abbiamo mai parlato di nomi, prima vengono le idee. Vogliamo un patto scritto, un documento con un cronoprogramma su Recovery fund, vaccinazione di massa, scuola, crescita e non sussidi. Contenuti e ancora contenuti. Poi si faranno i nomi». Sul decalogo firmato sono d'accordo anche Pd e Movimento 5 stelle.La strada rimane in salita ma Renzi non chiude la porta. Dopo un'ora e mezza di colloquio sembra più morbido sul Mes, boccia Domenico Arcuri e sul resto pretende un patto firmato come quello del governo Movimento 5 stelle-Lega. È perfino sarcastico: «Voglio tutto scritto alla luce del sole per evitare riunioni notturne, per impedire che si dica o in privato cose diverse da quelle dette in pubblico. La maggioranza dipende da questo confronto». Una posizione demagogica (le priorità sono sotto gli occhi di tutti, non le scopre lui) che allunga i tempi e viene vista come una complicazione dal Quirinale, vero regista della crisi.L'obiettivo di Sergio Mattarella è il Conte ter, lo è sempre stato. E a suo modo sarebbe un record: dopo aver dato l'incarico al Conte sovranista e un anno e mezzo dopo al Conte europeista, ecco che il presidente è pronto a incoronare il Conte tecnico, con qualche competente in più per accontentare Renzi e uscire dalla palude. L'inquilino del Quirinale avrebbe ribadito a tutti la sua contrarietà rispetto alle elezioni, agitando l'alibi della pandemia nonostante il voto negli Stati Uniti, in Portogallo, in Italia alle regionali e prossimamente in Olanda. La verità è che i sondaggi con il centrodestra in netto vantaggio inducono l'arbitro con la maglietta rossa a fischiare a senso unico. Oggi per Mattarella le opzioni sono due: reincarico a Conte con rimpasto gradito a Renzi o in subordine governo del presidente (tecnico-politico) che porta il Paese al semestre bianco. Poi non si potrà più votare, quindi liberi tutti. I democratici di sinistra vogliono evitare il Nazareno, ritengono un accordo fra Italia viva, i centristi e Forza Italia il male assoluto. Pensano di avere in mano buone carte per proseguire nella lunare esperienza delle quattro sinistre e lasciano che l'ala postcomunista guidata da Nicola Zingaretti - principale responsabile del disastro economico di questi mesi - dia le carte. Ieri il segretario è stato chiaro: «Indichiamo Conte, l'unica personalità in grado di raccogliere i consensi necessari. Serve un patto di legislatura».I dem sono così sdraiati sul premier uscente da avere irritato il Quirinale: pretendevano che il capo dello Stato non passasse dall'esploratore Fico ma rimandasse subito l'avvocato degli italiani in parlamento con l'incarico in mano. Telefonate in questo senso di Goffredo Bettini e Andrea Orlando avrebbero messo di cattivo umore Mattarella per quella che ambienti vicinissimi alla più alta carica dello Stato definiscono «una petulante insistenza». Rabbonito Alessandro Di Battista, il Movimento 5 stelle riparte da Conte. «Accetteranno tutto, hanno il mutuo da pagare» era una sarcastica profezia a inizio legislatura che si sta rivelando la stella polare della politica pentastellata. Da uno vale uno a uno vale l'altro. Anche il divieto di riaccogliere Renzi è saltato. Vito Crimi, quello che disse «mai più con Renzi», ha spiegato come ammortizzare il voltafaccia: «Accantoniamo i temi divisivi, come il Mes, e andiamo avanti». Tutto questo ha un convitato di pietra, il partito del premier, una specie di fantasma che spaventa il mondo grillino. Conte andrebbe a pescare voti nello stagno dem e in quello pentastellato. Più tardi nasce, meglio è per tutti. A Montecitorio gira voce che la Regione trampolino sarebbe la Puglia, grazie al radicamento di Michele Emiliano e Francesco Boccia, interessati a sostenere l'avventura. All'amletico forzista Luigi Vitali (quello che ha cambiato parere tre volte in 24 ore) sarebbe stato offerto un posto di capolista a Bari. Dopo un certo pressing del Quirinale, il leader più manovriero sulla scacchiera si sta convincendo che i 5 stelle non reggerebbero senza Conte premier, ed è in cerca di un buon motivo per tornare sui suoi passi senza fare la figura del pusillanime. Così ha spostato l'obiettivo dal premier a tre ministeri, chiede le teste di Alfonso Bonafede (Giustizia), Lucia Azzolina (Istruzione) e Roberto Gualtieri (Economia). Più quella del supercommissario ai pasticci Arcuri - e magari del guru di Conte, Rocco Casalino. Una volta inseriti personaggi a lui graditi, sarebbe pronto al gran rientro per gestire i 209 miliardi del Recovery fund. L'idolo dei centri sociali Fico deve capire se la compravendita può ricominciare. Mattarella la chiama «praticabilità», ma sotto la patina di dignità lessicale c'è ancora il mercato del pesce.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)