2025-03-31
Strade e parchi «occupati» dalle feste di fine Ramadan. I quartieri, invasi, in rivolta
Il corteo pro Pal al termine della preghiera per la fine del Ramadan presso il Parco Dora a Torino (Ansa)
Milano si fa moschea a cielo aperto, a Torino va in scena un corteo pro Pal. A Prato musulmani ospitati in convento. Ora i residenti si sentono sempre più in minoranza.Il Ramadan in Italia si chiude con celebrazioni di massa e polemiche. Da Milano a Napoli, passando per Torino, Prato e Imperia, migliaia di musulmani si sono riuniti per la preghiera dell’Eid al-Fitr, tradotto letteralmente, la festa della fine del digiuno, trasformando piazze, parchi e palazzetti in grandi luoghi di culto. Milano si è svegliata con centinaia di musulmani che hanno occupato il Parco della Martesana, nel quartiere di Gorla, lungo il Naviglio Martesana, mentre il quartiere della Barona, nell’area sud della città, è stato investito da un afflusso di fedeli che ha mandato in tilt il traffico. La Lega accusa: «Islamici padroni di Milano». E si chiede «se il Comune ha autorizzato». Le immagini che circolano sui social raccontano di un’intera area verde trasformata in una moschea a cielo aperto. Dalle 7:30 del mattino, il canto del muezzin ha risuonato nel quartiere, svegliando molti residenti. Alla Barona, invece, l’afflusso di fedeli al centro sportivo di via De Nicola ha paralizzato la viabilità. Auto parcheggiate ovunque, autobus deviati, traffico in tilt. Silvia Sardone, eurodeputata e consigliere comunale della Lega, insieme a Samuele Piscina e Vanessa Ragazzoni, ha denunciato: «Il rispetto delle regole vale per tutti. Qualunque cittadino che organizzi un evento senza chiedere permessi viene punito, mentre per i musulmani a Milano valgono altri codici? Beppe Sala lo spieghi ai milanesi». E per Fratelli d’Italia interviene il deputato Riccardo De Corato: «Milano è sempre più filo-araba e antisemita. E ora si costruirà una moschea in via Novara su un’area comunale destinata alla Protezione Civile. È questa la priorità della giunta Sala? Presenterò un’interrogazione per chiedere trasparenza sulle autorizzazioni per il Parco Martesana e sugli oneri per l’occupazione di suolo pubblico». A Torino la celebrazione si è svolta nell’area di Borgo Dora. Migliaia di fedeli hanno preso parte alla preghiera sotto la tettoia di un’ex area industriale riconvertita a parco. Tra i presenti, anche il sindaco Stefano Lo Russo. Ma il rito religioso si è presto trasformato in un evento politico: centinaia di manifestanti hanno dato vita a un corteo ProPal, sventolando bandiere e accendendo fumogeni. Anche a Cuneo migliaia di musulmani si sono riuniti nel palazzetto dello sport di San Rocco Castagnaretta. Presenti il sindaco Patrizia Manassero, il presidente dell’associazione per il dialogo interreligioso Gigi Garelli e il consigliere regionale di Avs Giulia Marro (presenzialista dell’evento), che ha espresso solidarietà al popolo palestinese e «a chi si trova nella Striscia di Gaza, costretto a sopravvivere in condizioni drammatiche a causa della violenza del genocidio in corso». A Imperia, invece, per la preghiera di fine Ramadan i fedeli hanno scelto l’anfiteatro della Rabina. La giornata si è conclusa con un corteo per le vie di Oneglia organizzato da Roberto Hamza Piccardo, storico esponente dell’Ucoii. E anche lui ha dedicato l’evento «ai nostri fratelli e sorelle in Palestina». A spalleggiare la comunità musulmana, tra slogan contro i bombardamenti e richieste di giustizia per i palestinesi, c’erano pacifisti, militanti dell’area solidale e della sinistra alternativa. È Napoli, però, forse, la capitale italiana dell’Eid al-Fitr. Almeno per i numeri. In piazza Garibaldi ieri c’erano circa 7.000 fedeli. L’imam Amar Abdallah l’ha buttata subito in politica, rivolgendo un pensiero ai bambini di Gaza, «che in un giorno di festa, si ritrovano senza genitori o senza casa», denunciando «l’ingiustizia sionista davanti agli occhi del mondo». Nella centralissima piazza Plebiscito, invece, si sono riuniti in preghiera le comunità napoletane del Bangladesh. Mentre a Prato, la città italiana con più stranieri del Paese in rapporto alla popolazione residente, la celebrazione si è svolta nel cortile della parrocchia di San Domenico, un giardino solitamente usato come parcheggio. Il vescovo Giovanni Nerbini ha concesso gli spazi alla comunità islamica del Bangladesh: «Un atto di amicizia e convivenza», ha dichiarato prima di prendere un caffè, seduto a un tavolino del bar di piazza Duomo, con gli imam del centro islamico che l’hanno raggiunto in vescovado in segno di ringraziamento per gli spazi concessi. «Abbiamo due possibilità», ha affermato il vescovo, «o continuare con le pulizie etniche e religiose come abbiamo fatto nel passato e come avviene ancora in qualche parte del mondo, oppure andare oltre quello che è stato, non sentirsi nemici, e capire che questa terra ci è data a tutti perché l’abitiamo nella giustizia, nell’amore e nella pace». E quando è arrivata la richiesta dal centro islamico del Bangladesh, che conta circa 500 aderenti, «abbiamo deciso di permettere loro di riunirsi», ha detto Nerbini, «perché crediamo che questo gesto possa essere un atto di amicizia molto significativo nell’anno giubilare dedicato al tema della speranza». E, così, poco prima dell’alba gli attivisti del Centro islamico del Bangladesh, con molti che indossavano i tradizionali vestiti colorati da cerimonia chiamati Kurta, hanno preparato l’ambiente dispiegando tappeti e stuoie per far inginocchiare i fedeli. Il rito, come prevede la tradizione, si è svolto con la divisione tra uomini e donne (che hanno riempito una stanza del complesso). Il coordinatore del Centro, Mohammad Ajman Hossain, ha chiesto a Nerbini la possibilità di potersi incontrare di nuovo e di utilizzare anche in futuro gli ambienti di San Domenico, «sempre nel reciproco rispetto». Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto mandare un messaggio per la fine del Ramadan: «Il pluralismo religioso è un valore fondamentale dell’Italia. Nel rispetto di questi principi costituzionali, la Repubblica mantiene fermo l’impegno contro l’estremismo e l’intolleranza».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
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