2021-08-28
Ferrarini, la cordata del Conte bis in crisi per la faida del maiale cinese
Una rissa familiare affonda Wh. E complica l'operazione tentata da Pini a Amco.La Cina non porta fortuna neppure al nostro settore alimentare. Dopo i problemi economici nel calcio dell'Inter con il gruppo Suning della famiglia Zhang, ora a preoccupare sono gli scandali che stanno travolgendo Wh Group, la più grande azienda di carne suina al mondo (25 miliardi di dollari di fatturato), numero uno in Asia, Stati Uniti e con diversi accordi commerciali in Europa.Il colosso quotato a Hong Kong ha visto il 18 agosto scorso le sue azioni affondare dell'11,3%, cancellando 11,2 miliardi di dollari di Hong Kong (1,44 miliardi di dollari statunitensi) di valore di mercato. La controllata principale, Henan Shaunghui investment and development, ha perso il 5,5% sulla borsa di Shenzhen, con una perdita di 5,33 miliardi di yuan (823 milioni di dollari). La crisi, dovuta alle dichiarazioni del figlio dello storico patron ottantunenne Wang Long, minaccia il mercato mondiale ma anche quello italiano. A scatenare il putiferio è stato Wan Hongjian (51 anni) che sulla piattaforma Weibo, social cinese, ha accusato il padre di truffa, evasione fiscale e cattiva gestione dei fondi aziendali. Per i media occidentali si tratta della classica faida familiare cinese. Hongjian sostiene che Wang abbia ricevuto una partecipazione del 5% in Shuanghui da un altro azionista nel 2007 per poi rivenderla a una società di Hong Kong per 200 milioni di dollari, senza dichiararla. I due sono quasi venuti alle mani in più di una circostanza. Il padre ha smentito le accuse, ma avrebbe anche spiegato che le polemiche di questi giorni sono legate alla successione interna alla società.Come l'effetto farfalla, accade così che le dichiarazioni su Weibo abbiano effetti anche sul mercato italiano. E nello specifico uno dei concordati preventivi più importanti in corso nel nostro Paese, ovvero quello legato ai destini del gruppo Ferrarini, leader del prosciutto cotto (prosciutto di Parma e Parmigiano reggiano senza Ogm). Come scritto dalla Verità a inizio agosto, dopo i mesi di attesa per la scelta da parte della Cassazione del tribunale di competenza, Reggio Emilia, la proposta di salvataggio promossa durante il vecchio governo Conte è da rifare. Si aspetta il prossimo mese per capire i destini dell'azienda di Reggio Emilia, con di fatto ancora due proposte in campo per il salvataggio della società dell'ex vicepresidente di Confindustria Lisa Ferrarini.La prima è quella composta dal gruppo Pini e da Amco, partecipata del ministero dell'Economia che si occupa in particolare di crediti deteriorati. Entro il 30 settembre dovrà essere ripresentata la nuova offerta, mentre si attende anche un rilancio della cordata concorrente, quella composta da Intesa-Unicredit-Bonterre. Come noto, Ferrarini è gravata da 600 milioni di euro di debiti. Il prossimo 14 dicembre la Villa Rivaltella (con annesso stabilimento per la produzione di prosciutto cotto) andrà all'asta. Non ci sono ancora garanzie sulla costruzione del nuovo stabilimento.E nel frattempo sia le banche sia Amco vantano crediti per quasi 50 milioni di euro con l'azienda. In pratica scandali che stanno investendo Wh Group in Cina potrebbero avere ripercussioni sul gruppo Pini, il re della bresaola, già gravato da indagini e inchieste all'estero, in particolare in Ungheria.Va ricordato che il 28 maggio 2019 il gruppo cinese aveva perfezionato l'acquisto della quota residua del 66,5% in Pini Polonia, convertendola in una controllata indiretta al 100% della società. Pini Polonia gestisce un macello con una capacità produttiva annua di circa 4 milioni di maiali. Il completamento dell'acquisizione di Pini Polonia ha permesso a Wh Group di espandersi e migliorare l'efficienza nel settore della carne fresca di maiale nell'ex Paese sovietico. Ora bisognerà capire cosa deciderà di fare Amco.Da via XX Settembre filtra ottimismo nonostante le polemiche: non ci sono passi indietro in vista. La società del Mef aveva deciso di entrare in gioco sotto il governo Conte. Ha appoggiato il gruppo Pini anche dopo gli scandali giudiziari nell'Est Europa. Ma l'effetto farfalla cinese rischia di farsi sentire.