2025-01-26
Fenomeno Sinner. Vince il terzo Slam e fa rosicare la stampa tedesca
Finale senza storia in Australia: il numero due Alexander Zverev termina in lacrime, consolato dall’italiano. La «Bild» riparla di doping.Italia-Germania 6-3/7-6/6-3. Ma a differenza dell’epico 4-3 di Mexico 70, nella rivincita a tennis non ci sono stati i supplementari, anzi non c’è stata partita. Sul cemento australiano Jannik Sinner ha trattato il numero due mondiale Alexander Zverev da comprimario o da cameriere, fate voi. Alla fine poteva anche chiedergli 500 dollari per le due ore di lezione. Nessun dubbio, nessun batticuore, nessuna palla break concessa. Una pura formalità in tre set per liquidare l’armadio teutonico, per vincere il terzo titolo dello Slam in carriera, per fare il bis consecutivo a Melbourne, per confermarsi numero uno al mondo e per stabilire una distanza in chilometri, non in metri, fra lui e tutti gli altri. Oggi la Divina Carota non ha avversari. Oggi, agli albori della stagione 2025, c’è un uomo solo al comando. È un cannibale come lo furono Fausto Coppi, Eddy Merckx, Valentino Rossi, Michael Schumacher. E batte bandiera tricolore.Se la finale ha solo un momento di equilibrio (il tie break del secondo set), il dopopartita è perfino tenero per il siparietto fra il trionfatore gentile e lo sconfitto in lacrime. Davanti al pubblico intenerito va in scena un cartoon di Disney classic style, prima della terribile deriva woke. Zverev piange mentre ammette: «Fa schifo essere qui e non toccare il trofeo. Speravo di essere più competitivo ma sei troppo forte. Nessuno se lo merita più di te». Il tedesco ha qualche ragione per disperarsi: tre finali Slam, tre sconfitte. L’italiano lo consola così: «È stata una giornata difficile per te e per la tua famiglia. Sei un giocatore straordinario, non smettere mai di credere in te stesso. Presto potrai sollevare il tuo trofeo». Per cortesia Sinner evita di aggiungere: «Non quando avrai me di fronte». Perché i due sono campioni allo specchio, con un destino dentro la testa quando si incontrano: Sinner quello di vincere, Zverev quello di perdere. Nello Sport, a parità di forza e di velocità, l’algoritmo mentale è tutto. Se l’immenso ragazzo di San Candido (23 anni e altri dieci almeno per provare a stracciare nuovi record) può permettersi nobiltà d’animo, i tedeschi rosicano col turbo. «Una vittoria col retrogusto», titola la Bild ricordando con astio che «Sinner è risultato positivo due volte allo steroide anabolizzante Clostebol nel marzo 2024 ma non è stato ancora squalificato». La stampa è divisa, nel circo della racchetta i colpevolisti aumentano. È la solita vecchia storia, è l’alibi di chi non ce la fa ad ammettere la superiorità del fenomeno altoatesino. La faccenda del presunto doping non va comunque sottovalutata: la decisione davanti alla Corte Arbitrale dello Sport arriverà ad aprile, il rischio è una squalifica fino a due anni. Nel frattempo Sinner macina trionfi e dopo il calo di rendimento di Carlos Alcaraz - l’unico che per genialità e varietà di colpi può batterlo su qualsiasi superficie -, sembra Gulliver nell’isola dei nani. Qualche problema potrebbe arrivare dalla decisione di Darren Cahill, l’uomo che ha portato l’italiano a questi livelli, di lasciare l’impegno. Il ragazzo d’oro lo sa e un attimo dopo avere vinto in Australia ha detto: «Lo convincerò a rimanere». Il resto è tennis, una pallina gialla che rimbalza e, quando c’è Sinner di mezzo, sa perfettamente da che parte del campo concludere la sua corsa. Con lo schützen acquartierato a Montecarlo per ragioni fiscali (come tutti gli altri campioni) ci sarà da divertirsi a lungo. Spavaldo ma mai arrogante, con la dinamite nel braccio e nei quadricipiti, forte di una cultura del lavoro interiorizzata da generazioni nelle malghe che furono dell’imperatore Cecco Beppe, Sinner è come un investimento sul mattone: una certezza. E dire che all’inizio preferiva altre racchette, quelle da neve. Perché quando cresci a 1600 metri di altitudine il tuo primo pensiero è legato ai fiocchi di neve che cadono a ottobre e rimangono lì fino a primavera. Lui preferiva lo sci, per la precisione lo slalom gigante. Gli anni dell’adolescenza lo hanno forgiato per sempre. Mentre il figlio guadagna 11 milioni l’anno solo in premi, mamma Siglinde e papà Hanspeter continuano a gestire un rifugio a Sesto Pusteria, lei cameriera e lui cuoco. «Quando serve devi imparare ad abbassare la schiena e uscire nella tormenta a prendere la legna».Senza esagerare (ma forse lo stiamo facendo), per freddezza, concentrazione, potenza e precisione sembra un ragazzo biondo e taciturno che mezzo secolo fa in Svezia passava ore ad allenarsi contro un garage come Snoopy. Era Bjorn Borg. In comune c’è anche il soprannome, «Ice man». Godiamocelo senza stressarci e senza stressarlo. Nel frattempo, una carezza alla cicogna coraggiosa che questa volta non si è fermata in Germania (Boris Becker) o in Svizzera (Roger Federer) ma è riuscita ad attraversare le Alpi. E un pensiero riconoscente ai cartografi che nel 1919, alla fine della Grande Guerra, disegnarono il confine del Sud Tirolo. Qualche chilometro più a nord e ci saremmo fermati al doppio misto o al doppio fallo.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)