2019-02-28
Femminicidi e lecca lecca fallici nelle fiabe che si leggono in classe
Accuse di sessismo contro un libro di testo perché osa dire che le mamme «cucinano e stirano». Neanche una parola per la favola in cui il principe uccide la principessa colpevole di essere una «str...».Che il babbo possa gracidare è assai improbabile e un bambino sa bene che la mamma stira, cucina, non «tramonta». Magari si spegne di stanchezza la sera, certo non scompare dietro l'orizzonte come il sole. Se c'è una pecca, nel testo scolastico Nuvola. Percorsi di Italiano finito sotto accusa per «l'utilizzo sessista del linguaggio», è la banalità dell'esercizio proposto agli alunni di seconda elementare. Troppo scontate le risposte sbagliate. Per costruire una frase di senso compiuto i bimbi dovevano cancellare il verbo non adatto, perciò l'acqua non dorme ma scorre o lava, il sole non gela ma sorge o illumina, il cavallo non canta ma corre e nitrisce, lo scoiattolo salta e rosicchia ma non vola, la mamma già l'abbiamo detto. Il papà, ultimo soggetto preso in considerazione, «lavora o legge o gracida». Immagino che i bambini avranno riso, leggendo l'ultima frase perché saranno ancora piccoli a quell'età, ma sono svegli e pronti. Più degli autori di questi Percorsi di Italiano (144 pagine + 48 di quaderno di scrittura, edito da La Spiga nel 2017), che hanno elaborato esempi forse buoni ai miei tempi scolastici, 50 anni fa, quando eravamo più tonti, più ingenui o più educati per ridere di un testo. Gli autori oggi potevano suggerire una mamma mentre chatta con le amiche, o il babbo immerso nei videogiochi, tanto per essere più attuali e meno legati a stereotipi, ma accusarli di aver ideato per la scuola primaria un corso di letture sessiste è decisamente ridicolo. Molto più del loro esercizio di italiano, per il quale la casa editrice ha già dovuto scusarsi. La genitrice che ha pensato bene di pubblicare su Facebook la foto delle frasi, denunciando l'offesa all'universo femminile, sarà fiera di aver messo all'indice un libro condannato come ottocentesco, surreale, spazzatura da tutte quelle donne che lottano sui social per la parità. Non ricordo di aver letto analoghe proteste quando all'interno di un progetto di scrittura nelle scuole è stato presentato il racconto Il Cavaliere non violento. Scritto da Francesco Robbiano, comparve nella sezione «I racconti del Fantareale» della Omero, «la prima scuola di scrittura creativa in Italia. È nata nel 1988 ed è segnalata dall'Unesco», tengono a precisare sul sito ufficiale. Propongono testi, organizzano laboratori di scrittura perché i bambini nella scuola primaria possano «muovere i primi passi nell'ambito della produzione narrativa», proseguendo «nella scuola secondaria di primo grado a una lettura più consapevole e a una scrittura capace di tradurre le emozioni nella forma racconto». Volete sapere l'argomento del racconto proposto nelle scuole medie da Omero? Leggiamolo insieme: «Dentro l'alta torre, sopra il potente drago, oltre l'erta scala e al centro dell'angusta stanza con piccola finestra vista mai, Abelina corrisponde quasi perfettamente ai canoni della bellissima principessa da salvare: è bellissima, è una principessa e soprattutto vorrebbe essere salvata. Però è stronza». Poco più avanti scopriamo il perché. Nella lista della spesa che lascia al drago, Abelina (nome infelice per una principessa. Fa pensare al belìn genovese, esclamazione dialettale che si rifà al pene, tanto per restare in tema come vedrete) inserisce: «Due pacchetti di sigarette gusto fragola, una crema anticellulite, un leccalecca azzurro a forma di pene di principe e un vaffanculo drago». Volgarità a parte, comunque grave perché data in pasto come lessico da imitare a studenti che semmai avrebbero bisogno di migliorare grammatica e linguaggio, non impoverendolo ulteriormente, possiamo solo immaginare l'effetto di quella caramella da succhiare nell'immaginario di giovanissimi. Senza contare che la crema anticellulite sarebbe un odioso stereotipo, la principessa vuole essere una bella donna, magra e con la pelle liscia, per questo manda il drago a far spesa in erboristeria. «Dal 2017 i nostri corsi di narrativa sono ufficialmente accreditati al Miur per la formazione di docenti e dirigenti scolastici. I progetti per le scuole sono condotti con metodologie e obiettivi propri di ogni età», ricordano i fondatori di Omero. Il ministero dell'Istruzione, scorrendo i testi letti nelle scuole, avrà apprezzato la trama del Cavaliere non violento? E quanto educativa, quanto rispettosa della donna sia la conclusione della novella? La principessa, oltre che stronza, sarebbe una donna cattiva, che si arrabbia con il cavaliere perché non ha ucciso il drago, lo ha solo ferito. Sprezzante dei baci e delle parole d'amore del poveretto, schiumante d'odio gli impone di trafiggere il lucertolone. Il giovane esita, poi con la spada stacca invece di netto la testa alla principessa, accende un bastoncino d'incenso e dopo un pisolino «come due vecchi amici, il cavaliere e il drago escono dalla torre e si avviano lentamente verso il tramonto». Femminicidio come argomento di lettura a scuola, proprio un bell'esempio.
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