
I buoni rapporti con Vladimir Putin costano cari ad Al Bano, messo nella lista nera di Kiev perché ritenuto una minaccia per la sicurezza. Lui: «Se uno è bravo lo dico. Ma io canto la pace».E noi ingenui neppure lo sapevamo. Invece una pericolosa spia internazionale si annidava in casa nostra, a Cellino San Marco. Per cinquant'anni si è fatto passare per cantante, anche di una certa fama, mascherandosi dietro un paio di innocenti occhialini rettangolari. Ma la realtà, come spesso accade, è diversa dall'apparenza.Lo hanno scoperto, dopo un certosino lavoro d'intelligence, gli agenti segreti ucraini inserendo il millantato canzonettista Albano Carrisi (nome in codice Al Bano) nell'elenco degli individui considerati una minaccia alla sicurezza nazionale. Se ne deduce che anche Romina Power, per quanto ormai ex moglie, doveva essere a conoscenza della doppia vita del coniuge. La lista nera è stata compilata dal ministero della Cultura in base alle richieste del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell'Ucraina, dei servizi di sicurezza ucraini e del Consiglio della tv e radio nazionali. Nella black list, come informa l'agenzia Interfax, ci sono 147 persone: in ordine alfabetico Al Bano è il primo e quindi anche il più pericoloso e attenzionato. Motivo? Il noto stornellatore sarebbe in qualche modo al servizio del presidente Vladimir Putin, nemico giurato dell'omologo ucraino Petro Porošenko. D'altronde non ha mai nascosto amicizia e simpatia nei confronti dello zar del Cremlino. Come risulta da una recente intervista non sfuggita agli 007 di Kiev: «L'ho incontrato tre volte», si è tradito Al Bano, «nel 1986, durante una tournée in Russia, feci 18 concerti a Leningrado e altri 18 a Mosca. In uno di questi era presente anche lui, allora capo del Kgb (particolare inquietante, ndr). Il giorno dopo venne in albergo per complimentarsi. Poi nel 2004 ho cantato al Cremlino per festeggiare il Capodanno. Allo stesso tavolo c'erano Putin e la sua famiglia e Boris Eltsin e famiglia. Nel novembre scorso, invece, alla festa del centenario del Kgb (ancora più inquietante, ndr), tanti cantanti, e anch'io, abbiamo intonato ognuno due canzoni».Dobbiamo credergli? O c'è qualcosa che l'urlatore di Cellino San Marco non confessa? Altro particolare altamente sospetto è che lui e Romina negli anni Ottanta e Novanta erano molto famosi in Unione Sovietica. Dove per altro non capiscono una parola di quello che canta, anche se si potrebbe obiettare che è un vantaggio. Resta il fatto che successi come Felicità o Il Ballo del qua qua possono celare messaggi criptati. Per esempio la celebre strofa «prendi sotto braccio la felicità, basta aver coraggio all'arrembaggio col qua qua qua». La parola arrembaggio può considerarsi sinonimo d'invasione? Quella che Kiev teme da Mosca? Al Bano, da parte sua cerca di discolparsi: «Non ho mai detto una parola contro l'Ucraina. Mai fatto neanche un apprezzamento. È inaccettabile che proprio io che canto da sempre la pace ora venga trattato come un terrorista. Non ho mai posseduto armi, neanche quelle mentali». E promette battaglia: «Chiamerò subito l'ambasciatore e quindi il ministero della Cultura ucraina. Voglio capire come il mio nome sia finito nella lista. Quando l'ho saputo ho pensato a uno scherzo, o a uno scambio di persona». E incalza: «Se Putin è bravo io lo dico. Non c'è un'amicizia, ma una semplice conoscenza, favorita anche dal fatto che lui è presidente onorario della Federazione internazionale dello judo e io ne sono ambasciatore nel mondo. Ho cantato per lui ma anche per tanti altri capi di Stato e pure per Giovanni Paolo II. Sono un uomo di pace e non di guerra e non a caso il brano Libertà è stato tra quelli di maggior successo proprio in Ucraina».Ma di nuovo dobbiamo dargli credito? O piuttosto da mezzo secolo ci mena per il naso tra un inno alla felicità, un concerto con Romina e un pargolo con Loredana Lecciso? C'è da dire che a Kiev sono fissati con le canzonette e le loro implicazioni politiche. Nei giorni scorsi l'Ucraina ha annunciato la decisione di non partecipare al concorso canoro Eurovision a Tel Aviv, dopo che la loro cantante Maruv aveva rifiutato di cancellare il suo tour in Russia.Comunque Al Bano è convinto che riuscirà a cavarsela, anche questa volta: «Anni fa mi successe qualcosa del genere con l'Azerbaijan, tutto risolto». Forse ha ragione lui, l'unica minaccia è per le orecchie. Degli ucraini come dei russi o degli italiani.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.