2018-07-17
Farsi curare all’estero senza finire al verde
Vademecum per chi si ammala o si infortuna viaggiando fuori dall'Italia: nei Paesi Ue l'assistenza è gratuita, negli altri si può supplire con un'assicurazione privata. Portare sempre la tessera sanitaria e conservare tutti i documenti delle cure.Quest'anno, complice la piccola ripresa economica, circa il 90% degli italiani ha deciso di passare le proprie vacanze lontano da casa. Come ha reso noto l'ultimo rapporto del Centro studi Touring Club, il 38% come da tradizione partirà ad agosto. In molti resteranno in Italia, concentrandosi soprattutto fra Trentino-Alto Adige, Sicilia, Sardegna e Puglia. Altri si godranno le ferie oltre confine. Specialmente in Grecia (meta estera preferita con il 13% delle prenotazioni), Francia e Spagna. L'obiettivo è naturalmente rilassarsi e staccare la spina dalla routine quotidiana. Ma bisogna organizzarsi bene, perché anche in vacanza è possibile ammalarsi. E quando ci si trova in un altro Paese è bene conoscere le regole per ricevere assistenza senza rischiare di prosciugare il conto in banca.Intanto è bene sapere che l'assistenza sanitaria è sempre garantita a chi si trovi per un soggiorno temporaneo in una nazione dell'Unione Europea e dell'area Efta, cioè Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein. Le cure fornite agli italiani presenti in queste nazioni sono le stesse previste per i cittadini che ci vivono. In caso di emergenza in uno degli Stati Ue è possibile chiamare il numero verde 112, che funziona sia da telefono fisso sia da cellulare per contattare direttamente il servizio di soccorso. Bene sapere che il numero unico di emergenza è abbreviato con la sigla Nue (numero unico di emergenza) e si indica anche come Nue 112. La stessa regola vale per chi viaggi in Gran Bretagna, anche dopo la Brexit. Fino al 29 marzo 2019 (possibile data per la firma dell'accordo di recesso dall'Ue) valgono infatti le stesse regole del passato.Ma cosa succede quando si decide di visitare un Paese extra Ue o Efta? Ci sono nazioni che hanno firmato accordi bilaterali che garantiscono assistenza sanitaria reciproca in caso di necessità. Fra questi Paesi ci sono Argentina e Capo Verde. L'elenco completo è comunque disponibile sul portale «Se parto per…». Generalmente queste intese tutelano in particolare chi viaggia per lavoro o chi si trovi in condizioni particolari, come le persone anziane o le donne in gravidanza. In alcuni casi possono essere previste solo terapie urgenti o strettamente necessarie a causa di infortuni. Ci sono però dei Paesi nei quali accordi di questo tipo non esistono. Come avviene in alcuni Stati asiatici o africani. In questo caso la Direzione della programmazione sanitaria invita a inserire nel pacchetto di viaggio un'apposita assicurazione sanitaria, che copra tutte le situazioni nelle quali si possa incorrere.In caso contrario potrebbe infatti essere difficile ricevere le cure richieste, non essendo stata siglata un'intesa fra i governi di quelle nazioni e il nostro ministero della Salute. O comunque bisogna pagarle di tasca propria e immediatamente. Prima di partire, insieme con il passaporto o la carta di identità, è fondamentale preparare documenti necessari per ricevere le cure sanitarie all'estero. Il primo è la tessera sanitaria, che al suo interno contiene anche la tessera europea di assicurazione malattia. Quella che, in sostanza, permette di ricevere le terapie oltre confine. I regolamenti Ue 631/2004 e 883/2004 prevedono che si possa usufruire delle cure in forma diretta, cioè senza pagare la prestazione, per le terapie urgenti e necessarie. L'unica spesa a carico del viaggiatore potrebbe essere il ticket, se previsto dal Paese di soggiorno. Naturalmente questa regola vale all'interno dei Paesi Ue ed Efta. Dove non sono previsti accordi bilaterali è necessario portare con sé la polizza assicurativa opportunamente accesa. Ma quali sono le cure garantite all'interno dell'Ue e dell'Efta? Si tratta in generale di tutte le urgenze o le terapie che non possano essere rimandate al momento del rientro. Spetta al medico indicare in quale situazione ci si trovi. C'è comunque da considerare che anche all'interno dell'Ue l'assistenza sanitaria non è uniforme. Alcuni servizi garantiti in Italia potrebbero non esserlo all'estero. Oppure ci si potrebbe trovare nella condizione di dover pagare una determinata prestazione per poi ricevere il rimborso in un momento successivo, che va chiesto una volta tornati in patria, direttamente all'Asl di competenza. Per ottenerlo occorre presentare tutta la documentazione ottenuta all'estero, che va quindi custodita gelosamente. In Italia molti farmaci richiedono la prescrizione e sono rimborsati dal Sistema sanitario nazionale. Cosa accade quando se ne abbia bisogno all'estero?Grazie alla ricetta elettronica oggi è possibile acquistare le medicine in tutta l'Ue. È comunque consigliato presentare una copia stampata della ricetta elettronica, nel caso in cui il farmacista non sia attrezzato. Esiste però la possibilità che non sia possibile acquistare un farmaco, anche se prescritto. Questo perché la vendita è regolata in modo diverso in ogni Paese, o perché il prodotto in questione non è commercializzato o ha un nome diverso. Per evitare inconvenienti è bene chiedere al proprio medico di indicare nella ricetta elettronica la «Denominazione comune internazionale» del prodotto. Tutte le medicine vanno comunque pagate al momento, e saranno rimborsate al rientro.