2022-06-22
Fanno cassa tassando il calcio balilla
Calcio balilla in spiaggia a Rimini (iStock)
L’Agenzia delle dogane ha esteso a biliardini e ping pong il balzello che colpiva finora solo i videopoker. Protestano gli oratori mentre i bagnini li fanno sparire dalle spiagge.Sarà la burocrazia e non le consolle dei videogiochi prodotti dai colossi come Sony e Nintendo, a determinare la scomparsa del calcio ballilla? La strada intrapresa sembra, purtroppo, essere quella. Perché secondo una determinazione direttoriale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, firmata il 18 maggio 2021, il vecchio e caro biliardino è stato equiparato alle macchinette del videopoker. Ossia, al gioco d’azzardo. Ed è nata, così, nella frenesia tutta italiana di tassare ogni cosa, la «tassa sul calcio balilla». Fino allo scorso anno gli omini tradizionalmente blu e rossi che si sfidano in uno stadio lungo poco più di un metro e largo 70 centimetri, erano esenti dal pagamento dell’imposta sugli intrattenimenti (Isi) che, solitamente, si applica a quei giochi a pagamento che possono portare a una vincita di un premio in denaro. Con il testo pubblicato poco più di un anno fa, l’Agenzia ha, invece, previsto che tutti i locali in possesso dei mitici biliardini (ma anche, come recita il testo, di «carambole, biliardi, dondolanti per bambini, tavoli da ping pong») debbano versare la tassa, che ammonta «all’8% dell’imponibile medio forfettario oltre al limite Iva». Ora, la domanda che sorge spontanea è: «Come è possibile pagare una tassa equivalente l’8% dell’imponibile medio forfettario oltre al limite l’Iva forfettaria di un gioco il cui accesso da parte dei giocatori è gratuito, ovvero senza che si realizzi l’imponibile forfettario?», sintetizza perfettamente Jamma, quotidiano online del gioco pubblico, non è dato saperlo. Il documento determina, inoltre, che anche i giochi di «simulazione calcistica a manopola» debbano essere «dotati di nulla osta a seguito di autocertificazione» e successivamente andranno sottoposti a «procedura di omologazione». Un procedimento che, attaccano le associazioni di categoria come Sapar, costringe i gestori dei locali dove si trovano gli impianti a sostenere ulteriori costi. Una mini stangata inaspettata, insomma, per gli stabilimenti balneari (già alle prese con diverse grane per quanto riguarda la riforma delle concessioni), i più esposti e in prima linea in questa stagione, ma anche per gli altri due feudi di questi giochi, ovvero gli oratori e i saloni di numerose realtà del terzo settore. Nei giorni scorsi è stata presentata un’interpellanza all’Agenzia delle entrate per contestare il pagamento dell’imposta. E Paola Binetti, senatrice di Forza Italia, ha presentato un’interrogazione parlamentare. «Nel dubbio, molti gestori di stabilimenti balneari hanno preferito rimuovere il gioco forse più amato dai turisti» commenta il sito mondobalneare.com, da sempre la voce che rappresenta gli imprenditori del settore. Le prime multe sarebbero già fioccate in alcuni stabilimenti balneari della Puglia. «All’Agenzia delle dogane e dei Monopoli serve buonsenso, perché con i giochi hanno perso la misura della realtà. Dopo lo sconcertante blitz di fine aprile, con sequestri in alcune sale italiane di eSports, ora si passa addirittura alla persecuzione dei biliardini e dei tavoli da ping pong» hanno dichiarato, in una nota, i parlamentari della Lega Daniele Belotti e Simona Pergreffi. «Si arriva così a paradossi, come il caso in cui si vanno a sanzionare i balneari, che lo Stato dovrebbe sostenere e non bastonare. Ancor più grave, infine, è che con questa interpretazione su calcio balilla e ping pong, sono a rischio multe anche gli oratori e i circoli ricreativi. Per questo la Lega chiede al ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, di commissariare l’Adm, in particolare la direzione giochi».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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