2025-01-19
Famiglie appese agli sbalzi del mercato globale
Dopo lo stop al gas russo dipendiamo dalla domanda di Gnl. Anche l’inverno rigido negli Usa pesa su di noi.Stop completo del gas che arrivava dalla Russia, prezzi di Borsa in salita e voci di speculazioni: se diciamo che una delle principali preoccupazioni degli italiani in questo inizio 2025 è il costo delle bollette non andiamo lontano dalla realtà, anzi. Preoccupazione che è stata alimentata dall’aumento del 18% delle tariffe del gas e dell’elettricità annunciato da Arera, l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente, per il primo trimestre del 2025. Giusto essere così allarmati?Sì e no, perché gli aumenti, che oggettivamente ci sono, non sono uguali per tutti e non hanno le stesse motivazioni. Il 18% di cui parla Arera, infatti, fa riferimento solo al mercato dei vulnerabili, cioè a quelle categorie specifiche (anziani over 75, persone con disabilità o difficoltà economiche), pari a circa 3,5 milioni di persone (cioè un ottavo delle utenze domestiche). Il paradossale incremento delle tariffe per chi invece avrebbe dovuto avere più garanzie degli altri cittadini ha una spiegazione molto semplice: le bollette dei vulnerabili, a differenze delle altre, si basano sulle previsioni dell’autorità di regolazione che nell’ultimo trimestre del 2024 aveva sottostimato l’aumento del prezzo dell’energia elettrica. Entrando nel dettaglio, la tariffa per i vulnerabili è calcolata in base a una previsione dei prezzi di mercato (i cosiddetti forward) nei 15 giorni precedenti al trimestre di riferimento. Per l’ultimo trimestre del 2024, queste previsioni erano sottostimate. L’Arera, adesso, recupera la differenza nel primo trimestre 2025.Certo, non sono solo le bollette «tutelate» che stanno crescendo. Seppur a un ritmo decisamente inferiore anche gli altri utenti, quelli che fanno riferimento al mercato libero (circa 22,5 milioni di utenti) seppur in ordine sparso vedranno leggere impennate dei prezzi e anche qui c’è una spiegazione abbastanza semplice. «Le variazioni», spiega alla Verità Diego Pellegrino il portavoce dell’Associazione Reseller e Trader dell’Energia (Arte), «sono legate al mercato e alla regola fondamentale della domanda e dell’offerta. Questo è un inverno che possiamo definire “normale” e quindi leggermente più rigido rispetto agli ultimi anni. Se aumenta la domanda a parità di offerta, cresce anche il prezzo di Borsa. Non solo. La necessità di svincolarci completamente dal gas russo e di puntare sul Gnl (il gas naturale liquefatto) ci pone al centro di una competizione globale che è influenzata da fenomeni esogeni e completamente imprevedibili. Se gli Stati Uniti hanno un inverno più rigido, le conseguenze ricadono sul prezzo energetico in Italia. Se c’è una minaccia di sciopero dei terminal di Gnl in Australia, come successo a fine 2023 Gorgon e Wheatstone, accade lo stesso». Evidente quindi che se le regole sono quelle del mercato, anche la minaccia di imporre un price cap finisce per avere poco senso, perché poi alla fine anche il Gnl andrà lì dove viene pagato meglio. Mettiamola così: mentre prima dipendevamo solo dalla Russia, adesso subiamo le oscillazioni dovute a quello che succede sopratutto negli Stati Uniti, nei Paesi Arabi e nella stessa Russia (perché parte dal Gnl arriva anche da lì), ma le influenze sono molto più globali. Il problema però, stringi stringi, è che le famiglie italiane continuano a pagare più delle altre. «Dobbiamo abituarci», continua ancora Pellegrino, «a subire almeno per i prossimi anni le oscillazioni del mercato. Sopratutto in periodi di inverni rigidi o estati particolarmente calde, il costo dell’energia è destinato fisiologicamente a salire e a seguire l’andamento della Borsa di riferimento. Certo che possiamo provare a individuare dei rimedi. Si può ampliare il mix energetico puntando sull’idroelettirico facendo tutti i revamping possibili, si possono ridurre i consumi spingendo sull’efficientamento energetico delle nostre abitazioni e c’è tutto il discorso degli oneri di sistema e della necessità di sburocratizzare l’iter per gli allacci o per le rinnovabili che da sole ovviamente non bastano ma che possono essere incrementate. Alla fine però è inutile nascondercelo, senza il nucleare è difficile raggiungere dei risultati davvero tangibili. E intanto le nostre famiglie continuano a pagare l’energia il 30-40% in più rispetto ai Paesi concorrenti». Così come non bisogna dimenticare che ci siamo tristemente abituati a pagare il gas tre volte quanto lo pagavamo nel periodo precedente al Covid e l’elettricità il doppio rispetto ai prezzi degli anni che hanno preceduto la pandemia, nella consapevolezza che a meno di assistere a un’accelerazione al momento poco immaginabile lato nucleare, sarà praticamente impossibile tornare ai valori di quattro o cinque anni fa.
Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Imagoeconomica)
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