2021-06-25
Inchiesta sulle false presenze di Zingaretti in Regione Lazio
Lo chiamano il presidente fantasma: spesso assente per impegni tv o di partito, ma viene segnato in missione «per garantire il risicato numero legale ed evitare il taglio dello stipendio». Ora la Finanza setaccia i registri.Presso la Procura di Roma c'è un'indagine che procede in gran segreto e che riguarda le presunte giustificazioni farlocche per le assenze in aula, in Consiglio regionale, del governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Infatti l'ex segretario del Pd è una specie di «fantasma» (così viene definito da diversi oppositori) con il dono dell'ubiquità: riesce a contribuire al raggiungimento del numero legale anche quando non c'è, usando l'escamotage dell'«attività istituzionale» che gli consente di essere segnato come presente anche quando non lo è. Peccato che molti dei suoi cosiddetti «impegni istituzionali» sarebbero stati in realtà appuntamenti legati al suo ruolo di segretario del Pd. Una circostanza che gli inquirenti avrebbero già verificato. Per questo, a quanto risulta alla Verità, la Procura avrebbe già iscritto uno dei più stretti collaboratori del governatore sul registro degli indagati proprio con l'accusa di falso.Già due anni fa il consigliere del Movimento 5 stelle Davide Barillari aveva annunciato: «Zingaretti afferma ufficialmente di essere impegnato in “attività istituzionale" (considerato presente) e invece è dimostrato che stia in giro per l'Italia a fare “attività politica". Falso in atto pubblico. Stiamo valutando con i nostri legali un'azione per riportare la legalità nel Consiglio Regionale del Lazio». Adesso la Procura ha messo sotto inchiesta chi ha presentato le giustificazioni del presidente «per impegni istituzionali». Una possibilità concessa a chi va in missione per conto della Regione.Peccato che Zingaretti sia stato pizzicato dai suoi avversari in ben altre faccende affaccendato.I consiglieri di Fratelli d'Italia Fabrizio Ghera, Antonello Aurigemma, Chiara Colosimo e quelli della Lega Orlando Tripodi e Daniele Giannini, l'8 agosto 2019, hanno inviato una lettera al presidente e al segretario generale del Consiglio regionale con questo oggetto: «Computo del presidente Zingaretti ai fini del numero legale della seduta dell'8 agosto». Nella missiva si leggeva: «I sottoscritti consiglieri avendo verificato a mezzo televisivo e tramite i social la presenza del presidente Nicola Zingaretti alle 22 circa, in trasmissioni televisive e manifestazioni pubbliche del Partito democratico in quanto segretario dello stesso, evidenziano la non opportunità di conteggiare il presidente ai fini del numero legale, non essendo considerabili impegni istituzionali collegabili al mandato di Presidente della Regione Lazio quelli di segretario del Pd». In effetti nell'agosto del 2019 Zingaretti era impegnatissimo nell'attività di leader di partito a causa delle polemiche per l'inchiesta sui presunti affidi illeciti nella Val d'Enza (una vicenda giudiziaria meglio conosciuta come Angeli e demoni o il caso Bibbiano) e per l'improvvisa apertura della crisi di governo della maggioranza gialloverde, proclamata proprio l'8 agosto da Matteo Salvini. Prima partecipò a Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, al Festival d'Enza (la festa promossa dai circoli del Pd della Val d'Enza), dove cercò di risollevare l'umore dei volontari abbacchiati dagli attacchi al partito locale, e alle 21 raggiunse la Festa regionale del Pd a Villalunga.In un video di Telereggio si vede Zingaretti, sotto una bandiera del Pd, mentre commenta le notizie che in quei giorni stavano infuocando il clima politico, tanto che Luigi Di Maio aveva messo le mani avanti escludendo un'alleanza (che poi avrebbe siglato) con il Pd al grido di «mai con il partito di Bibbiano».Nel filmato Zingaretti prende di mira anche l'allora vicepremier grillino, definendo vergognoso chi aveva «strumentalizzato un'inchiesta […] per lucrare voti e consensi» e rivendica: «Difendiamo il nostro partito a testa alta».La sera, alla festa di Villalunga, attacca pure Salvini: «Lo scorso 4 marzo la sfida elettorale si era divisa su tre poli, alle prossime elezioni invece la sfida netta sarà tra Pd e Lega. E il Paese non può cadere nelle mani di Salvini. L'unica forza politica è il Pd e so che tutti i dirigenti del partito si metteranno al servizio della causa». Dichiarazioni riprese in diretta sui social e ripetute in tv.Insomma di Regione Lazio neanche l'ombra.Eppure l'8 agosto in Consiglio la presenza, solo sulla carta, del governatore risultò decisiva per garantire il numero legale in aula.Il capogruppo di Fdi Ghera dichiarò: «Zingaretti si conferma “presidente fantasma". Il grande assente ingiustificato. È accaduto infatti in più di un Consiglio regionale che nonostante fosse in giro per l'Italia a fare il segretario del Pd venisse conteggiato nel numero legale della seduta, come nel caso di un comizio del suo partito in Emilia Romagna. Roba da fantascienza».Il consigliere Aurigemma nell'ottobre del 2019 ha fatto un «accesso agli atti» sulle missioni istituzionali che avevano impedito a Zingaretti di essere presente ai lavori del Consiglio tra luglio e ottobre 2019 e ha chiesto di visionare ed estrarre copia di «tutti i provvedimenti amministrativi relativi al procedimento di richiesta, comunicazione, autorizzazione dell'assenza per motivi istituzionali». Il risultato non è stato dei migliori, come ci confida lo stesso politico: «Purtroppo non ho risolto molto perché mi sono trovato di fronte soltanto a delle note con cui il gabinetto del presidente comunicava l'assenza per motivi istituzionali del presidente senza specificarne il motivo. Erano per lo più firmate da uno dei due vicecapi di gabinetto». Che, per questo, sarebbe stato iscritto sul registro degli indagati. Aurigemma continua: «A partire dal 2013 nessun presidente di Regione ha mai utilizzato le assenze per motivi istituzionali in una maniera così impressionante. Lui ha imperversato con queste giustificazioni perché il centro-sinistra nel 2018 in Consiglio era minoranza per un voto, 25 a 26. Tanto che nel maggio di quell'anno il governatore si è inventato un patto d'aula con due consiglieri del centro-destra». L'esponente di Fdi ha anche fatto una segnalazione alla Corte dei conti: «Perché l'assenza non giustificata del consigliere prevede una decurtazione dello stipendio che con l'assenza per motivi istituzionali non viene effettuata».Nel 2019 Zingaretti è risultato «giustificato» per 48 volte, mentre si è presentato in aula 7 ed è stato segnato assente altrettante. Nel 2018 il presidente era stato un po' più zelante: aveva partecipato ai lavori 19 volte, 5 non si era presentato e 19 aveva riempito il libretto delle giustificazioni.Ora gli investigatori avrebbero accertato che diverse di quelle «G» sarebbero state apposte in occasioni di campagne elettorali e altri impegni di partito. Infatti nelle scorse settimane la guardia di finanza ha bussato in Regione per chiedere i fogli delle presenze e la documentazione a supporto delle giustificazioni. In Procura sono stati sentiti anche diversi testimoni, compreso il capogruppo di Fdi Ghera. Che con La Verità conferma: «È vero, mi hanno convocato. Ma non posso aggiungere altro».Adesso i magistrati dovranno appurare se la decisione di indicare come assente giustificato Zingaretti sia stata un'iniziativa autonoma dello staff del governatore o se, invece, i collaboratori abbiano semplicemente obbedito a ordini ricevuti dall'alto o comunque da esponenti politici.