2024-11-05
Fare peggio di Biden sembra impossibile. Il mondo è nel caos, non ci mancherà
Il presidente dem lascia il Medioriente in fiamme, una guerra in Europa e Pechino senza freni. L’«asse del male» ora fa paura.Ci vorrà qualche giorno per capire chi sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Perché a meno di un forte distacco, al momento imprevisto fra i due candidati, tra Kamala Harris e Donald Trump finirà ai supplementari, con un riconteggio delle schede. Del resto, in un Paese dove decine di milioni di persone possono votare per posta senza che nessuno sia in grado davvero di stabilire se ha votato un avente diritto o qualcun altro, e dove ci si può recare ai seggi senza in tasca un documento che attesti la propria identità, i brogli sono possibili e di conseguenza anche le polemiche sul risultato. Dicono che legioni di avvocati siano già pronte a ingaggiare una battaglia legale in favore del candidato che risulterà sconfitto e non abbiamo motivo di dubitarne, perché è dai tempi dell’elezione di Bush figlio che il riconteggio accompagna i giorni successivi all’elezione.In attesa di sapere chi sarà il prossimo presidente, possiamo comunque salutare l’attuale e augurarci che nessun altro come lui si insedi alla Casa Bianca. Ho letto che secondo alcuni è stato un buon commander in chief. Non so come lo si possa definire tale e non per i chiari segni di rallentamento senile, motorio e anche cognitivo, ma per il mondo che ci lascia. Quando fu eletto, l’America aveva da poco disdettato l’accordo con l’Iran, ma Biden ha offerto un allentamento delle sanzioni in cambio di uno stop alla costruzione della bomba atomica. Un’apertura che Teheran ha ricambiato armando fino ai denti Hezbollah, Hamas e Huthi, oltre che accelerando il programma nucleare. Se negli anni di Trump il quadro mediorientale appariva relativamente tranquillo e si discuteva dei cosiddetti accordi di Abramo per stabilizzare le relazioni fra Israele e i Paesi arabi, dopo, grazie alla riduzione delle pressioni sull’Iran, siamo precipitati in un conflitto di cui dal 7 ottobre dello scorso anno non si intravede la fine.E la guerra in corso a Gaza e in Libano, che rischia di estendersi (forse si è già estesa) alla Siria e all’Iran, è solo uno dei focolai che l’amministrazione Biden ci lascia in eredità. Tra gli incendi che minacciano di infiammare il mondo c’è pure il conflitto che si combatte ai confini dell’Europa e in cui, piaccia o meno, siamo direttamente coinvolti anche se al momento non abbiamo sparato neppure un colpo. Gli Stati Uniti, se da un lato non hanno mosso un dito per evitare che la Russia invadesse l’Ucraina, dall’altro hanno sostenuto fin da principio la resistenza di Kiev, garantendo fino all’infinito soldi e armi. Il problema è che i miliardi e i cannoni da soli non bastano per vincere una guerra: servono i soldati. E ciò che era evidente sin dall’inizio, ora sta diventando drammatico, perché non soltanto si sono mandate al macello decine di migliaia di giovani, ma oggi le truppe ucraine scarseggiano. Quasi un’intera generazione è stata decimata e chi non è morto o ferito gravemente scappa, si dà alla macchia, preferendo la diserzione al martirio. Non soltanto la guerra in Ucraina si sta rivelando un disastro militare, di cui l’America con i suoi consiglieri è direttamente responsabile, ma il conflitto ha definitivamente mandato in crisi l’Europa, che oggi si trova economicamente, politicamente e pure militarmente più debole di tre anni fa. I soldi impiegati per sostenere Volodymyr Zelensky e i suoi non sono bastati a vincere, ma la rottura dei rapporti con Mosca ha privato l’industria europea dell’energia a basso costo di cui aveva bisogno e la decrescita infelice della Germania ne è la prova.Biden avrebbe potuto evitare la guerra in Ucraina se solo avesse evitato di spingere Kiev tra le braccia dell’Occidente e della Nato, ma così non è stato e ora una tregua rappresenterebbe una sconfitta non tanto per gli ucraini, ma per gli stessi Stati Uniti e per l’Europa.Non è tutto. Non essere riusciti a battere Vladimir Putin, e dunque a respingere le illegittime mire di Mosca sull’Ucraina, ha alimentato le aspirazioni della Cina su Taiwan. Se gli americani insieme ai Paesi europei non sono in grado di difendere Kiev, come potranno difendere l’isola che da sempre Pechino rivendica come parte della Repubblica popolare? Il ragionamento di XI Jinping non fa una grinza, mentre molte ne fa la strategia di Biden, che dopo quello in Ucraina non può certo sostenere un altro conflitto. I numeri sono tutti a favore dei cinesi, sia per quanto riguarda gli armamenti, che per quanto concerne gli uomini. E una politica della deterrenza, con il coinvolgimento di altri Paesi dello scacchiere, vale a dire Giappone, Filippine e Australia, appare poco credibile. Nemmeno si può fare affidamento sulle sanzioni economiche, continuando a pensare che la Cina non può permettersi una guerra perché l’Occidente non comprerebbe più i suoi prodotti. Se le misure economiche non sono bastate a piegare l’Iran e la Russia non riuscirebbero certo ad avere ragione della Cina. E poi, chi lo ha detto che gli Stati Uniti e l’Europa potrebbero da un giorno all’altro fare a meno delle forniture cinesi? Soprattutto, come è stato per il gas russo, rinunciare alle importazioni potrebbe essere più dannoso per noi che per Pechino.Oltre alle guerre in atto e che potrebbero scoppiare, Biden però ci lascia un mondo con equilibri più fragili di quelli che ha trovato. Infatti, la conseguenza principale della politica estera della sua amministrazione è la nascita di una sorta di asse del male, che vede uniti Russia, Iran, Corea del Nord e, seppur meno esplicitamente, Cina. Già, perché tra gli errori commessi dal presidente americano c’è pure la disattenzione alle trame di Kim Jong Un, il tiranno che da anni affama il suo popolo e che, oltre a fornire munizioni a Mosca, ora ha deciso di offrire a Putin anche carne da cannone, vale a dire migliaia di soldati da mandare a combattere e morire nel Kursk.Se poi a tutto ciò si aggiunge che i suddetti Paesi si stanno dando da fare per allestire un sistema bancario e monetario alternativo a quello occidentale, per poter proseguire anche sul fronte finanziario la guerra all’Occidente, si capisce che con Biden il mondo è tornato indietro di 40 anni, precipitato in una riedizione della Guerra fredda, che grazie al contributo dato dall’attuale inquilino della Casa Bianca non è nemmeno fredda.Per tutte queste ragioni, non vedo l’ora che il 46° presidente americano dica addio allo Studio ovale. Non per l’età e nemmeno per i primi segni di demenza senile: sono le sue scelte, la sua inettitudine, la sua incapacità nel comprendere un mondo che va in malora a farmi paura.Donald Trump viene spesso descritto come un pazzo pericoloso, ma nei quattro anni in cui è stato presidente, di pericoli ne abbiamo corsi pochi. Nei quattro anni di Biden, invece…
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.