2020-01-05
Fa un murales sul Papa, writer in Procura
L'artista di strada Harrygreb è stato convocato dalle autorità per aver ritratto Francesco nella posa di Uma Thurman nel celebre film Kill Bill di Quentin Tarantino. L'autore voleva sdrammatizzare lo schiaffetto del 31 dicembre, ma sul caso lo zelo è stato assoluto.Guai a chi scherza sul Papa. Fermato dalla polizia lo street artist Harrygreb per aver realizzato un murales raffigurante un imponente Bergoglio che sfida Bruce Lee. L'opera che ritrae il Santo padre di spalle e il lottatore marziale di fronte a lui in minacciosa posa plastica, è apparsa a Roma nel vicolo della Campanella, ma presto sarà rimossa. Anche la precedente, «Kill Pope», realizzata sempre nello stesso posto, era durata solo tre ore prima che venisse cancellata. In quel caso l'erede di san Pietro era un personaggio del film di Quentin Tarantino sul tema della vendetta, con gli immancabili pantaloni gialli di Uma Thurman. L'intenzione dell'artista? Sdrammatizzare lo schiaffo di rimprovero (divenuto virale) dato alla fedele il 31 dicembre, durante la celebrazione del Te Deum. La donna, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe chiesto al Papa di pregare per il popolo cinese che «sta perdendo la fede». Ma dov'è finito il senso dell'umorismo? Finire in questura per un murales non si era praticamente mai sentito, peraltro non è la prima volta che i muri della Capitale diventano il supporto di lavori creativi simili. Possiamo ricordare, ad esempio, le serie di Maupal (al secolo Mauro Pallotta), che aveva realizzato il «Super pope», un Papa in versione Superman nell'atto di volare, subito cancellato. Stessa sorte per l'immagine di Bergoglio che giocava a filetto con una guardia svizzera che gli fa da palo, con un'allusione al tema della pace nel mondo. Oppure, sempre suo, «Exemplum omnibus», l'omaggio che la città e la diocesi di Albano hanno voluto per la visita papale. Un modo per far riflettere sulla società e sui temi caldi che toccano il cuore della gente attraverso l'estetica metropolitana. Nel marzo scorso si era parlato parecchio del bambino a cavalcioni sulle spalle del Papa che scrive con lo spray rosso «Stop abuse». L'autore era Tvboy e il luogo scelto, il vicolo degli Osti, nel centro di Roma. «L'opera vuole essere un augurio alla risoluzione di una questione delicata e dolorosa, come quella degli abusi sessuali sui minori da parte di uomini della Chiesa», aveva commentato con una certa assertività l'artista da 160.000 follower su Instagram. «Per troppo tempo è stato un tabù e Papa Francesco ha iniziato ad affrontarlo apertamente all'interno e all'esterno del Vaticano», il suo ragionamento. A Pompei si era cimentato anche nella versione Lgbt, con un cartello in mano contro l'omofobia. Tornando nella capitale, era il 2017 quando a poca distanza da Castel Sant'Angelo, in via del Banco di Santo Spirito, il Pontefice baciava Donald Trump in un disegno che ha suscitato scalpore, ma anche qualche sana risata. Nessun vilipendio, nessuna offesa, ma il «decreto» concesso all'arte, anche quella che sembra meno nobile, di scherzare con il fuoco, così come con l'acqua santa. Al sindaco di Roma, Virginia Raggi, e all'Ama, però, tutto questo non piace, e si corre ai ripari con interventi lampo di ripulitura, anche se spesso queste «piece» (è così che gli artisti di strada chiamano le loro opere) diventano vere e proprie attrazioni turistiche e fanno il giro di tutti i continenti tramite i social. E il Papa cosa ne pensa? A guardare la foto apparsa nel 2016 sulla pagina del musicista americano Moby, Papa Francesco sembrava aver toccato in segno di rispetto un muro dove era dipinto David Bowie. La foto era subito esplosa su Facebook con centinaia di migliaia di visualizzazioni. Peccato che non si trattasse di un'immagine vera, ma della creazione di un artista argentino di nome Toto Páprika. Una continua illusione, un gioco di specchi che solo l'arte sa giustificare e dove sarebbe bene non mettere di mezzo questure e manette, come è successo al malcapitato Harrygreb. Ma tant'è. Anche alla stazione romana di Cipro, lo abbiamo scoperto su Flickr, era comparso anni fa, in un primo piano gigante, il volto di Bergoglio in odore di santità. Decisamente meno bello di quelli elencati precedentemente. Perché le tecniche utilizzate sono parecchie. Una delle più conosciute è appunto il muralismo, nato dal movimento pittorico messicano con la rivoluzione del 1910, che in Italia è diventato il simbolo della riqualificazione urbana (Raggi si informi). Di solito se i muri sono ampi, si tratta di affreschi con rifiniture in spray-aerosol. Poi c'è la stencil art, quella di Banksy per intenderci, che richiede precisione e massima velocità. Per questi graffiti si usano maschere di carta, cartone o di legno, sia per immagini che per testi, da riempire con vernice spray. Proseguendo si conta anche la wheatpaste, il liquido adesivo fatto con acqua e amido. Infine la più usata oggi, la tecnica degli sticker, adesivi, spesso giganti, ideali per veicolare proteste e messaggi forti, come nel caso dell'effigie del Papa.
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