2023-08-14
Extra profitti Benetton, ecco gli indagati
Oggi è il quinto anniversario del crollo del ponte Morandi. E noi vi riveliamo i nomi delle persone nel mirino della Procura: troppi guadagni mentre l’autostrada crollava. A Genova è tutto pronto per commemorare le 43 vittime del crollo del Ponte Morandi, avvenuto cinque anni fa. Una Spoon river del torrente Polcevera che purtroppo in Italia torna di moda solo il 14 agosto, nel giorno della ricorrenza. Cinquecento chilometri più a sud, a Roma, prosegue l’inchiesta sulle cosiddette «cause remote» della tragedia, ovvero sugli extraprofitti (e sì non ci sono solo quelli delle banche) fuori controllo e, forse, illeciti incassati dalla famiglia Benetton con la gestione di Autostrade per l’Italia. Ricordiamo ai lettori che secondo la Guardia di finanza nelle casse di Edizione, la cassaforte degli imprenditori trevigiani, dal 2010 al 2018, sono affluiti dividendi per 2 miliardi e 49 milioni, 500 milioni per ognuno dei fratelli Benetton (Luciano, Carlo, Gilberto e Giuliana), con un picco di 407 milioni nel 2014. Ma i quattro anche nel 2018, l’anno del disastro, si sono spartiti 160 milioni. La Procura capitolina nei mesi scorsi ha iscritto i primi nomi sul registro degli indagati, dopo la presentazione di un esposto da parte di un pool di avvocati genovesi. Il succo della denuncia è questo: nel 2002 il management del gruppo Benetton ha ottenuto dalla politica la possibilità di alzare le tariffe dei pedaggi in cambio della promessa di opere per 4,7 miliardi di euro. Infrastrutture, però, mai realizzate, anche se gli utili di Autostrade per l’Italia sono, negli anni successivi, cresciuti di oltre il trecento per cento, tre volte più del limite posto dalle norme europee.E tra le opere fantasma c’è anche la cosiddetta Gronda di Ponente di Genova, una bretella del valore di 1,8 miliardi di euro che avrebbe permesso di deviare gran parte del traffico cittadino del capoluogo genovese su una nuova arteria, consentendo la chiusura del Morandi per gli interventi di manutenzione necessari. Dopo aver ricevuto l’esposto, la Procura, nel 2022 ha aperto un fascicolo a modello 44, ovvero senza indagati, ma con la contestazione dei reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e peculato (per lo sperpero di denaro pubblico, quello dei pedaggi).Nel 2023 il fascicolo è passato a modello 21, il registro dei procedimenti in cui sono stati individuati potenziali responsabili, ossia degli indagati. Al momento si tratta di iscrizioni basate non su contestazioni specifiche e indizi a carico, ma sul ruolo decisionale ricoperto in Aspi. Per questo riguardano i «rappresentanti legali» che si sono succeduti dal 2003 a oggi. In pratica coloro i quali, in via ipotetica, difficilmente potevano non sapere della fetta aggiuntiva di pedaggi destinata alle nuove infrastrutture e, in realtà, secondo i denuncianti, utilizzata al posto degli utili per restituire alle banche i prestiti incassati per la scalata ad Aspi. I top manager finiti nel mirino in questa fase iniziale dell’inchiesta sarebbero almeno cinque: gli ex presidenti Gian Maria Gros-Pietro, classe 1942, Fabio Cerchiai (1944) e Giuliano Mari (1945) e gli ex amministratori delegati Vito Alfonso Gamberale (1944) e Giovanni Castellucci (1959), principale imputato nel processo genovese istruito per reati che vanno dall’omicidio colposo plurimo all’omicidio stradale al crollo doloso. Nell’elenco iniziale dei rappresentanti legali non figurerebbe la mente della scalata ad Aspi, Gianni Mion, il manager che per vent’anni ha guidato Edizione. Fuori dalla (prima) lista pure i Benetton, i veri beneficiari degli extraprofitti. Ma le indagini sono ancora nella fase iniziale e la Guardia di finanza consegnerà le proprie conclusioni non prima della fine dell’anno. Quindi la situazione è in pieno divenire.«Sappiamo che l’indagine prosegue con approfondimenti sugli aspetti finanziari e amministrativi che abbiamo indicato in denuncia» spiegano gli avvocati Raffaele Caruso, Andrea Ganzer e Andrea Mortara che con il professor Ruggiero Cafari Panico hanno elaborato l’esposto che ha dato origine all’inchiesta, su iniziativa di alcune realtà della società civile genovese. «Speriamo che le indagini gettino luce sulle scelte finanziarie che hanno inquinato irrimediabilmente la gestione di un’infrastruttura che, da risorsa indispensabile per lo sviluppo del Paese, è giunta ad essere una fonte di insicurezza e talvolta di pericolo».Mentre scriviamo ci troviamo in via Fillak, vialone che congiunge i quartieri di Sampierdarena e Certosa. Cinque anni fa proprio a pochi metri da qui è venuto giù il viadotto. Gli operai stanno allestendo il palco per la commemorazione di oggi. I nomi delle vittime sono segnati in una piccola radura della memoria dove da un podio circolare svettano 43 piante tutte diverse. Pochi bambini giocano nel nuovo parco giochi infuocato dalla canicola agostana. In un piccolo prefabbricato alcuni cartelloni annunciano che qui sorgeranno il Parco del Polcevera e il Cerchio rosso, un memoriale molto più grande della radura provvisoria. Peccato che i lavori non siano ancora partiti. Il sottosegretario ai Trasporti, il genovese Edoardo Rixi, esponente della Lega che governa la città, ha dichiarato un po’ a sorpresa: «Da quando io sono al ministero delle Infrastrutture nessuno dal Comune di Genova mi ha chiesto dei 53 milioni di euro per il Parco del Ponte. I soldi comunque non sono un problema: quando ci presenteranno i progetti troveremo le risorse». Giovanna Donato, ex moglie di Andrea Cerulli, portuale di 47 anni morto nel crollo, in una lettera aperta ha denunciato le troppe lentezze.«Cinque anni è un tempo lunghissimo. In cinque anni il processo è ancora in corso, iniziato da appena un anno, le due società responsabili hanno avuto il tempo di patteggiare e di uscire dal processo, e non è stata fatta ancora giustizia», ha scritto.Mentre vaghiamo nell’area semi desolata con il ponte che incombe sulla testa la donna ci ricorda che ai Benetton non è stata revocata la concessione, ma che il loro pacchetto azionario è stato profumatamente acquistato dal governo Draghi. E sottolinea che, dove ci troviamo, «non c'è ancora un memoriale né la rinascita di un quartiere prima abbandonato e dopo straziato dalla tragedia». Infine, la signora contesta la distrazione della «pubblica informazione» e l’uso dei «grossi finanziamenti» per «opere discutibili». Il giovanotto all’info-point che non sa rispondere alle domande del viandante («sono un sostituto») rende il quadro ancora più grigio. Oggi sfileranno i politici, domani tornerà tutto come prima. Ma mentre via Fillak rosola, dimenticata tutto l’anno meno che il 14 agosto, in un campetto due bambini sfidano il caldo con un pallone. Su una parete della piazzetta c’è un mosaico che riproduce la foto simbolo del furgone a strapiombo sul vuoto. Nel grigiore spiccano alcuni murales colorati. Su una fioriera i ragazzi hanno scritto: «La periferia è una fabbrica di idee». Che purtroppo sotto il ponte sembrano ferme alla vigilia di Ferragosto di cinque anni fa.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.