2018-04-05
Ex democristiani ed esperti di Difesa. Chi aiuta Mattarella a sbrogliare la matassa
In queste ore il presidente si appoggia a una ristrettissima cerchia di cinque consiglieri conosciuti da ministro. Da Simone Guerrini a Daniele Cabras fino al più potente Ugo Zampetti.Ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incontrato quattro rappresentanti dei partiti, la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, il collega della Camera, Roberto Fico, e il grande vecchio del Parlamento, Giorgio Napolitano. Oggi a partecipare alle consultazioni saranno Pd, Forza Italia, Lega e 5 stelle. Al suo fianco Mattarella ha avuto e avrà questa mattina Daniele Cabras, figlio dell'ex parlamentare Dc, Paolo Cabras. A lui spetta innanzitutto il compito di verbalizzare ma soprattutto di tessere la rete di contatti del presidente. Cabras spicca nel nocciolo più ristretto dei consiglieri che in questi giorni hanno preparato e organizzato tutto il giro delle consultazioni. In prima fila, a sussurrare nelle orecchie di Mattarella, c'è però Ugo Zampetti. Per 15 anni è stato segretario generale della Camera, per poi - dopo soli due mesi di stop - prendere l'incarico più importante del Quirinale, quello di segretario generale del Colle. Famoso a Roma per la sua grande conoscenza delle pratiche di Palazzo e per la gestione magistrale delle commissioni, è considerato uno dei funzionari più potenti dello Stato. Allievo di Lepoldo Elia , in queste settimane di semigoverno è estremamente attivo per preparare il paracadute in caso di esecutivo di transizione o di vero e proprio governo tecnico finalizzato a nuove elezioni. È Zampetti infatti a tirare tutte le fila per conto di Mattarella e a coordinare la cerchia più stretta dei consiglieri del Colle. A partire da Simone Guerrini, per finire con Gianfranco Astori, addetto all'informazione, e Giovanni Grasso, consigliere per la comunicazione. Non che Mattarella non abbia altri consigliori - in tutto sono una dozzina, tra i quali va registrato l'ex ambasciatore a Belgrado, Emanuela D'Alessandro e il generale Rolando Mosca Moschini, addetto agli affari del consiglio supremo della Difesa e alla sicurezza nazionale - ma il gruppo dei cinque è certamente quello più attivo in questi tempi di formazione dell'esecutivo. Grasso e Astori sono stati tra i primi a ricevere l'incarico a febbraio del 2015. Il secondo, 68 anni, milanese, giornalista professionista dal 1980, è stato in precedenza direttore dell'Ufficio per l'Italia del Parlamento europeo e, ancor prima, responsabile delle relazioni istituzionali e per la stampa dell'Ipalmo, Istituto per le relazioni tra l'Italia e i Paesi dell'Africa, America Latina e Medio Oriente. Ha incontrato il presidente negli ambienti della Difesa. Diverso il background di Grasso, anche se con Astori condivide la professione di giornalista. Il consulente per l'informazione ha militato all'Asca, mentre il portavoce ha lavorato per Agi e Avvenire. Dal 1996 al 2001 è stato capo dell'ufficio stampa del Senato. In quella veste ha ideato i concerti di Palazzo Madama nell'aula del Senato. Appuntamenti che sono divenuti occasione di scambi d'idee e di incontri informali. Ben più ampi sono i contatti di Guerrini, che oggi ricopre l'incarico di «consigliere del presidente». Guerrini è stato a lungo responsabile delle relazioni istituzionali di Leonardo-Finmeccanica. All'arrivo di Mauro Moretti è riuscito a resistere al violento spoil system del potente ferroviere. Nonostante l'amicizia con Enrico Letta, e quindi la distanza da Matteo Renzi, in quel frangente fosse una palla al piede. Guerrini è toscano ed amico d'infanzia di Letta: ai tempi dell'università frequentava anche Lapo Pistelli, già agli Esteri e ora vice presidente dell'Eni. Con il premier scalzato da Renzi, Guerrini grande tifoso del Milan, condivide la passione del Subbuteo, e quando gli impegni lo consentono pratica ancora sporadiche partite. Soprattutto, in comune con Letta il consigliere ha la militanza nei giovani Dc. Guerrini era anche molto lanciato nella carriera politica, almeno finché lo storico segretario democristiano Flaminio Piccoli ebbe qualche rimostranza da sporgere nei suoi confronti. La carriera ha comunque preso il volo, ma in altra direzione. E proprio la vicinanza agli ambienti della Difesa ha permesso a Guerrini di creare un rapporto molto stretto con Mattarella. Del quale è già stato il capo della segreteria ai tempi della vicepresidenza del Consiglio (dall'ottobre 1998 al dicembre 1999) e del ministero della Difesa (dal 1999 al 2001). Negli ultimi mesi ha un po' ceduto al passo a Zampetti, che da abile uomo di Stato ha colmato tutti gli interstizi decisionali. Una dinamica che ha comunque compattato il team impegnato nelle ultime due settimane, specie a confronto con situazioni passate in qualche modo paragonabili. Basti ricordare il governo Andreotti del 1976 chiamato della «non sfiducia» che prese la luce grazie al «ni» del Pci di Enrico Berlinguer. Tema sicuramente affrontato anche con Pierluigi Castagnetti, che pur senza alcun ruolo ufficiale è sicuramente tra i consiglieri più ascoltati del capo dello Stato: ulteriore segno che a guidare il Colle è sempre l'insuperata scuola democristiana.
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
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Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)