2018-12-27
Evocano il Medioevo, ma sono i trans a volere il rogo per chi parla di loro
L'inchiesta di «Panorama» sul cambio di sesso in voga fra i bambini scatena le ire dell'ambiente Lgbt. Discutere se sia giusto somministrare pillole che blocchino lo sviluppo sessuale dei ragazzini è proibito. Il settimanale Panorama, di cui da due mesi sono il nuovo direttore, si è permesso di raccontare la baby trans generation che sta crescendo in Italia. È un fenomeno nuovo, di cui nessuno parla, ma che coinvolge centinaia di minori. Stime ufficiali non ne esistono, ma secondo gli esperti interpellati dalla brava collega di Panorama, Terry Marocco, a essere seguiti dai centri di assistenza medica dei vari ospedali sono almeno trecento. Numeri importanti, ma che sono nulla rispetto a quelli di altri Paesi, come la Gran Bretagna per esempio, dove i bambini e i ragazzi che dichiarano di sentirsi a disagio con il proprio sesso e vogliono sottoporsi a cure che blocchino il passaggio tra adolescenza e età adulta, e dunque la trasformazione in uomo o in donna, crescono di anno in anno con percentuali a tripla cifra. A differenza di ciò che si potrebbe immaginare, sono più le giovani che vogliono diventare maschi che i ragazzi che intendono trasformarsi in donne. Secondo alcuni degli esperti sentiti dalla nostra giornalista, siamo di fronte a una specie di contagio sociale. Nel servizio ci sono, oltre alle testimonianze dei medici e degli psicoterapeuti, anche quelle dei genitori di questi minorenni, che spesso assistono con sconcerto e con dolore alla mutazione sessuale dei propri figli.Se vi ho fatto la sintesi dell'inchiesta di Panorama (che potete trovare in edicola in questi giorni) è perché è bastato mettere in copertina l'immagine di un bambino con gli occhi bistrati e le labbra passate con un rossetto rosso, nulla di più e nulla di scandaloso, per scatenare la reazione delle associazioni transgender. Sui social network, in poche ore, sono piovute critiche e attacchi forsennati. Il movimento che raggruppa le diverse sigle che si occupano dei diritti Lgbt (l'acronimo riunisce lesbiche, gay, bisessuali e appunto transgender) si è messo in moto per condannare l'allarmismo e la grave disinformazione che avremmo operato parlando di minori che vogliono cambiare sesso. Lunghi articoli sul Web per criticare «un giornalismo che ricorda il Medioevo», ma senza contestare un solo dato pubblicato da Panorama o una sola dichiarazione raccolta da Terry Marocco.Che in alcuni ospedali italiani ci siano adolescenti sottoposte a una terapia che blocchi le mestruazioni, del resto, è una notizia che non può essere smentita, perché è la realtà. La sanità pubblica - nel silenzio totale della grande stampa - sta aiutando le giovani che non accettano la propria identità sessuale e lo fa somministrando cure che servono a bloccare il delicato passaggio da bambina a donna. Lo stesso accade per i maschi, i quali rifiutano la trasformazione della propria voce. In qualche scuola pubblica maestre e insegnanti già sono impegnate a gestire bambini di seconda o terza elementare che vogliono essere bambine e dunque si vestono come tali, vogliono andare nel bagno delle compagne e si rifiutano di rispondere se il loro nome non è declinato al femminile. In alcuni istituti superiori, già nei primi anni, ci sono ragazzine che cercano in ogni modo di nascondere il proprio lato femminile, celando con fasciature la crescita del seno e indossando indumenti tipicamente maschili.Però, per le associazioni Lgbt, di questo non si può parlare. Nonostante le notizie siano totalmente verificate, nonostante la collega si sia premurata di accertarsi in quali ospedali sono seguiti i minorenni che manifestano una propensione a cambiare sesso, nonostante abbia parlato con docenti che si trovano a fare i conti con quello che appare «un contagio sociale», di questo non si può scrivere. In televisione viene proiettata una serie televisiva (Butterfly) che racconta la trasformazione sessuale di un adolescente, ma Panorama non deve occuparsi di alzare il velo su ciò che sta accadendo, raccontandolo senza dettagli scabrosi ai propri lettori. La lobby Lgbt, infatti, non vuole che si parli di tutto ciò, perché potrebbe aprire gli occhi su un fenomeno che sta colpendo le giovani generazioni più di quanto ci si immagini. Giornali e tv parlano di sessualità fluida, non meglio identificata, nelle scuole italiane. Con l'approvazione della Regione, sottopongono agli studenti dei questionari dove si discute di sessualità, omosessualità, bisessualità, affinché i ragazzi trovino tutto ciò normale e non crescano «omofobi», ma un settimanale di informazione non ha diritto di fare il proprio mestiere, perché se lo fa incorre nelle ire del politicamente corretto. Anzi, del politicamente scorretto, ovvero di coloro che si riempiono la bocca con la libertà di stampa, ma per i quali la stampa deve essere libera di pubblicare ciò che piace a loro.Della generazione transgender è vietato parlare. Proibito discutere se sia giusto o meno somministrare pillole che blocchino lo sviluppo sessuale di ragazzi minorenni. Un passaggio che spesso è irreversibile, ma che deve procedere senza che se ne parli, perché altrimenti qualcuno potrebbe chiedersi se non ci sia qualche cosa di sbagliato in tutto ciò. Siamo forse noi, la nostra cultura, i modelli che vediamo al cinema o su Internet a imporre questa mutazione sessuale? Domande importanti. Talmente importanti che è meglio evitare di farle pubblicamente. La lobby del sesso indistinto, infatti, non gradisce. Si comincia con genitore uno e due e si finisce con bambino uno, due, tre, dove nessuno ha più sesso, ma solo un numero. Cosi la dittatura Lgbt sarà completa.
Francois Bayrou (Getty Images)