2021-08-19
I tre trucchi del referendum sull’eutanasia
La Consulta ha dichiarato in parte incostituzionale l'articolo 580, ma Cappato vuol abolire il 579 che vieta l'omicidio del consenziente. Inoltre cerca di sfruttare il traino dei quesiti sulla giustizia, in modo da raggiungere il quorum e ottenere i 500.000 euro di rimborso.Ieri Marco Cappato, l'esponente dell'Associazione Luca Coscioni che promuove il referendum per la legalizzazione dell'eutanasia, ha manifestato piena disponibilità ad affiancarne lo svolgimento a quello dei sei referendum sulla giustizia predisposti dai Radicali e sostenuti dalla Lega di Matteo Salvini e da Forza Italia. Martedì scorso il referendum sull'eutanasia ha superato la soglia simbolica del mezzo milione di firme e ora corre verso l'obiettivo di 750.000 adesioni entro settembre. Il motivo che spinge Cappato a fare fronte comune con i promotori dei referendum paralleli sulla giustizia, che hanno superato le 500.000 firme con una settimana di anticipo, è più che evidente: se nei prossimi mesi la Corte di cassazione e la Corte costituzionale dovessero convalidare le firme e ammettere i referendum, la forte spinta politica verso un voto per la «giustizia giusta» potrebbe essere fondamentale per garantire il quorum -e cioè che vada a votare almeno il 50% degli aventi diritto più uno - anche al più difficile tema dell'eutanasia.La questione del raggiungimento del quorum è fondamentale non soltanto per la riuscita dell'iniziativa referendaria, ma anche per un altro aspetto, decisamente più prosaico: quello dei rimborsi. Nel 2014 il governo guidato da Enrico Letta ha abolito i rimborsi per le elezioni politiche, europee e regionali. Ma ha lasciato invariata la norma che permette ai comitati referendari di ricevere un rimborso. Nel caso dei referendum abrogativi, la legge stabilisce sia assolutamente necessario raggiungere il quorum. Non è così facile. Negli ultimi anni, è accaduto soltanto per quattro referendum abrogativi su 21, tutti tenuti nel 2011. Il rimborso prevede un euro per ogni firma raccolta dal comitato referendario, con un tetto di 500.000 euro. Nel caso in cui nello stesso anno si tengano più referendum, come potrebbe accadere quindi nel 2022, la legge stabilisce che l'esborso per lo Stato non possa comunque superare il totale di 2.582.285 euro. Il comitato per il referendum sull'eutanasia legale chiede l'abrogazione di ampie parti dell'articolo 579 del Codice penale, varato sotto il fascismo nel 1930, che punisce con la reclusione da 6 a 15 anni «chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui», cioè l'omicidio del consenziente. Grazie a un abile «taglia e cuci» giuridico, se il referendum avesse successo, la cosiddetta eutanasia attiva sarebbe consentita nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e sul testamento biologico, ma resterebbe punita se commessa contro tre categorie di soggetti, e cioè: gli incapaci d'intendere e di volere; le persone il cui consenso sia stato estorto con violenza e minaccia; i minori di 18 anni. Per sostenere le ragioni del referendum, Cappato, che nel dicembre 2019 è stato assolto con formula piena dall'accusa di aver partecipato attivamente al suicidio di Fabiano Antoniani (in arte Dj Fabo, affetto da tetraplegia e cecità a seguito di un incidente stradale, e determinato dopo anni di sofferenza a togliersi la vita in Svizzera) si fa forte anche di una pronuncia della Corte costituzionale del novembre di quello stesso anno. In realtà, la Consulta ha dichiarato parzialmente incostituzionale l'articolo 580 del codice penale, che sanziona non l'assistenza al suicidio bensì l'istigazione al suicidio. L'articolo 580 prevede infatti che «chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da 5 a 12 anni». Nel novembre 2019 la Consulta ha dichiarato incostituzionale l'articolo 580, ma solamente là dove non ammette la possibilità di dare aiuto a chi abbia deciso «autonomamente e liberamente» di porre fine alla propria vita. Prima di pronunciarsi, nel 2018, la Corte aveva suggerito al Parlamento di legiferare urgentemente sulla materia, ma la richiesta era rimasta inascoltata: soltanto lo scorso 7 luglio le commissioni congiunte Affari sociali e Giustizia della Camera hanno finalmente approvato il «testo base» di una proposta di legge «in materia di morte volontaria medicalmente assistita», che ricalca la sentenza della Consulta.Censurando in parte l'articolo 580, i giudici costituzionali hanno limitato la libertà di eutanasia al solo caso (proprio come quello di Dj Fabo) di una persona colpita da patologie irreversibili e da intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, e tenuta in vita esclusivamente da trattamenti di sostegno vitale. La Consulta ha stabilito anche che le condizioni e le modalità di esecuzione del suicidio debbano essere verificate preventivamente da una struttura del servizio sanitario pubblico, e che serva anche un parere favorevole al suicidio da parte del comitato etico territorialmente competente. Contro il referendum dell'Associazione Luca Coscioni il Vaticano ha fin qui espresso un'opposizione totale: «Questa non è eutanasia, ma soltanto una forma di eugenetica». E anche ieri la Conferenza episcopale italiana ha manifestato «grave inquietudine» per la rapida raccolta delle firme a sostegno del referendum: «Chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza», ammoniscono i vescovi, «va aiutato non a eliminare la propria vita, ma a gestire il dolore e a superare l'angoscia e la disperazione. Scegliere la morte è la sconfitta dell'umano, la vittoria di una concezione antropologica individualista e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza, né le relazioni interpersonali».
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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