2025-05-21
L’Europa tiene su l’elmetto: spara sanzioni a raffica e schiera un mini esercito
Un gruppo di militari commemora la fine della seconda guerra mondiale issando la bandiera dell’Ue (Ansa)
Gli alleati al tycoon: troppo «deferente» verso Putin. Meloni: ci includa nei negoziati. Delirio della Kallas: pronti 5.000 uomini per una reazione più rapida alle crisi.Si aprono spiragli per la pace? L’Europa cerca subito di serrarli. E siccome tragedia e farsa corrono spesso parallele, l’Alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, ieri le ha mescolate: riesumando un vecchio arnese del repertorio socialista, ha annunciato, «lieta», che «5.000 soldati europei, parte della forza di intervento rapido dell’Ue, sono ora operativi». Si tratta di un drappello, più rado del già sparuto esercito greco che tentò, invano, di fermare i Persiani alle Termopili. Peraltro, sono sempre degli stessi contingenti che gli Stati membri mettono a disposizione di Bruxelles. Eppure, l’estone ha giurato che il plotone «consentirà all’Europa di agire più rapidamente in caso di crisi». Pensavamo che il comico fosse Volodymyr Zelensky, ma nel Vecchio continente lo stanno sfidando sul suo terreno. Approvato il diciassettesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, nell’Unione già pensano già al diciottesimo. Lo ha proclamato la solita Kallas, che contemporaneamente giubilava per l’annullamento delle sanzioni alla Siria. E ne ha parlato Ursula von der Leyen al presidente ucraino, che ieri ha fatto un giro di telefonate: dal premier finlandese, Alexander Stubb, al cancelliere tedesco, Friedrich Merz, a Giorgia Meloni, con cui ha discusso di «possibili piattaforme per i colloqui con i russi».Proprio i capi di governo di Italia e Germania, secondo una ricostruzione di Axios, avrebbero insistito con Donald Trump affinché sia gli Stati Uniti sia l’Europa rimangano coinvolti nei negoziati diretti tra Kiev e Mosca. «Qualcuno deve fare da giudice», avrebbe osservato il nostro premier, che si sarebbe informata sulla possibilità di ottenere un cessate il fuoco di almeno due settimane, mentre il numero uno della Cdu avrebbe proposto un vertice collettivo. Gli alleati sarebbero rimasti «sorpresi o scioccati» dalla «deferenza» del presidente Usa verso Vladimir Putin, al punto da temere che la Casa Bianca sia sul punto di tirarsi fuori dal pantano ucraino. Intanto, Baltici e Polonia ostentavano scetticismo: il capo della diplomazia di Varsavia, Radoslaw Sikorski, ha auspicato che Trump riconosca «che Vladimir Putin sta giocando al gatto e il topo». Tra gli europei e il tycoon rimane un fondamentale elemento di frizione: i primi, vittime del pensiero magico, insistono affinché Washington imponga sanzioni contro la Federazione russa, benché, finora, esse non abbiano fermato la macchina bellica degli aggressori; il secondo ritiene che non sia una grande idea prendere a sberle uno con cui si vuole raggiungere un’intesa. «Stiamo guardando a molte cose, vedremo», ha tagliato corto ieri The Donald, interpellato sull’ipotesi di una rappresaglia economica ai danni dello zar. Nondimeno, il ministro degli Esteri tedesco, il cristiano-democratico Johann Wadephul, ci ha tenuto a garantire che, rispetto alla necessità di «varare ulteriori pacchetti di sanzioni», «siamo sulla stessa lunghezza d’onda» con l’America. I funzionari statunitensi considerano comunque un significativo il passo avanti il fatto che Putin si sia impegnato a presentare un memorandum per un accordo di pace, sforzo che Mosca non aveva mai compiuto. Trump, ha precisato ieri Marco Rubio durante un’audizione in Senato, non ha fatto alcuna «concessione» al Cremlino. Per il segretario di Stato, il problema è che «la Russia vuole qualcosa che non ha e cui non ha diritto» e che «l’Ucraina vuole ciò che non può riguadagnare con mezzi militari».Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha ribadito che il suo Paese è pronto a contatti diretti con la controparte, che ha esortato a decidere se sia disposta a discutere la bozza dei russi. Secondo il ministro degli Esteri ucraino, Andrij Sybiha, la prossima mossa dell’Ue, invece, dovrebbe essere l’imposizione di un tetto al prezzo del petrolio a 30 dollari, per colpire l’export della Federazione. E se sabato era stato il ministro della Difesa inglese a evocare l’ipotesi dell’invio di truppe al fronte, ieri, a minacciarlo, è stato il suo omologo belga. Citato dalla Tass, Theo Francken avrebbe spiegato ai giornalisti che una riflessione si sta svolgendo «sotto la guida dei britannici e dei francesi. Stanno sviluppando un piano e stanno lavorando insieme a strettissimo contatto. Nel momento in cui ci sarà un cessate il fuoco, potremo immediatamente agire con la coalizione dei volenterosi sul suolo ucraino». È la gabola usata da Merz per blandire la Meloni: nessuna missione prima della tregua. Ma la Nato? L’Onu? I 5.000 uomini dell’Ue?Zelensky, che dopo la ramanzina nello Studio ovale ostenta ossequio nei confronti di The Donald, ritiene che la Russia sia in malafede: «Sta cercando di guadagnare tempo per continuare la sua guerra», ha scritto su X. «Non abbiamo dubbi che la guerra debba finire al tavolo dei negoziati», ha aggiunto, ma «sul tavolo devono esserci proposte chiare e realistiche». «La diplomazia deve essere ben coordinata e focalizzata su risultati tangibili», ha commentato con Stubb, per poi ringraziare la Von der Leyen per il via libera alle nuove sanzioni. Dopodiché, nel tentativo di tirare Trump dalla sua, gli ha offerto un trattato di libero scambio, che delineerebbe nuove opportunità di business nella Difesa e nel commercio.«È importante continuare a parlare a tutte e due le parti», ha ricordato Rubio. «Il presidente vuole mettere fine al bagno di sangue e alla distruzione» e «qualsiasi offerta Vladimir Putin metterà sul tavolo ci dirà qual è il suo intento nel breve termine». In Europa hanno deciso di rifiutarla a prescindere.
Roberto Burioni (Imagoeconomica)