2025-03-18
Occhio alle tasse sui conti correnti per caricare i fucili di Bruxelles
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione vuol collegare i risparmi agli investimenti sulla Difesa. Per Giavazzi, consigliere di Draghi, dovremmo dirottare sugli armamenti il 4% dei soldi delle famiglie che oggi vanno alle azienda extra Ue.Per riarmare l’Europa servono soldi e garanzie. L’idea di Ursula von der Leyen prevede che le seconde arrivino dagli Stati e dalla Commissione e che i primi siano dei privati. I nostri soldi. Domani la presidente presenterà la proposta formale. Si tratta di creare nuovi strumenti finanziari che mobilitino circa 10.000 miliardi considerati fermi sui conti correnti. Una mossa che riguarda soprattutto il nostro Paese, visto che da solo cuba il 18% di questa somma. Che ci vuole fare Bruxelles? Usarli per rilanciare l’industria della Difesa e dare una mano soprattutto alla Germania a riconvertire l’industria dell’auto che la stessa Commissione ha ridotto a un deserto industriale grazie alle normative della transizione green. «L’Unione del risparmio e degli investimenti si baserà sul completamento dei due piani d’azione sull’Unione dei mercati dei capitali e sui progressi compiuti nell’Unione bancaria», scrive espressamente Bruxelles. «Essa mira a collegare i risparmi agli investimenti più produttivi, nell’ambito degli obiettivi strategici dell’Unione. Si concentrerà sull’aumento dei rendimenti dei risparmi dei cittadini dell’Ue e sull’ampliamento delle opportunità di finanziamento». L’idea che la Commissione possa decidere quale sia l’investimento migliore e dove dirottare i nostri soldi fa già venire i brividi. Va contro il concetto di libertà individuale su cui dovrebbe basarsi l’Occidente. Senza contare che gli esempi fino ad oggi messi a terra dall’Ue (basti pensare il piano comune di acquisto vaccini) sono un perfetto esempio da non seguire se si vuole garantire buoni ritorni ai propri investimenti e risparmi. Per comprendere meglio il rischio a cui andiamo incontro è bene leggersi più volte l’editoriale di Francesco Giavazzi pubblicato ieri dal Corriere della Sera. Un perfetto esempio di liberale coi soldi altrui. Il professore che ha dato il suo meglio da collaboratore di Mario Draghi spiega che la Difesa comune non è una questione di soldi. In fondo già ora l’Ue spende molto più della Russia (270 miliardi contro i 90 di Mosca), problema, a detta di Giavazzi, è che almeno il 4% dei risparmi delle famiglie vengono dirottati su azienda extra Ue. Basterebbe usare quei soldi per integrare i 27 sistemi di Difesa Ue. E porta un esempio persino concreto, quello dello Sure. Inventato durante la pandemia per finanziare il boom della cassa integrazione. Quei finanziamenti erano con rendimenti inferiori al Bund. Perché l’unione fa la forza. Non tocchiamo i fondi di coesione perché servono ad altro (e sue quetso ha perfettamente ragione) ma usiamo i fondi dei privati. Ovviamente l’Europa che ha sempre un acronimo pronto per ogni evenienza ha già battezzato il futuro fondo che dovrebbe chiamarsi Safe, Security action for Europe. Piccolo dettaglio. Il Sure era comunque un devito e la storia recente ha dimostrato due cose. Primo che il suo rendimento era inferiore al Bund, ma la facciata non includeva i costi accessori. Sui quali ai tempi di Gualtieri ministro dell’Economia il governo italiano non ha mai svelato alcun dettaglio. Nessuna trasparenza per nascondere il fatto che se l’Italia avesse fatto da sola (accedendo direttamente ai mercati) avrebbe sicuramente speso di meno. Soprattutto Giavazzi omette il fatto che gli investitori spostano un po’ di soldi nei Paesi extra Ue per creare un mix migliore e più sicuro per i propri clienti. Esattamente l’opposto di ciò che il Safe (a dispetto del nome) mira a fare. Infine, non conta gli effetti collaterali di tale sposatmento massivo. Immaginando che non si possa obbligare milioni di italiani a investire in titoli della Difesa o in altri progetti partoriti dalla mente della Commissione qualcuno si inventerà un sistema di tasse progressivo sui conti correnti. L’obiettivo sarà spingere la gente a consegnare i risparmi ai fondi per non essere a fine anno bastonati da nuove tasse e ritrovarsi anche per via dell’inflazione a essere ogni anno che passa più poveri. Impossibile che gli italiani tornino al contante e al materasso perché anche se riuscissero a prelevare somme in banca non potrebbero più spenderli, visti i limiti imposti nell’ultimo decennio. Chi scrive sostiene da anni che l’industria della Difesa sia fondamentale per uno Stato. Anche perché garantisce importanti ritorni sul Pil e sull’occupazione. Il problema in questo caso è duplice. Primo gli acquisti congiunti penalizzano alcuni Stati e premiano altri. Tradotto se i progetti sono a matrice francese e tedesca significa che i soldi degli italiani andranno a sostenere il Pil di quelle due nazioni e noi ci troveremo più poveri e più dipendenti dai missili altrui. Inoltre se la Difesa è arrivata ai minimi termini è perché esistono le normative Esg, quelle sulla sostenibilità e il green. I fondi non possono investire su alcuni progetti militari. E questi vincoli non se li sono sognati i correntisti che oggi vengono descritti come un gruppo di egoisti senza senso civico. Ma l’Esg è uno dei tanti parti della Commissione. Non ci piace uno Stato etico che ribalta le colpe sui cittadini, tanto più dopo aver creato barriere e problemi. Se si cominciasse a essere trasparenti e dire quali sono i progetti di Difesa su cui si vuole investire, quali aziende coinvolgerebbero, che margini e plusvalenze garantirebbero non servirebbe la burocrazia Ue per far andare denaro in quella direzione. Si chiama mercato. È vero che la Difesa ha ambiti per natura pubblici, ma è altrettanto vero che esiste la Borsa a premiare o penalizzare. Non servono Von der Leyen né Giavazzi . Invece, in nome della consueta emergenza, prima si prendono i soldi e poi si deciderà come spenderli. E ciò non porta mai nulla di buono.