2023-03-07
L’Ue sottovaluta l’ira degli agricoltori. La marcia dei trattori è solo all’inizio
La protesta degli agricoltori a Bruxelles (Ansa)
I lavoratori delle Fiandre occupano il centro di Bruxelles contro il piano azoto, che vuole ridurre i fertilizzanti del 60%. Una scelta locale in linea con il Farm to Fork comunitario. E in Francia il mondo del vino si ribella.Si muovono i trattori e mettono in stato d’assedio l’Europa, che ormai vede in chi coltiva la terra o ha una stalla il profilo sinistro del nemico. Tutto nasce dalla «eurofollia» - così la definiscono i contadini del Vecchio continente - del Farm to Fork, la declinazione agricola de Green deal messo nelle mani del più ecotalebano, ma con fortissime amicizie ai vertici delle multinazionali della nutrizione, tra i commissari europei: il vicepresidente Frans Timmermans, non a caso olandese. Venerdì, poco dopo mezzogiorno, 2.700 trattori si sono concentrati a Bruxelles dai quattro angoli delle Fiandre e hanno marciato su palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea. Il corteo dall’avenue du Port si è fermato al tunnel Arts-Loi, bloccando per ore la Capitale belga. Oggi, martedì, a quanto pare si replica e sta nascendo una sorta di internazionale degli agricoltori che farà convergere su Bruxelles migliaia e migliaia di mezzi agricoli per convincere la Commissione di Ursula von der Leyen a riscrivere il Farm to Fork. La protesta degli agricoltori delle Fiandre ha avuto un innesco locale, ma ha un valore continentale. Il governo regionale delle Fiandre ha emanato il cosiddetto «piano azoto» che mira a ridurre di oltre il 60% l’uso di fertilizzanti azotati. Nelle Fiandre si coltivano soprattutto cereali, patate e barbabietole e senza fertilizzanti la resa dei terreni fa diventare anti economica l’attività. Il governo regionale belga, peraltro, non fa che copiare l’Ue, che vuole una riduzione di fertilizzanti e pesticidi del 50% entro il 2030, ma punta all’abbattimento dell’80%. Più o meno è la stessa (non) logica dell’auto elettrica. Si pongono degli obblighi agli agricoltori senza fornire alternative. Il blocco ai fertilizzanti azotati è anche un effetto collaterale dell’invasione russa dell’Ucraina. La Russia è il primo produttore al mondo di fertilizzanti da azoto e l’Ue - che in un primo tempo ha escluso questi prodotti dall’embargo, così come hanno fatto gli Usa - traveste la sua debolezza diplomatica da afflato ecologista, sperando che siano gli agricoltori a interrompere l’import da Mosca. È la quadratura del cerchio dell’ipocrisia. Ma i contadini non ci stanno e come al solito è l’Italia a mettere in evidenza le contraddizioni dell’afflato green della baronessa Ursula von der Leyen. E stavolta non sono i sovranisti del centrodestra a iniziare la battaglia. Il primo che ha stoppato la risoluzione sui pesticidi è stato Paolo De Castro - già ministro agricolo in Italia - capodelegazione del Pd in Commissione agricoltura al Parlamento di Strasburgo, di cui è vicepresidente. Sostiene De Castro: «L’esecutivo Ue sembra colto da un improvviso attacco di schizofrenia: da un lato chiede ai nostri agricoltori di produrre più cereali per fare fronte alla crisi alimentare causata dall’attacco russo all’Ucraina; dall’altro cerca di imporre target di riduzione dei fitofarmaci del tutto irrealistici. Per l’Italia sono stati previsti obiettivi di riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci di quasi due terzi, senza tenere alcun conto degli sforzi messi in campo dai nostri agricoltori negli ultimi anni». Lo stesso Ppe, il partito della von der Leyen con Alexander Bernhuber (Austria, commissione ambiente) e Franc Bogovic (Slovenia, commissione Agricoltura) sconfessa la Commissione sostenendo che «sta alimentando un crescente euroscetticismo nelle aree rurali». È quello che si è manifestato venerdì a Bruxelles, che già ha agitato all’inizio di febbraio i contadini francesi che hanno bloccato con 500 trattori Parigi affermando: «Ci impediscono di produrre cibi di qualità o a chilometro zero». Ora in Francia ci sono altre proteste in tutto il bordolese perché il vino - altro bersaglio dell’Ue - non tira più. Anche in Olanda dove già l’estate scorsa ci sono stati violentissimi scontri tra forze dell’ordine e allevatori, i trattori sono pronti a tornare in piazza. Il governo olandese ha dato un ultimatum alle stalle: o accettano una sovvenzione per chiudere, oppure entro aprile si procederà all’esproprio. L’intento è sempre il solito: ridurre le emissioni di gas serra delle attività zootecniche. Si rischia però una nuova rivolta rurale. Gli allevatori sanno benissimo che Frans Timmermans sta finanziando i bioreattori di Nutreco e Mosa Meat, che stanno producendo carne sintetica. Il Parlamento olandese ha già dato via libera all’assaggio di pollo e manzo prodotti in provetta, il governo ha stanziato 85 milioni di sostegno ai laboratori che moltiplicano le cellule staminali e ufficialmente l’Ue ci ha messo solo 2 milioni. Ma l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini ha sollevato un caso (per ora la Commissione tace) sostenendo che la produzione di carne sintetica olandese « è stata finanziata dall’Europa con fondi destinati invece alla riduzione delle conseguenze causate dal Covid-19 sul tessuto sociale». Come si è visto a Bruxelles, se invece della carne l’Ue vuol farci mangiare le formiche, nel loro piccolo i lavoratori si arrabbiano.